ROMA Il giorno dopo lo tsunami elettorale che ha cancellato da! Parlamento le forze riunite sotto il cartello della Sinistra l’Arcobaleno, anche alcuni intellettuali e padri storici di questa area politica fanno mea culpa ma condividono una necessità: ripartire dall’identità comunista.
Per Valentino Parlato, fondatore con Luigi Pintor del «manifesto», «a questo punto le forze di sinistra dovrebbero isolarsi per una settimana dal mondo e cercare le ragioni della sconfitta: penso a una soluzione seminariale per recuperare i valori della vecchia tradizione. In ogni caso, non si può archiviare l’esperienza della sinistra, ma neanche continuare con gli egoismi di prima, quelli delle varie componenti. Nell’arcobaleno c’erano troppi colori: se all’inizio della campagna elettorale i diversi segmenti si fossero trovati d’accordo, avessero detto siamo il partito comunista e si fossero realmente uniti, forse le cose non sarebbero andate cosi».
Anche il resista Citto Maselli da presidente dell’Associazione nazionale autori di cinema e da sempre politicamente impegnato nell’area di sinistra, è con vinto che sia «necessario ripartire da Rifondazione comunista, un partito che a ottobre era stato ancora capace di portare in piazza un milione di persone. Dobbiamo rimetterci in moto da là, dalla nostra base di comunisti militanti». Pei il regista de Gli sbandati, «la sinistra ha pagato il fatto di essersi ridotta a tendenza culturale, che oggi va tanto di moda. Deve recuperare la sua forza e il sue prestigio, un patrimonio che non va assolutamente disperso. Qualunque altra soluzione è assolutamente patetica».
Né Parlato né Maselli intravedono il rischio di una deriva terrorista per l’antagonismo extraparlamentare: «Mi sembra una semplificazione sbagliata», dice il pruno. Temo piuttosto che questa sinistra fuori dal Parlamento si afflosci». Per Maselli, «il pericolo del terrorismc c’è sempre ma non riguarda questa fase, In ogni caso, a maggior ragione serve rivalorizzare una forza comunista».