Sono metalmeccanici, iscritti Fiom Film e Uilm, anche se le loro mani sono ben curate. Eppure di rabbia ne hanno da vendere, anche ai loro vecchi colleghi di catena di montaggio. Sono gli informatici di Finsiel, l’antica impresa pubblica dell’IT, da due anni passata «dalla padella di Telecom alla brace di Tripi». Proprio Alberto Tripi, presidente del gruppo Almaviva, noto come proprietario di Atesia, l’avanguardia della precarietà formato call center. Sono oltre un migliaio, un record: un lavoratore su tre, ieri mattina, non solo si è tenuto alla larga dall’ufficio (l’adesione allo sciopero ha sfiorato il 90%) ma ha anche scelto di prendere bandiera rossa, striscione, mestolo e padella per farsi sentire più forte. E al loro nuovo padrone che non ha mai avuto il coraggio di incontrarli- non a caso lo accusano di essere un «coniglio»- dicono una cosa ben precisa: il modello call center non si esporta all’informatica. Nella vecchia Finsiel coi sindacati si tratta: se no è sciopero. Affinché il patron Tripi non possa dimenticarlo sono scesi in piazza non solo i «romani», ma anche gli informatici milanesi di Almaviva Finance e i calabresi di Almaviva sud. Anche i cocoprò del Collettivo Precari Atesia hanno seguito con attenzione il corteo, ma senza aprire uno striscione, data la brutta aria che tira tra i confederali e i Cobas.
«Tripi aveva promesso mari e monti, e adesso siamo in una situazione critica, e già si parla di esuberi di personale», afferma Canio Calitri, della Fiom. «Chiediamo al governo un tavolo di confronto sul futuro dell’informatica, poiché si tratta di un settore centrale per il nostro paese. E poi vogliamo apire le intenzione del gruppo riguardo a nuove acquisizioni. Almaviva non ha nascosto di essere interessata all’acquisizione di Datamat-Elsag, azienda non militare di Finmeccanica. Noi diciamo subito di essere contrari a nuove privatizzazioni», aggiunge il sindacalista. Eppure, mentre si vocifera di acquisizioni, spuntano notizie di cessioni. Sotto mira sono Tsf (tele sistemi ferroviari), azienda che cura i servizi informatici per Fs, giunta a scadenza di contratto. «Non abbiamo alcuna certezza sul nostro futuro. Per ora c’è una proroga di sei mesi, ma l’ipotesi di cessione rimane in campo. Già prima dell’estate si parlava di un’acquisizione dell’azienda da parte di Fs. Ma il cambio dell’amministratore delegato e il bilancio in rosso di Trenitalia non lo hanno permesso», racconta Federico Nori sindacalista della Film, che tiene insieme ai suoi colleghi più giovani lo stricione «Precari Tfs». Ancora più contrastata la realtà di Almaviva Sud, impresa calabrese nata dalla fusione di Carisiele Intersiel, ex aziende Telecom impegnate negli anni passati nel piano di informatizzazione degli uffici pubblici della regione: «Tripi è un degno erede di Tronchetti Provera, che ai tempi di Telecom ha sperperato 450 miliardi di fondi pubblici senza consolidare un solo posto di lavoro. Oggi l’azienda rimane in piedi nella speranza di mettere le mani sui fondi Por, dato che la Calabria rimane beneficiaria dei fondi Ue Obiettivo 1.
Ma non c’è ancora un piano industriale che ci permetta di rimanere sul mercato a prescindere dagli appalti e dalle risorse pubbliche», spiega Vladimiro Sacco, segretario generale della Fiom di Cosenza. Il corteo si conclude a Piazza Barberini con un’incontro tra una delegazione unitaria e i sottosegretari del ministro Bersani Raffaldini e Ruta, che assicurano la convocazione di un tavolo con le parti in tempi brevissimi. Il governo lo aveva già preannunciato nel corso della mattinata, rispondendo a una interrogazione presentata dai parlamentari del Prc Marilde Provera e Antonello Falomi.