Il professor Gong Xiantian ha da poco traslocato nella nuova sede dell’ istituto di studi giuridici all’ Università di Pechino. Pile di libri sono ancora accatastate attorno alla sua scrivania. Fanno bella mostra le opere complete di Marx e di Lenin, vecchie edizioni in lingua russa. Per due anni, questo docente quasi sessantenne ha tenuto alta la bandiera dell’ opposizione alla legge sulla proprietà privata. Si è trascinato dietro un bel gruppo di accademici, ha riunito una parte del partito e per sette volte ha costretto l’ Assemblea nazionale a rinviare il voto. È stato il promotore di un nuovo dissenso, un dissenso di sinistra. Le categorie della politica in Cina stanno cambiando. Identificare il professor Gong Xiantian con l’ ortodossia conservatrice e con il purismo maoista, tanto meno con l’ estremismo rivoluzionario, non ha senso ed è sbagliato. In verità, ciò che rappresenta lo studioso è un’ area estranea alla vecchia nomenklatura. Una corrente di pensiero anticapitalista. Una «nuova sinistra» che si richiama ai principi dell’ economia socialista con gli aggiustamenti indotti dai processi globali e suggeriti dalle aspirazioni consumiste del ceto medio urbano. La Cina volta pagina. Riconoscere e disciplinare la proprietà privata significa – aldilà delle dichiarazioni formali dei dirigenti – abbandonare per sempre l’ ideologia collettivista. Per lei, marxista, è una sconfitta. «Indubbiamente è un cambiamento epocale. La legge sposta definitivamente gli equilibri: la Cina ha scelto il capitalismo». Lei afferma che la legge sposta gli equilibri nella società, nell’ economia, nel partito. Cosa intende? «Occorre essere chiari. È una legge pessima costruita a tutela di quello che io chiamo il Triangolo di Ferro, il Triangolo padrone della economia cinese, il Triangolo del quale era esponente di rilievo il segretario di Shanghai. È l’ alleanza che unisce i funzionari corrotti del partito, gli intellettuali ormai privi di coscienza e la borghesia prepotente ed egoista. È una legge pasticciata che causerà instabilità e che isolerà ancora di più il partito». Perché una legge pasticciata? «Da un lato equipara la proprietà collettiva e dello Stato alla proprietà privata: è una aberrazione teorica. Anche negli ordinamenti capitalisti si riconosce la superiorità dello Stato, nel senso che si riconosce l’ inalienabilità di certi beni fondamentali. In linea di principio è lo Stato che deve proteggere la proprietà privata. Nel caso nostro invece lo Stato diventa l’ oggetto da proteggere. Sarò un provocatore ma preferisco esprimermi con chiarezza: è una legge su misura per i ladri. Il Triangolo di Ferro sarà libero di fare il bello e il cattivo tempo. È l’ affermazione definitiva di un blocco autoritario. E lo dimostra un particolare…». Quale? «La legge dice che la terra è un bene dello Stato e che lo Stato può cederne il diritto di utilizzo. Ebbene il diritto di utilizzo viene esercitato dal Consiglio di Stato, dal governo. Si espropria l’ organo legislativo, l’ Assemblea Nazionale. È molto sbagliato. Il via libera, per legge, all’ arbitrio». Lei resta convinto che la proprietà privata sia una sorta di delitto? «Me ne guardo bene. Noi marxisti cinesi non siamo rimasti fermi a due secoli fa. Un cittadino ha il diritto di essere proprietario di una bella casa o di una macchina o di tutto ciò che serve nella vita quotidiana. In un ordinamento socialista sono i mezzi materiali della produzione che rimangono di proprietà pubblica. In Cina non sarà più così. I corrotti si approprieranno dei beni dello Stato». La stragrande maggioranza dei delegati al Congresso del popolo ha approvato la legge. «È una legge costruita apposta per non essere capita. Il Triangolo di Ferro, d’ accordo con gli Stati Uniti, ha agito in modo furbo. Non sono solo io a dirlo. Siamo in tanti, dentro e fuori il partito a sostenere che questa legge contraddice il pensiero e la linea del grande Deng Xiaoping. È un tradimento che avrà conseguenze nefaste quando il popolo si accorgerà che ad avvantaggiarsene saranno i corrotti».