Nicolas Sarkozy non sta mantenendo la promessa fatta alle famiglie di sans papiers che hanno bambini nelle scuole francesi. Le espulsioni sono in corso, prima della scadenza del 13 agosto fissata per presentare domanda di regolarizzazione. Il Reseau éducation sans frontières (Resf) fa circolare le informazioni sulle espulsioni. Le ultime riguardano un angolano, padre di due gemelli di dieci anni, arrestato il 22 giugno e chiuso nel Cpt di Vincennes. Lunedì è stata fermata una famiglia cecena con 4 figli e rinchiusa nel Cpt di Lione. Dovrebbero essere espulsi verso la Polonia, paese da cui hanno transitato per venire in Francia. Un liceale nato nell’87 è al Cpt di Vincennes dopo l’arresto a Parigi. Una ragazza malgascia di 19 anni è esclusa anch’essa dalla regolarizzazione perché troppo vecchia (la circolare riguarda solo i bimbi nati in Francia o venuti nel paese prima dei 13 anni), malgrado il nonno fosse francese (il Madagascar era una colonia) e il padre abbia avuto fino all’indipendenza la nazionalità francese, che non è riuscito a recuperare. Di fronte alle prefetture si formano code impossibili, fin dalle prime ore del mattino, per poter presentare in tempo i documenti.
Per denunciare questa situazione e perché «nessun bambino manchi all’appello» alla rentrée, il Resf ha organizzato ieri mattina una marcia a Parigi, dall’Hotel de Ville fino alla sede del centro di accoglienza degli stranieri della Prefettura. Al grido di «des papiers, des papiers», qualche centinaio di persone, delle famiglie di migranti accompagnate dai «padrini» e dalle «madrine» francesi che li hanno presi sotto la loro protezione, hanno presentato le domande di regolarizzazione. Qualche centinaio solo in poche ore: significa che la Prefettura non avrà tempo, entro il 1° settembre di esaminare tutti i casi. L’esame dei documenti è già iniziato e alcune famiglie sono state regolarizzate. Ma per i più, l’incertezza regna: secondo Resf, ci sono 4mila famiglie sans papiers, cioè circa 10mila persone, che hanno diritto alla regolarizzazione. Ma i criteri della circolare del 13 giugno di Sarkozy sono «vaghi», denuncia Resf, cosa che «apre la strada a un esame completamente arbitrario della situazione delle famiglie». Il mediatore nominato da Sarkozy, l’avvocato Arno Klarsfeld, ha affermato che la circolare è «molto ampia, umana e generosa». Non è questo il parere di Resf e delle associazioni, che denunciano la «caccia ai bambini» e lanciano un appello alla disobbedienza civile.
La circolare di Sarkozy ha fatto uscire dalla clandestinità centinaia di persone. Nella coda che si forma ormai ogni notte di fronte alla Prefettura in rue Truffaut, dietro delle barriere in ferro messe dalla polizia, ci sono intere famiglie, bambini piccoli con i genitori, ma anche persone sole, rifugiati che sperano di ottenere l’asilo. In altri termini, questa circolare sta sollevando enormi speranze, la maggior parte delle quali saranno deluse. Il governo ha fatto sapere, difatti, che avere dei figli iscritti nella scuola francese non deve diventare «una nuova filiera di immigrazione». Un tempo, quando lo jus soli era ancora in funzione senza le limitazioni attuali, tutte le persone nate in Francia erano automaticamente francesi, anche se di genitori stranieri. Oggi non è più così. Un bambino nato in Francia può chiedere la nazionalità a 13 anni, oppure aspettare di averla automaticamente a 18, sempre se dimostra di essere rimasto nel paese negli ultimi 5 anni. La nuova legge Sarkozy sull’immigrazione, votata a giugno, renderà ancora più difficili le regolarizzazioni dei migranti venuti per il ricongiungimento familiare.