Il “nuovo paradigma” manda in soffitta l’imperialismo. Rifkin sostituisce Lenin

Jeremy Rifkin al posto di Lenin? Le moltitudini dell’Impero di Toni Negri e Michael Hardt al posto delle masse operaie e Noam Chomsky (Naomi Klein è il suo No Logo è cose da prime armi) al posto delle alleanze con il fronte anti-imperialista serbo-cinese-iraqueno? Anche questo è il congresso di Rifondazione nel momento in cui si mettono in discussione i “paradigmi” che hanno guidato l’azione comunista per tutto il ‘900: il movimento operaio, l’imperialismo e certe forme di partito. Un sasso, pesante, nello stagno lo aveva gettato il sociologo Marco Revelli in “Oltre il ‘900”, un testo che aveva provocato un dibattito accesso nel Prc. Il fenomeno della globalizzazione è andato ad incidere sulle radici di questo partito. Toni Negri, a proposito di imperialismo, sostiene che non ci sono più spazi da conquistare, tutto avviene in uno scenario globale. Da queste considerazioni nasce la scelta di sposare “il movimento dei movimenti”, trasversale, transnazionale e globale, al posto della creazione di un fronte anti-imperialista. Da qui la centralità dell’azione del “movimento dei movimenti” al posto di quella della “classe operaia”. Da qui l’obiettivo di spostare la pratica del partito dalle istituzioni al movimento. Gli obiettivi restano gli stessi: la rivoluzione e il comunismo, ma viste la veloci “ristrutturazioni” del capitale bisogna aggiornare gli strumenti e magari anche le icone (al congresso del Prc si discuterà anche di Rivoluzione d’ottobre) e le biblioteche. E nel momento in cui un partito che ha avuto per anni l’Urss come riferimento si mette in discussione, va a scoprire che i maggiori critici della globalizzazione capitalista, i guru del movimento, quelli che stanno elaborando la teoria per rendere possibile un altro mondo, provengo in gran parte dal cuore dell’impero.