IL NECESSARIO PARTITO COMUNISTA DI MASSA PER IL COMUNISMO NECESSARIO

Il congresso a tesi mi pare scelta che si possa giocare in modo proficuo. Deve tradursi in un invito ancora più esplicito alla discussione, alla dialettica sgombrando il campo dalle tensioni che si sono accumulate. Vale la pena di sottolineare che si sceglie questa modalità per i lavori congressuali perché a tesi possa essere contrapposta tesi, perché si possa integrare e migliorare se vi pare il lavoro della commissione. Se ciò non si verificasse, ovvero se le tesi risultassero alfine blindate l’intellettuale collettivo di Gramsci ne uscirebbe assai malconcio.
Il leviatano globalizzazione con i suoi parassiti Toyotismo, Just in Time, distruzioni dell’ambiente, fame, sete, guerre, liberismi più o meno temperati, rigurgiti etnocentrici ha mutato in termini radicali gli scenari politici, militari, sociali, culturali ed economici mondiali. L’imperialismo o meglio il neoimperialismo statunitense, disturbato in parte dalle mai sopite contraddizioni interimperialistiche peraltro da rimodulare teoricamente senza considerarle superate è rimasto il dominatore incontrastato. Di ciò si trova conferma nelle elaborazioni teoriche dei maggiori movimenti comunisti e antagonisti mondiali. La globalizzazione attuale maschera del capitalismo e l’imperialismo sono ora due facce della stessa medaglia e tra loro per nulla incompatibili o dicotomiche nell’accezione filosofica del significato del termine. Ovvio che in un contesto simile appaia necessario, anzi vitale, un lavoro formidabile di tessitura, di collegamento qualificato tra le forze anticapitaliste, comuniste mondiali. Porto Alegre, I Forum mondiali non possono che essere un primo passo che risulterebbe insufficiente se non si riuscisse a porre come uno dei nodi principali del dibattito la questione del superamento del capitalismo ed il rifiuto di logiche compatibiliste.
Insieme con il popolo di Seattle la ripresa del conflitto nei luoghi di lavoro costituisce la novità forte di fase, altro disgelo che avevamo saputo cogliere. Il piacere e la rabbia della lotta coinvolgono una nuova generazione di lavoratori e lavoratrici in gran parte precari e atipici. Le differenti soggettività nate dagli sfruttamenti diversi e dalle atipicità molteplici che riscoprono la politica confermano fuor di dubbio la formidabile attualità della contraddizione capitale-lavoro. Da questa e dalla centralità del nuovo proletariato ( in Italia esistono ancora 22000000 lavoratori dipendenti), dalle istanze radicali di cambiamento del movimento e dal suo anticapitalismo latente, il partito è chiamato ad un lavoro di alto profilo che tenga insieme Treviso e Chianciano con Porto Alegre e Genova.
Per fare fronte alla fase politica che si presenta è fondamentale la costruzione del partito comunista di massa. Le ultime elezioni politiche hanno chiaramente dimostrato come AN e FI fortemente strutturatesi nel territorio abbiano potuto intercettare a volte egemonizzare strati sociali che la tradizione voleva schierati a sinistra. Ciò ci parla della debolezza della nostra organizzazione che va assolutamente rafforzata. Il congresso dovrà indicare la via della presenza capillare in tutti gli ambiti della produzione, ovunque si manifesti lo scontro tra il lavoro ed il capitale. Rifondazione dovrà intersecare la società civile e contaminare il movimento scoprendolo anticapitalista. Fare politica sempre, formare una generazione nuova e preparata di quadri richiama la concezione del partito comunista di massa che rifiuta con forza le ipotesi di partito leggero, di opinione o radicale, in forma associativa o volontaristica culturale. Necessario diviene puntare alla edificazione di un partito “pesante”che mantenga ben ferma la propria vocazione anticapitalista, che sfugga al leaderismo e alle lotte sotterranee per delegittimare questo o quel dirigente.
A tal fine ritengo importante il dibattito apertosi circa la nostra storia. Dobbiamo fare in modo di recuperere il meglio della grandiosa storia del Pci, delle sue intuizioni più importanti e anche di metterne in evidenza criticamente le fasi di completa accettazione del sistema capitalista. Dobbiamo riuscire a recuperare lo slancio ideale e irrequieto della nuova sinistra rigettandone le forme di minoritarismo. Tutto questo rifiutando con forza chi vorrebbe fare della storia dei comunisti un mucchio di letame fungendo peraltro da grimaldello al revisionismo nostrano.
Il 900 è stato il secolo in cui tentammo la scalata al cielo e vorrei che questo fosse condiviso come fatto positivo dall’intero corpo del partito. Per ciò che concerne la discussione in merito al preambolo vorrei fare una riflessione breve e porre una domanda. Sono tra quei compagni che ritengono insufficienti i riferimenti a Lenin e a Gramsci nelle tesi, mi pare che l’attuale fase restituisce ai due rivoluzionari già accantonati da altri alla Bolognina un patrimonio di intuizioni notevoli e attualissime, ma se sulla loro importanza conveniamo tutti perché non li vogliamo nel nostro statuto?

*Segretario regionale Valle d’Aosta
Comitato Politico nazionale PRC