«Il governo francese è irresponsabile»

Incontriamo Susan George, direttrice del Transnational Institute e vicepresidente di Attac Francia alla fiera-convegno Terra Futura di Firenze, organizzata dalla fondazione Banca etica insieme a decine di organizzazioni come l’Arci, la Caritas, la Cisl e Legambiente. Un appuntamento che è giunto alla sua terza edizione e che quest’anno è stato impostato per tre giorni sui temi dell’ambiente, del lavoro, dello sfruttamento e delle ineguaglianze. Si è discusso molto anche della Francia.

Partiamo quindi dalla manifestazione di oggi a Parigi, che si preannuncia tra le più grandi degli ultimi anni. Come finirà questa lotta, chi vincerà?

Non lo so, ma ho molta paura perché temo che il governo francese non abbia ancora capito niente. Questa chiusura politica rischia di determinare l’unificazione tra gli studenti e i ragazzi più violenti dei quartieri della periferia parigina. Ora la polizia può diventare davvero molto violenta e tutto questo può finire molto male. La situazione è diventata esplosiva e i giovani sono mobilitati e motivati. La mia nipotina di 17 anni è totalmente inserita nel movimento e io vedo una grave crisi perché il governo non ascolta nessuno e ha fatto passare questa legge senza dare la possibilità al Parlamento di cambiare qualcosa. C’è una procedura di emergenza e il Parlamento è stato esitante, ma il primo ministro ha fatto passare la norma. Secondo l’Ocse, la Francia è in ritardo, non ha capito ancora la globalizzazione. La Francia, secondo l’Ocse, dovrebbe capire che è necessario rendere flessibile il lavoro. Io credo al contrario che la Francia non sia indietro: è piuttosto più avanti perché la gente ha capito perfettamente che cos’è la globalizzazione e che esiste il rischio serio di perdere tutti i vantaggi guadagnati con anni di lotte. La Francia ha detto punto e basta. Io non ho la sfera di cristallo per spiegare meglio che cosa sta succedendo. Non riesco a dire più di queste parole, ma ribadisco di avere molta paura, perché questa storia può finire male.

Come spiega questa esplosione di lotte in Francia, tra l’altro con un grande senso di organizzazione dei giovani francesi che hanno preso saldamente in mano il movimento? E quali differenze vede con l’Italia?

Anch’io sono meravigliata da questa grande capacità di organizzazione di studenti così giovani come i liceali. In ogni liceo, in ogni facoltà sono nati comitati. Ci sono assemblee generali molto ben condotte. All’inizio questi ragazzi erano una piccola minoranza. Oggi sono la maggioranza. Tutti sono mobilitati. E ci sono in campo i sindacati degli studenti, insieme ai sindacati dei lavoratori. Ma il movimento si basa largamente sull’autorganizzazione. Io ho 71 anni e ovviamente non partecipo al movimento, ma noto che per la prima volta si sono uniti per una lotta comune tutti i sindacati. Sono tutti insieme, dalla Cgt, la Cfdt, anche la Cftc che è moderata ed era distante dalla Cgt.

Come paragona dunque la situazione francese a quella italiana, anche in vista dell’appuntamento elettorale del 9 aprile?

Trovo che in Italia si parli poco di quello che sta succedendo in Francia, ma che si parli poco perfino dei vostri stessi problemi politici. Un appuntamento così importante mi sembra sottovalutato. Io personalmente ho partecipato a qualche incontro elettorale in Friuli con Sabina Siniscalchi, che si candida con Rifondazione comunista. Sono andata in giro con lei per tre giorni la scorsa settimana. Ma mi ha meravigliato il fatto che a pochi giorni dalle elezioni gli italiani siano così poco mobilitati. Mi sembra molto strano perché cacciare Silvio Berlusconi è la priorità assoluta. Eppure gli ultimi sondaggi davano una situazione di testa a testa. Poi sono venuta qui a Firenze a Terra Futura e non ho visto in giro per la città tanti manifesti; solo poca roba, quasi che le elezioni non esistessero. Non mi spiego perché.

In caso di vittoria del centro sinistra quali dovrebbero essere, secondo lei, le priorità per il nuovo governo. Che cosa potrebbe suggerire ai politici italiani?

Ci sono delle cose su cui si dovrebbe puntare da subito. Io penso che la priorità sia quella di staccarsi dagli Stati Uniti e tentare piuttosto di isolarli. Bisogna quindi avviare immediatamente il ritiro delle truppe italiane dall’Iraq e bloccare la partecipazione italiana in quel paese. Poi i politici della sinistra italiana dovrebbero ricominciare ad ascoltare il popolo, cercando al tempo stesso di guardare fuori dai confini nazionali. E’ fondamentale poi investire nella ricerca scientifica e nei ragazzi che studiano. Si dovrebbero comunque tentare nuove alleanze: con la Spagna, la Francia, la Germania per limitare gli effetti della globalizzazione. E’ necessario poi rompere con il neoliberismo, ogni qualvolta sia possibile. Ci sono molte invenzioni, molte proposte politiche che si possono utilizzare. E alcune non hanno neppure costi particolari. Faccio un esempio: introdurre nuove tasse a livello internazionale, una fiscalità unificata in Europa. Bisogna determinare anche un ridimensionamento del potere della Commissione europea. E’ necessario anche cambiare il rapporto tra i governi e la Banca centrale europea, che non può essere totalmente indipendente come ora dalle scelte politiche. Ora la Bce è indipendente da tutti i governi e in sostanza fa ciò che vuole. In questo senso l’Europa oggi appare come un grande caos. Gli stati europei dovrebbero invece unirsi per cambiare molte cose dopo il voto sulla Costituzione. Il voto francese è stato mal interpretato in Italia. Non era un voto contro l’Europa. Era piuttosto un voto contro il neoliberismo, per dire no a Chirac. I francesi hanno detto che non vogliono un’Europa neoliberista. Non vogliamo essere sotto la Nato e non vogliamo una Costituzione che fissa obiettivi politici ed economici esclusivamente basati sulla concorrenza e il mercato, senza alcuno spazio per i cittadini e per far passare idee nuove attraverso il Parlamento o le leggi di iniziativa popolare. L’Europa oggi è paradossalmente lo spazio meno democratico. E’ peggio degli Usa. E’ una cosa incredibile. Per questo gli Stati devono cominciare a pensare a iniziative comuni per cambiare. Oggi è impossibile per qualsiasi Stato fare da solo. Io perciò credo molto alle alleanze. Per questo mi auguro che l’Italia diventi più di sinistra. E che sia liberata dal neoliberismo imperante.