Il lupo non perde nè il pelo, nè il vizio

John Bolton rappresenta la sacramentale arma di una amministrazione governativa che non è cambiata. Non ha mutato nè interiora, nè tantomeno pelle e lo dimostra nel proporre allo scranno dell’ONU un plenipotenziario che fa impallidire anche i più efferati dei neo conservatori americani.
Gettandosi nella melma dei pensieri più cupi, viene in mente il proconsole Negroponte, abbronzato e benedicente i massacri che gli USA perpetrarono nel centro-america.
Bolton è il sigillo dell’imperialismo americano sull’ONU: un’organizzazione sovranazionale e sovracontinentale che vale davvero poco e che è ostaggio di Washington attraverso uomini che hanno rispetto solo per le bombe. Nessuno per gli esseri umani. Siamo davanti al volto tremendo di un governo che troppi, anche nell’Unione prodiana, hanno definito come rinnovato, cambiato. Quasi avesse staccato la spina con gli orrori di un passato che non smette di essere presente e che è troppo presente ancora oggi, ancora sulla nostra pelle e su quelle di milioni di iracheni, palestinesi, afhgani e kosovari, per le brutalità che ha inferto e infierisce: passa dai campi di battaglia alle aule di giustizia che costruisce con i propri finanziamenti ma che diserta per non essere giudicato; passa dai campi di battaglia ai nuovi campi di concentramento che portano il bellissimo nome di una città cubana ridotta a sinonimo di terrore e tortura: Guantanamo.
Nè Bush, nè Sharon sono cambiati: le loro incursioni armate sono sempre in agguato, ogni giorno. I governi e i loro presidenti e primi ministri non cambiano per virtù divina o perchè illuminati su una solitaria via di Damasco, ma solo se è la pressione popolare, economica e sociale a imporre loro una svolta o l’abdicazione e l’abbandono dei loro troni imperialistici.
Salutare Bush e dargli il benvenuto nel Vecchio Continente è stato un grave errore.
La nomina di John Bolton all’ONU palesa ancor più, se ve ne fosse mai bisogno, che nulla è cambiato e che sarebbe un errore cambiare noi la rotta di opposizione che abbiamo sino ad ora tenuto verso la guerra, l’imperialismo e tutte le sue orrende conseguenze.