Il grande orrore del Superdome: stupri e violenze

Houston

Nell’Astrodome di Houston, nel Texas, è nata una nuova città di 15mila abitanti. Anche se non è certo il miglior posto degli Stati Uniti – gli hanno dato persino un codice postale, il 77230 – tuttavia è più o meno pulito, più o meno sicuro e completamente asciutto. E i suoi residenti non sono più rannicchiati nel Superdome di New Orleans, dove la situazione folle ha partorito omicidi, stupri, suicidi, aborti e l’odore di ammoniaca dei rifiuti umani.
Imprigionati nel centro congressi senza acqua né cibo, in compagnia dei cadaveri. Questi due rifugi sono diventati due luoghi infernali che nessuno si sarebbe mai immaginato di trovare negli Stati Uniti. Almeno fino alla settimana scorsa.
Senza dubbio i nuovi arrivati nell’Astrodome sono tra le persone più fortunate di New Orleans. Ma la maggior parte di loro sono ben lontani dalla fine della propria odissea. I loro volti hanno lo sguardo vacuo e vuoto di chi non regge più psicologicamente. Gabrielle Benson, 40 anni, ci deve riflettere per un attimo. Sono cinque, ci dice, le persone della sua famiglia di cui si sono perse le tracce. «Non so dove sono mia madre e mio padre e tre dei miei figli sono scomparsi». Con la famiglia aveva abbandonato la casa domenica scorsa ed erano tutti corsi a rifugiarsi immediatamente nel Superdome. Il fuggi fuggi per salire sui pullman è iniziato giovedì. Ricorda i soldati della Guardia nazionale che urlavano i loro ordini e non facevano nulla per tenere insieme genitori e figli. «Ci hanno trattati come immondizia, proprio come immondizia. Non hanno neanche aiutato i miei ragazzi quando si sono persi».
Ma se salire sui pullman era difficile, quello che era accaduto prima era stato assai peggiore per molti degli sfollati. Migliaia di persone non sono mai riuscite ad arrivare al Superdome o al Centro congressi. Alcuni adesso dicono di esserne felici, come Ruby Taylor. La signora Taylor non è propriamente uno sciacallo, ma grazie ai saccheggi è riuscita a salvarsi la vita.
Devan Allen ha undici anni. È qui con suo padre e si avvicina con un po’ di incertezza per raccontare quello che ha visto nel Superdome. Cose che nessun ragazzo dovrebbe vedere. Come quello che accadde martedì quando un uomo si affacciò a una delle balconate interne urlando in modo che chiunque potesse sentire. Diceva che aveva perso tutti e che adesso sarebbe morto anche lui. Si gettò di sotto, sfracellando la testa sul campo da gioco. Devan non avrebbe dovuto vedere cose del genere. Così come non avrebbe dovuto sentire i colpi di pistola. Né le voci sulle ragazze violentate e accoltellate a morte proprio lì, nel Superdome. O quelle sul ragazzo, violentato anche lui. «Ero terrorizzato», dice Devan. «Ho sentito degli stupri e mi hanno detto che c’erano uomini che cercavano ragazzi». Così come la scena del suicidio: «È saltato, l’ho visto saltare di sotto». James Allen, suo padre, è tra quelli che impazzirono di rabbia quando vennero portati al Superdome. «Andammo lì perché credevamo di essere al sicuro, invece scoprimmo di essere stati rinchiusi in una orribile prigione». James, 31 anni, è nato a New Orleans. Dopo quello che è accaduto al Superdome dice non ci tornerà mai più. «Non posso tornare dopo quello che ho passato».
I dettagli su quanto accaduto all’interno del Superdome variano a seconda di chi racconta la storia. E l’accuratezza di questi racconti non può essere provata. Ma Gaynell Farrell, 56 anni e che per 27 ha lavorato alla Whitney National bank di New Orleans, dice di essere certa di quello che ha visto e sentito. Se ci sarà una inchiesta ufficiale di quanto accaduto là dentro, la signora Farrell sarà pronta a fare da testimone. «Non avete idea di cosa è stato. Ci sono stati omicidi, aborti, bambini veuti alla luce, bagni intasati e faceva caldo, caldo, caldo». Non esita a fornire dettagli. Racconta di due ragazze violentate e uccise, una aveva sette anni. L’altra ne aveva 16 ed stata «aperta» con un coltello dopo che è stata violentata nel bagno delle donne. Gran parte di quello che racconta è simile a quanto descritto da molti altri. «C’erano bambini nati e messi nell’immondizia», continua la signora Farrell. A quanto pare qualcuno avrebbe trovato un neonato ancora vivo e lo avrebbe portato nel pronto soccorso all’interno dello stadio. Quasi tutti parlano di spari nella notte, compresi i colpi contro un soldato della Guardia Nazionale. La signora Farrell dice che il soldato rimase ucciso, altri parlano soltanto di una ferita alla gamba. Nel frattempo, dice, era fiorito un autentico mercato nero di sigarette di marijuana, crack, cocaina, pistole e alcool, proprio davanti agli occhi delle autorità. C’erano uomini che mostravano il pene alle donne, le quali si azzardavano ad andare in bagno soltanto in gruppi di cinque. Quando i bagni divennero così fetidi da non potervi più entrare, la gente cominciò a liberarsi dei propri bisogni dovunque capitasse.
In questi giorni gli agenti federali hanno iniziato a incontrare i responsabili di ogni gruppo familiare portato nell’Astrodome di Houston dando loro un po’ di denaro e qualche informazioni su cosa fare adesso. «Non mi muovo di qui», dice la signora Benson. «Questa adesso è la mia casa. La casa per me e per i miei bambini». E prega che i suoi tre bambini di cui non ha più saputo nulla possano venire trovati e portati da lei, nella sua nuova casa.

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traduzione di Andrea Spila