Il governo licenzia gli operai Fiat

L’ultima «maronata» colpisce i lavoratori della Fiat: ieri il ministro del lavoro Roberto Maroni ha negato all’azienda la possibilità di accedere agli strumenti della mobilità lunga – che dovrebbero essere disposti per decreto – e a questo punto rischiano il posto almeno mille dipendenti. La misura, chiesta dal presidente Montezemolo a Maroni e al sottosegretario Gianni Letta, prevederebbe una deroga alla riforma previdenziale (i lavoratori andrebbero in pensione nel 2008, ma mantenendo il trattamento di oggi) e l’allungamento della mobilità lunga da 7 a 10 anni, di cui 7 a carico dello Stato. Il governo ha risposto no, affermando che sarebbe una discriminazione nei confronti di tutti gli altri lavoratori. Nel suo impeto moralizzatore e anti-privilegi, Maroni ha però taciuto il fatto che i sindacati – come ieri ha ricordato la segretaria Cgil Carla Cantone – da tempo chiedono ammortizzatori speciali per affrontare la pesante crisi dell’industria italiana, indistintamente per tutti i coinvolti, mentre l’esecutivo ha sempre risposto picche.

L’azienda, nel pomeriggio, ha dunque incontrato i sindacati: in mancanza di un decreto sulla mobilità – ha comunicato – si dovrà procedere ai licenziamenti. Né la Fiat né Fim, Fiom e Uilm hanno fatto cifre, ma si parla di almeno mille dipendenti che potrebbero perdere il posto già da febbraio (contando solo il gruppo Fiat); diventano diecimila se si considerano i meccanici delle altre aziende in crisi.

«Il governo fa un doppio danno – spiega Lello Raffo, responsabile Fiat della Fiom Cgil – Se accordasse la mobilità lunga, non solo eviterebbe i licenziamenti, ma eliminerebbe quasi del tutto la cassa integrazione: gli stabilimenti potrebbero dare pieno impiego agli attuali livelli produttivi. E stiamo parlando di 2500 persone in cassa, in tutta Italia e nell’intero gruppo Fiat, non solo nell’auto. Resta solo una settimana per varare in tempo il decreto».

A rischiare sono i dipendenti Fiat più giovani, quelli che l’azienda dovrebbe selezionare per il licenziamento in quanto rispondenti ai requisiti della legge 223/91 sui licenziamenti collettivi: potrebbero accedere solo alla normale mobilità corta, e poi finirebbero in mezzo a una strada. In presenza di un accordo con il sindacato, possibile solo se il governo si decidesse a varare il decreto sulla mobilità lunga, si potrebbero al contrario scegliere i lavoratori più vicini alla pensione, accompagnandoli con gli ammortizzatori. La giornata si è conclusa con un’altra «maronata»: «Il governo è pronto a fare il decreto – ha spiegato il ministro – ma solo se l’azienda è disposta a farsi carico di tutte le spese». Quanto ai numeri della Fiat, comunque, i dati Acea sulle immatricolazioni Ue hanno visto un miglioramento: +2,9% in novembre, inversione rispetto al -4,6% di ottobre. Salita anche la quota di mercato: 7,1%, contro il 6,8% registrato a novembre 2004 e il 6,9% di ottobre.