Il governo Usa mette il fosforo tra i «pericoli»

Quando deve rispondere alle inchieste italiane (ma non solo) ammettendo solo quello che non può negare il governo americano parla del fosforo bianco come un arma «incendiaria» e certamente «non chimica». Ma se si tratta di dare informazioni al terrorizzato popolo atlantico allora il fosforo bianco finisce nella lista degli «Chemical agents» pericolosi e segnalati dal sito del dipartimento di prevenzione delle malattie. E’ quanto spiega il nuovo aggiornamento dell’inchiesta di Rainews24 in onda oggi sull’emittente satellitare, realizzata da Sigfrido Ranucci. Ma chiunque può andare sul sito ufficiale del dipartimento (www.cdc.gov) per controllare di persona: il white phosphorous è proprio lì, dopo i micidiali Sarin e Tabun che secondo gli Usa sono stati prodotti per anni da Saddam Hussein ma le cui tracce, a quasi tre anni dall’inizio dell’invasione dell’Iraq, non sono ancora state trovate. Il sito del governo americano, che fornisce anche un numero verde cui chiamare se si rimane intossicati o ustionati dal fosforo bianco, è molto chiaro sugli effetti del agente chimico: «L’ingestione di fosforo bianco o giallo causa vomito o diarrea che sono descritti come “fumanti”, “luminescenti” e odorano di aglio. Altri segni o sintomi che possono indicare l’avvelenamento includono aritmia, coma, ipotensione e morte. Il contatto con la pelle può causare serie bruciature che durano dai minuti alle ore (1-4). Del resto gli Stati uniti conoscono da secoli la pericolosità del fosforo bianco: la produzione e l’uso di fiammiferi confezionati con questo agente data 28 Maggio 1901. L’Italia si è aggiornata un po’ dopo, nel 1906, ma l’uso dell’agente altamente tossico e velenoso da noi è ancora diffuso nel confezionare veleni per topi perché provoca emorragie interne.

E mentre le prove sull’uso e la pericolosità del fosforo bianco si sommano le une alle altre il governo italiano fugge dalla discussione sull’argomento. Ieri il sottosegretario alla Difesa Filippo Berselli, mandato a rispondere in vece del ministro Martino, ha argomentato, sottolineando la ripetizione ad alta voce: «Sono gli Usa, ripeto sono gli Usa, ad essere titolati a rispondere a queste domande».

A sentire il sottosegretario l’Italia – che del resto in questa settimana non ha fatto nessun passo formale per avere maggiori chiarimenti – non può e non poteva sapere nulla di più: «Gli italiani sono dislocati a Nassiriya, lontana centinaia di chilometri da Falluja, dunque non possono avere prove dirette». Di fronte, Filippo Berselli, aveva un aula deserta in cui i parlamentari dell’opposizione – che pure avevano promesso battaglia – non arrivavano a dieci e quelli della maggioranza erano quasi del tutto assenti (tranne 3). E ai pochi presenti (tra cui i capogruppo Castagnetti della Margherita, Violante dei Ds e Giordano di Rifondazione) ha rifilato spiegazioni neppure aggiornate agli ultimi documenti arrivati da Washington. Il centro della risposta è stato invece il chiarimento a metà arrivato dall’ambasciata di Roma in cui si parla di «uso del fosforo bianco» ma non «contro obiettivi civili»: «La definizione di armi incendiarie, non include munizioni che producono effetti incendiari solo in via incidentale. Non compete a noi dare qualificazioni giuridiche, ma ci sembra che questo sia l’uso che ne ha fatto il Pentagono. Il Pentagono ha escluso atti contro popolazione civile, e dice di aver fatto tutto il possibile perché i civili non in armi non fossero coinvolti».

L’attacco più duro dai banchi dell’opposizione è arrivato da Elettra Deiana del Prc: «I ministri competenti Martino e Fini fuggono dalle loro responsabilità e il governo mostra la propria codardia dando il compito di rispondere alle interpellanze dell’opposizione sulle armi chimiche usate a Falluja ad un sottosegretario». Ha detto prima di entrare in aula, snocciolando poi l’ormai lungo elenco di notizie su quel che accade in Iraq (dai bombardamenti alle carceri di Abu Ghraib) confermate dall’Italia solo quando le prove erano ormai troppo schiaccianti. Tutta l’Unione ha lamentato l’assenza di Martino. Ma di conseguenze politiche neanche a parlarne.