Il partito in movimento

Rifondazione comunista apre la sua stagione congressuale mentre il mondo inorridisce per l’attacco all’America e trattiene il fiato aspettando la rappresaglia. Il comitato politico nazionale del Prc, sabato e domenica a Roma, ha discusso a lungo della nuova situazione internazionale e della battaglia contro il terrorismo e la guerra. “Dopo Genova – ha ricordato Fausto Bertinotti aprendo i lavori – abbiamo detto che nulla sarebbe stato come prima, che era finito il ciclo delle lotte puramente difensive. Ora, dopo i terribili fatti di New York e Washington, ci tocca affermare di nuovo, ma in senso opposto, che nulla è come prima. E’ in atto – ha aggiunto – uno scontro tra il fondamentalismo religioso e quello del mercato: un esito temuto della globalizzazione”. Anche la crisi mondiale, tuttavia, il segretario del Prc la affronta all’insegna del tema prescelto per il V congresso, il “rapporto organico con il movimento”, cardine del documento varato dalla direzione e approvato ieri.
Ancor più che in passato Bertinotti è stato netto nella rottura con lo stalinismo e con la tradizione togliattiana, ha ricordato le ragioni dell’addio al governo Prodi e, nelle conclusioni, ha proposto “uno spostamento a sinistra dell’asse politico del partito”, precisando che, diversamente da quanto avvenuto in altre epoche, la svolta “non dovrà coincidere con una chiusura” ma al contrario con il massimo di “apertura e innovazione”. Anche nella preparazione del quinto congresso, che si terrà a fine marzo, il Prc punta a coinvolgere soggetti esterni, a partire dal movimento no-global. Difficile, però, immaginare un congresso aperto senza abbandonare la vecchia liturgia di partito, dove il dibattito è riservato agli inziati e la platea ascolta solo i pezzi da novanta, svuotando la sala quando tocca ai giovani o alle donne.
Contro il segretario ha votato la componente di Marco Ferrando e Franco Grisolia (40 voti contro 210), che nel suo documento critica il “radicalismo verbale” della maggioranza e ripropone “l’egemonia anticapitalistica” nei movimenti; “la difesa, la costruzione e il radicamento del partito comunista contro la sua diluizione nei ‘luoghi di movimento'”. A Bertinotti, che non fa parola delle possibili alleanze di qui alle politiche del 2006, Ferrando replica con la parola d’ordine dell'”alternativa rivoluzionaria” e della “lotta di massa per la cacciata di Berlusconi”.
Non sarà, almeno nelle intenzioni, un congresso su documenti contrapposti. Con buona pace di Ferrando, la maggioranza ha scelto un congresso a tesi, dunque per emendamenti, senza però impedire la presentazione di tesi alternative. E la battaglia è già cominciata.
Un intervento di rottura, sabato, l’ha fatto Ramon Mantovani, deputato ed ex responsabile esteri. “Bertinotti – ha detto Mantovani – è reticente. Non basta parlare di tradizione-innovazione, bisogna nominare le resistenze. Per alcuni è troppo conveniente consentire nelle riunioni per poi boicottare le decisioni prese democraticamente, anche attraverso la gestione di intere parti del partito come feudi di corrente”. L’attacco è diretto alla componente ex cossuttiana del tesoriere Claudio Grassi, che non nasconde il proprio dissenso dalla linea “movimentista” del segretario, ma al dunque la vota. E a Mantovani ha risposto Fausto Sorini, dicendosi “d’accordo all’80 per cento” e rinviando alla discussione congressuale per il rimanente 20 per cento. Probabilmente Grassi e Sorini presenteranno emendamenti sui temi internazionali – dalla Cina alla globalizzazione – e sulla democrazia interna. Ma difficilmente si batteranno per un’apertura ai Ds e all’Ulivo.
Agli ex cossuttiani, che chiedono un segretario di sintesi, Bertinotti ha risposto che “il centralismo democratico è finito”, rivendicando la propria “partigianeria”. Ma ha bastonato anche Mantovani: “Chi mi accusa di reticenza mi rimprovera, in realtà, di non essere autoritario”. Pur rifiutando la cristallizzazione delle correnti, Bertinotti si è detto favorevole al riconoscimento delle diverse “tendenze” esistenti, che già si esprimono negli organismi dirigenti e nelle riviste d’area, da L’Ernesto a Bandiera rossa.