Il 25 aprile di ogni anno diventa, anche non volendo, un precipitato politico che sarebbe davvero il caso di ordinare prima di arrivare ai palchi delle celebrazioni. L’esempio di Milano è stato lampante. Il sindaco della città, evidentemente votato dalla maggioranza dei cittadini, ha parlato ad una piazza che in larga parte l’ha fischiata con sempre più energia. Il motivo risiede, in questo caso, nell’evidente contraddizione politica tra quello che ha detto, che se avesse avuto altra voce avrebbe trovato anche consensi, la persona e la sua condotta politica generale. Molta parte dei numerosissimi partecipanti non ha gradito il lampante paradosso di un politico che invita al ricordo ed all’esaltazione della Resistenza, alla lotta al nazifascismo e poi, nella sua pratica politica quotidiana, si allea con gruppi di nazisti e liste di estrema destra fascista, alleanza che le è servita per essere eletta allo stesso ruolo di sindaco dall’alto del quale ora può inneggiare alla Lotta di Liberazione. Un equilibrismo ed un indifferentismo valoriale che sconcerta. Ma già da prima si sapeva chi era il sindaco e già da prima comunque si sapeva che è lei il sindaco di Milano.
Altro tassello sulla persona. Da pochi giorni è attivo a Milano un centro sociale di destra estrema – che si intitola Cuore nero. I permessi per quest’attività, che doveva esser inaugurato la scorsa settimana, ha già avuto la “disgrazia” di essere bruciato prima dell’inaugurazione. Un centro sociale che si inserisce in una situazione cittadina delicata con sedi di sinistra e sedi Anpi lì vicino. I permessi a tale presenza sono stati dati dallo stesso comune che ha permesso l’intrusione di un seme fascista e razzista in tale terreno, permessi dati dallo stesso comune del quale è sindaco sempre “l’antifascista” Moratti.
Ed infatti il suo discorso in piazza non finiva mai, forse proprio per capitalizzare il massimo del tornaconto politico che le preavvisate contestazioni di gruppi minimali del panorama politico e sociale milanese avevano assicurato preventivamente dalle colonne dei quotidiani a maggiore tiratura, borghesi, si diceva un dì, quali il Corriere della Sera . Insomma un copione già visto, già recitato in troppe situazioni, dalle stesse fruste e stanche parti politiche, dagli stessi contestatori che a livello macro sociale non incidono per nulla, non fanno proselitismo. Sono una minoranza che forse vuole rimanere tale. Ed allora una riflessione si impone all’Anpi ed alle organizzazioni resistenziali nel loro complesso così come ai partiti politici che ancora si pongono il problema della storicizzazione dell’antifascismo. E’ necessario pensare, prima del 25 aprile, aprire una profonda discussione ed arrivare ad una grande chiarezza attorno ai temi della resa storica della politica e delle scelte valoriali di allora. Occorre che questa nostra storia contemporanea sia finalmente storicizzata e che le organizzazioni partigiane facciano di quel tesoro lucidato di nuovo e messo all’aria aperta un trampolino di lancio per attività di cultura politica d’attualità. Non ci si può dividere su un crinale di scelte e valori di più di sessant’anni fa quando le distanza e i contrasti sono politicamente databili all’oggi ed al massimo all’altro ieri. Insomma non si può continuamente e solo il 25 aprile fare di questo momento una sorta di zabaione nel quale buttare dentro di tutto sperando che vada bene, e che non succedano grossi guai. Del resto guai grossi non sono accaduti neppure ieri. Ma non sono neppure accadute situazioni nuove, spostamenti in avanti, innovativi sulla strada del superamento della pantomima e dei problemi politici che possiamo esserne certi usciranno fuori ancor più imbrattati e contorti il prossimo 25 aprile, nel 2008.
* del comitato nazionale Anpi