Sono davvero pochi gli americani che conoscono l’esistenza di Mount Weather, una misteriosa base militare nelle viscere di una montagna nei pressi della sonnolenta cittadina rurale di Bluemont, in Virginia, a sole 46 miglia da Washington DC. “La montagna misteriosa” – come l’aveva definita nel 1976 Richard Pollock in uno sconvolgente articolo su “The Progressive Magazine”, basato sulle audizioni della sottocommissione del Senato e su alcune dichiarazioni raccolte “a microfono spento” da alcuni ex funzionari governativi che avevano prestato servizio a Mount Weather. Una specie di Atlantide nascosta sotto un appezzamento residenziale di prati lussureggianti equipaggiata con appartamenti privati, strade e marciapiedi, locali di ristorazione, ospedali, impianto di depurazione dell’acqua, generatori di energia elettrica, un laghetto naturale alimentato dalle acque sorgive, uffici, sistemi di trasporto e di evacuazione in caso di emergenza, tv a circuito chiuso.
L’insediamento ospita la base sotterranea della Federal Emergency Management Agency, l’agenzia che costituisce la sala operativa di riferimento per un centinaio di Federal Relocation Centers (o centri di riallocazione), situati in Pennsylvania, West Virginia, Virginia, Maryland e North Carolina. L’insieme di questa rete di insediamenti nel sottosuolo è l’asse portante del programma di “Continuità di Governo”. In caso di guerra nucleare, di legge marziale o di altra emergenza nazionale, il presidente Usa e il governo sarebbero “traslocati” a Mount Weather.
Secondo le audizioni del 1975, presso la Sottocommissione sui diritti costituzionali del Senato, il Congresso Usa non sapeva nulla dell’esistenza della base sotterranea. In compenso – almeno secondo quanto aveva pubblicato il Time sulla base di dichiarazioni di esperti della difesa -, i russi avevano inserito Mount Weather nelle mappe del Cremlino degli obiettivi strategici.
L’inchiesta di Pollock rivelava l’esistenza nella base sotterranea di una sorta di governo-ombra, parallelo a quello ufficiale, pronto a insediarsi in caso di emergenza. Nove i ministeri “clonati”, poi il Dipartimento di Stato, la “copia” di 5 importanti agenzie federali, la Federal Riserve, il servizio postale e alcune aziende di rilievo strategico.
Gli impiegati della base conservano dati sui connazionali, immagazzinano informazioni, forniscono supporto per la soluzione di situazioni di crisi, tengono aggiornata la “Survivor List”, ovvero l’elenco di nomi e indirizzi delle persone la cui sopravvivenza è ritenuta “vitale” per il futuro della nazione. Centomila i dossier su altrettanti cittadini americani custoditi a Mount Weather oltre ad informazioni su installazioni militari, insediamenti governativi, reti di telecomunicazioni, vie di trasporto, fonti energetiche, colture agricole, impianti industriali, centri commerciali, servizi finanziari, ospedali, centri abitati.
Le decisioni vengono prese nella “Situation Room”, la sala operativa che rappresenta il centro del sistema nervoso della struttura, nella parte più interna del complesso sotterraneo, con pannelli elettronici di visualizzazione e imponenti strumenti di comunicazione diretta con la Casa Bianca, con “Raven Rock” (il Pentagono sotterraneo a 60 miglia da Washington), e con la maggior parte delle unità militari Usa nel mondo. Durante le esercitazioni il “vero” presidente con il suo staff partecipa alle attività che sono regolarmente documentate e archiviate.
Ma Mount Weather tiene d’occhio anche gli sviluppi delle crisi interne e della situazioni “calde”. Così è stato per i missili a Cuba nel ’61, per l’assassinio di Kennedy nel ’63, hanno dichiarato ufficiali all’epoca in servizio alla base. E la struttura, con il suo programma di gestione delle crisi civili, è stata attiva anche in una fase di tesissimo stand-by durante le rivolte urbane del ’67-68 e di molte dimostrazioni pacifiste. Ed è pronta a rifarlo in caso di rivolte per carenza di materie prime o di scioperi considerati troppo pesanti per l’economia Usa. Parola del rapporto annuale (1974) dell’Agenzia federale Usa per il pronto intervento (Fpa).