Il grande gioco del petrolio ceceno

Molteplici e contorte, le vie del gas e del petrolio attraversano tutto il Caucaso, divenendo poste in gioco fondamentali per i vari conflitti che infiammano la regione: la guerra in Cecenia, la questione dell’Alto Karabah tra Armenia e Azerbaigian, il secessionismo dell’Abkhazia in Georgia. Scontri locali che le grandi potenze strumentalizzano per ottenere il controllo delle risorse
Il Caspio Le riserve sono di 18-35 miliardi di barili: molto inferiori al Medio Oriente, ma superiori agli Usa
La «sfera» nel 1994 gli Stati Uniti proclamano che la regione del Caspio rientra nella loro «sfera d’interessi»

Dietro il dramma del teatro di Mosca non vi è solo il nodo dell’indipendenza, che ha animato il popolo ceceno sin dall’epoca zarista, e il rifiuto russo di concederla. Vi è il nuovo «grande gioco» attorno alla vecchia posta: l’oro nero del Caspio. La regione di Grozny produce petrolio dal 1833, raggiungendo nel 1915 33mila barili giornalieri, il 18% del totale russo. La sua ricchezza petrolifera attira grossi investimenti stranieri, la Gran Bretagna arriva a controllare il 50% della produzione. Nel periodo sovietico raggiunge il culmine di 154mila barili giornalieri nel 1932, un terzo della produzione dell’Urss. Poi scende a 84mila nel 1990, ma intanto Grozny è divenuta un importante centro di raffinerie: si produce gran parte del carburante per aerei, ed è uno snodo fondamentale degli oleodotti e dei gasdotti che collegano l’Asia centrale alla Russia. Un motivo perché, disgregatasi l’Urss, Mosca continua a non riconoscere l’indipendenza della Cecenia, autoproclamata nel 1991. Negli anni `90 l’importanza di Grozny e della Cecenia cresce di pari passo con la scoperta di nuovi giacimenti e l’apertura di altri corridoi energetici. Nel Caspio vi sono riserve petrolifere accertate stimate oggi in 18-35 miliardi di barili: molto inferiori a quelle del Medio Oriente (675 miliardi), ma superiori a quelle degli Stati Uniti (22) e del Mare del Nord (17). Dovrebbero esservi anche altri giacimenti che potrebbero ammontare a 235 miliardi di barili. Vi sono inoltre grosse riserve di gas naturale, equivalenti a quelle nordamericane.

Il nuovo «grande gioco» si complica quando gli Stati Uniti proclamano nel 1994 che la regione del Caspio rientra nella loro «sfera d’interessi» e le compagnie petrolifere statunitensi cominciano a sfruttare le sue riserve energetiche. Nello stesso anno scoppia la guerra in Cecenia. In questo conflitto, pagato col sangue dalla popolazione cecena – ma cadono anche migliaia di soldati russi – entrano in gioco gli interessi dei gruppi di potere russi, impegnati in una lotta a coltello per spartisri la torta dell’ex Urss, e di quelli ceceni, arricchitisi dal 1991 con i proventi petroliferi e sostenuti dai servizi segreti turchi (longa manus della Cia). L’importanza della Cecenia cresce ancora quando, dopo gli accordi di pace del 1996, la Russia inaugura nel 1999 l’oleodotto nord che collega il porto azero di Baku sul Caspio col porto russo di Novorossiisk sul Mar Nero, passando per 153 km dal territorio ceceno. La società russa che lo gestisce (Transneft) si sente abbastanza tranquilla perché nel 1997 ha stipulato con i ribelli ceceni un accordo, in base al quale essi ricevono 43 centesimi di dollaro per ogni tonnellata di petrolio che passa dall’oleodotto. Ma, subito dopo essere stato aperto, esso viene sabotato. I russi decidono allora di realizzare un bypass attraverso il Daghestan, ma anche questa via si rivela insicura: nell’agosto 1999 i ceceni entrano in Daghestan rendendo inagibile il nuovo tratto dell’oleodotto. Nel settembre `99 Mosca effettua il secondo intervento armato in Cecenia.

E proprio nel 1999, viene inaugurato l’oleodotto che, passando a sud del territorio russo, collega Baku al porto georgiano di Supsa sul Mar Nero. E’ una vera e propria svolta geostrategica, frutto principalmente della politica Usa: l’apertura dell’oleodotto mette fine all’egemomia russa sull’esportazione del petrolio del Caspio. Nello stesso anno, sempre su iniziativa Usa, viene compiuto l’altro decisivo passo. Turchia, Azerbaigian, Georgia e Kazakstan firmano a Istanbul un accordo per la costruzione di un oleodotto che trasporterà un milione di barili di greggio al giorno per 1.760 km da Baku sul Caspio al porto turco di Ceyhan sul Mediterraneo. I lavori dell’oleodotto – realizzato da un consorzio guidato dall’anglo-statunitense Bp insieme ad altre compagnie Usa – vengono inaugurati il 18 settembre 2002, alla presenza del segretario Usa all’energia Spencer Abraham, latore di una lettera del presidente Bush che definisce il progetto «una componente essenziale del corridoio energetico Est-Ovest». Un altro corridoio che aggira a sud la Russia, sottraendole il controllo sull’esportazione della maggior parte del petrolio del Caspio e acuendo di conseguenza le sue difficoltà e i conflitti nella regione.