Un articolo di Donald Macintyre, sul Guardian, ci ha informato dell’intenzione del governo israeliano di costruire un “Museo della tolleranza”, del centro Simon Wiesenthal, proprio sopra l’antico cimitero mussulmano di Gerusalemme. Evidentemente sarà un museo, ma non certo della tolleranza, visto che arbitrariamente si stanno già dissotterrando gli scheletri. Cosa succederebbe nel mondo se queste tombe fossero tombe ebraiche? Cosa scriverebbero i giornali italiani? Verrebbero organizzate fiaccolate sotto le ambasciate?
Il portavoce dello Knesset, Reuven Rivlin, parlamentare della destra israeliana, ha scritto al Primo Ministro ad interim Ehud Olmert, dichiarando che «noi che siamo stati oltraggiati dalla dissacrazione dei siti santi ebrei non possiamo permettere che questo succeda». Mi pare difficile non dargli ragione. Però Osnat Goaz, il portavoce dell’autorità israeliana per le antichità, non è d’accordo. Ha detto: «Israele è il paese con la maggior presenza al mondo di antichità. Se non costruissimo sui vecchi cimiteri non potremmo mai costruire».
Il cimitero che il governo israeliano e il comune di Geruslamme stanno spazzando via ha circa 1500 anni. E’ sacro ai musulmani. La costruzione del museo sarà la continuazione sistematica della distruzione della memoria del popolo palestinese.
Tre grandi famiglie palestinesi di Gerusalemme, Al Dijani, Nusseibeh e Bader Elzain, hanno già avviato la causa legale per fermare lo scempio, ma la rimozione dei cadaveri e dei corpi è già iniziata e continuerà nel silenzio di tutti o quasi. Tutto ciò malgrado le intimazioni del tribunale, che nei prossimi giorni dovrebbe ancora pronunciarsi. Il cimitero si trova nel quartiere di Mamila, di Gerusalemme ovest.
Il programma della costruzione del museo, costo 150 milioni di dollari, è stato lanciato nel 2004 alla presenza di Ehud Olmert, attuale premier ad interim e del governatore della California, Arnold Schwarzenegger.