Il mistero Daki

Secondo la maggioranza politica che governa e l’opposizione che le dà una mano da tre giorni viviamo in un paese più sicuro. Un uomo di 40 anni, marocchino, accusato di terrorismo e assolto da due diversi tribunali uno dei quali composto da giudici popolari, non risiede più nel centro Caritas di Reggio Emilia ma da qualche parte in Marocco, forse nel carcere di Kenitra famoso come luogo di torture. Mohammed Daki (con lui è stato espulso anche il tunisino Akremi Gharsellaoui, che sconterà la pena di 20 anni stabilita da un tribunale militare) non è stato prelevato in segreto da agenti della Cia in trasferta a Milano come Abu Omar, ma accompagnato con un volo di linea dalla Digos di Reggio su mandato del ministro degli interni. E’ la rendition all’italiana. La differenza è che c’è il sigillo della legge. La legge speciale anti terrorismo che la destra e la sinistra riformista hanno votato insieme l’estate scorsa. E che adesso coerentemente assecondano, evitando ogni dubbio sull’espulsione di Daki. I riformisti come i leghisti: uguali (i leghisti in più festeggiano). Il nostro paese e il mondo intero sono più sicuri perché un signore che il ministro Pisanu crede capace di «agevolare organizzazioni o attività terroristiche» non è più sotto controllo in Italia ma da qualche parte sparito in Marocco. Bisogna fidarsi. Capirne la ragionevolezza è impossibile, anche avesse ragione il ministro e non i magistrati che l’hanno assolto. Funziona così con le norme straordinarie di prevenzione: bisogna fidarsi del poliziotto, o del prefetto o del ministro anzi ringraziarlo di non aver abusato del suo potere espellendo solo sette persone da agosto a oggi o magari criticarlo perché è stato un po’ lassista. E il signor Daki – che si è fatto quasi due anni di carcere in Italia prima di scoprire che per la nostra legge è innocente – dal buco in cui è finito si rivolga pure al Tar del Lazio che troverà un attimo tra le sue cause amministrative per delineare i confini del reato di terrorismo.

Se è così, però, se questo fa sentire più sicure la destra e la sinistra riformista non è giusto prendersela con la Cia e assolvere Pisanu. Mirano allo stesso obiettivo, conducono alle stesse mete. La destra «garantista» che quando Daki ha denunciato di essere stato interrogato da agenti del Fbi e senza avvocato ha detto «sono cose che succedono» e la sinistra «filo magistrati» che col pacchetto Pisanu permette che l’espulsione venga decisa senza (o contro) il parere del giudice.

Non ha senso nemmeno che l’Unione scriva nel suo programma di voler cancellare ogni forma di limitazione della libertà sulla base di un provvedimento amministrativo: spedire una persona in un luogo di tortura dichiarata è persino peggio che chiuderla in un centro di permanenza temporanea. Il difetto sta nelle leggi, non è mai troppo tardi per riconoscerlo. Mantenerle e sperare in un ministro degli interni più democratico è sicuramente ingiusto. Potrebbe persino essere vano.