Il futuro delle Tlc? «Una rete libera, diffusa, neutrale»

Francesco Sacco, docente di Management Consulting all’università Bocconi di Milano, attualmente studia l’economia delle reti. A lui chiediamo chiarimenti sulla questione del controllo delle reti, riportata a galla con le indiscezioni uscite sui giornali in questi giorni, riguardanti il deficit di Telecom e la possibilità di una scalata del magnate australiano Murdoch all’ex monopolista pubblica delle telecomunicazioni. Tra le ipotesi in campo c’è anche quella di “ritorno al pubblico” delle reti di Telecom.

Professor Sacco, quali reti possiede Telecom?

Tutti i fili che arrivano dentro le nostre case, quello che si chiama “ultimo miglio”. Qualsiasi altro operatore telefonico è oggi costretto ad acquistare da Telecom il loro utilizzo.

Si tratta, cioè, di un monopolio gestito da un privato.

Si può parlare di un monopolio naturale, poichè la duplicazione delle reti necessita di investimenti difficilmente sostenibili. Ma è un monopolio che crea un mercato distorto. Solo separando le reti dai servizi commerciali si possono stabilire regole uguali per tutti. Basti pensare all’IpTv, la televisione via internet: allo stato attuale solo la Telecom può investire in questo settore. Dunque scorporare le reti è una necessità. E’ non è solo un problema di businnes, ma anche di politica economica.

In che senso?

Tutti gli indicatori ci spingono a prevedere un costante aumento dei costi del carburante, e dunque delle comunicazioni. Le telecomunicazioni ci permetterebbero di far funzionare il sistema economico indipendentemente dai costi dei trasporti. Quello delle reti, insomma, è un problema che riguarda lo sviluppo economico, ancor prima delle regole del mercato.

Negli ultimi giorni ci sono stati casi di zone che avevano subito guasti telefonici, “abbandonate” da Telecom C’è il rischio di un digital divide nel nostro paese?

Basti pensare che in molte zone del territorio nazionale non c’è l’Adsl. Un problema non da poco, per un paese composto da molti piccoli centri. Chi gestisce le reti dovrebbe dare priorità ad un piano di sviluppo democratico, che garantisca a tutti l’accesso.

Chi controlla le reti può anche decidere quali contenuti far passare e quali no?

E’ già tecnologicamente possibile porre limitazioni a contenuti o servizi. Non abbiamo prove, ma qualcosa del genere forse sta già avvenendo per la Voice Ip che permette l’abbattimento dei costi telefonici.

Come si fa a garantire la neutralità delle reti?

La British Telecom ha diviso al’amministrazione del settore reti da quello dei servizi. Ma in Gran Bretagna le regole potrebbero diventare ancora più stringenti, e si comincia a parlare di separare anche la proprietà. Un’ipotesi che è stata ventilata anche dal Commissario europeo Viviane Reading.

Dunque pubblicizzare le reti è possibile?

Sì, ma non è facile, sarebbe un investimento molto oneroso per lo Stato: per superare questo ostacolo lo Stato potrebbe assumere parte del debito di Telecom, calcolato in 41 miliardi. Non dimentichiamo, però, che la rete è un asset sottoposto a concorrenza. Il filo di rame può essere sostituito, dal wireless, ad esempio. Le aziende sfavorite dal controllo proprietario delle reti, cioè, vanno in cerca di altre soluzioni. Per questo la rete può subire svalutazioni. Anche qui la neutralità interverrebbe in maniera positiva, incentivando l’uso delle reti attualmente disponibili.

Quale interesse ha Murdoch nel controllo delle reti?

Lo sviluppo del mercato va verso la convergenza tra voce, collegamento a internet e, televisione. E’ una strada che il magnate australiano sta già seguendo negli Usa e in Gran Bretagna. La Sky Italia è in forte crescita, e ha ormai raggiunto quota 4 milioni di utenti. Per raggiungere l’obiettivo di 7 milioni dovrà conquistare nuove fette di mercato con una strategia di marketing di questo tipo, capace, cioè, di ridurre i prezzi. La Ip Tv, inoltre, ha la caratteristica di essere un media di ritorno. E’ facile, cioè, calcolare il numero esatto di persone che stanno guardando un programma o uno spot pubblicitario. La conseguenza è di non poca importanza, perchè investe il settore economicamente più rilevante delle telecomunicazione.