Mozione (progetto del 23 dicembre 2005)
No al Maccartismo europeo
L’Europa seguirà il cammino del Maccartismo alla maniera degli Stati Uniti tra una cinquantina d’anni? Si uccideranno le libertà d’espressione e d’organizzazione “in nome della democrazia”?
Il 14 dicembre 2005, a Parigi, la Commissione delle questioni politiche dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (APCE) ha adottato un progetto di risoluzione introdotto da Goran Lindblad del Partito Popolare Europeo/ Democrazia Cristiana (PPE/DC), intitolato “Necessità di una condanna internazionale dei crimini dei regimi comunisti totalitari”. Questo progetto dovrebbe essere sottoposto alla sessione plenaria dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa che si terrà dal 23 al 27 gennaio 2006.
Tra quelli che hanno approvato il progetto, ci sono dei parlamentari di paesi che non esitano a imprigionare dei dirigenti di partiti e di movimenti popolari, chiudendo gli occhi sul ristabilimento di simboli hitleriani e tollerando l’impunità di antichi crimini di guerra.
Questo progetto non mira a condannare gli autori di atti reprensibili, ma a stigmatizzare l’insieme del movimento e dell’ideologia comunista che avrebbe “dappertutto e in tutte le epoche dove è stata messa in atto, sia in Europa che altrove, sempre prodotto su un terrore di massa, crimini e violazioni dei diritti dell’uomo su ampia scala”.
Il progetto nega così che l’ideologia e il movimento comunista fanno parte della storia del movimento operaio e del progresso sociale e criminalizza un pensiero progressista ereditato dall’Illuminismo e che aspira al cambiamento sociale, economico e politico.
Il progetto nega anche il ruolo determinante dell’Unione Sovietica e del movimento comunista nella lotta contro l’orrore nazista. Ricordiamo le parole di Albert Einstein nel momento in cui la macchina nazista fino ad allora imbattuta era stata fermata a Stalingrado: “Senza la Russia, questi cani sanguinari avrebbero raggiunto il loro scopo o, comunque, ne sarebbero vicini”.
La risoluzione, se fosse votata, condurrebbe a una storia ufficiale dell’ URSS e del comunismo che paralizza le ricerche storiche e che impedisce un dibattito obiettivo sul bilancio comparativo dei sistemi capitalisti e comunisti. Si aprirebbe la via a una caccia alle streghe- simile al maccartismo degli anni ‘50- contro le ricerche non si sottomesse a questa storia ufficiale. Noi dobbiamo assicurare la libertà di ricerca e espressione degli scienziati contro una versione europea attualizzata del maccartismo.
Criminalizzazione dei paesi socialisti e dei partiti comunisti attuali.
La risoluzione esige che “i pretesi interessi nazionali non impediscano di criticare i regimi comunisti totalitari attuali in certi paesi del mondo dove i crimini continuano di esservi commessi”.
Criminalizzando così i paesi socialisti attuali, questo progetto di Risoluzione prepara gli spiriti ad aggressioni militari, minaccia a più riprese reiterata dall’amministrazione Bush.
Criticando il fatto che “i partiti comunisti siano legali e ancora attivi in certi paesi, quando essi non hanno talvolta neanche preso le distanze riguardo ai crimini commessi nel passato dai regimi comunisti totalitari”, il progetto prepara la messa fuori legge di questi partiti.
Una minaccia per l’insieme del movimento sindacale.
Al di là del comunismo, il progetto di risoluzione arriva a criminalizzare il concetto sesso di lotta di classe, “utilizzato per giustificare i crimini”. Di questa minaccia l’insieme del movimento operaio e sindacale in Europa che vuole opporsi oggi alle politiche neo-liberali.
Le popolazioni in Europa dell’Est sono immerse in una miseria sconosciuta prima. In tutta l’Europa i lavoratori, i giovani in particolare, s’inquietano per il loro avvenire. La disoccupazione aumenta, le conquiste sociali sono smantellate, i diritti democratici e sindacali sono minacciati, e le guerre sono riapparse all’interno come all’esterno dell’Europa (Iugoslavia, Afghanistan, Iraq). Per i promotori del progetto, “la condanna dei crimini commessi gioca un ruolo importante nell’istruzione data alle giovani generazioni. Una posizione chiara della comunità internazionale su questo passato potrebbe servire come riferimento per la loro azione futura”.
Questa citazione rivela che una tale strategia entra nella logica di una lotta politica partigiana e non in quella della ricerca di giustizia. Questa costituisce d’altro canto una riconoscenza della profondità del rigetto popolare delle politiche applicate all’Europa orientale.
Oggi i comunisti , domani i sindacalisti e gli altermondialisti , dopodomani…?