Il 16 aprile 2009, si è svolta a Cumanà, Stato Sucre, Venezuela, la riunione dei paesi membri del ALBA (Alternativa Bolivariana per i Popoli di Nuestra America).
Insieme a Hugo Chàvez, erano presenti come rappresentanti dei rispettivi paesi: i Presidenti Raul Castro (Cuba), Evo Morales (Bolivia), Daniel Ortega (Nicaragua), Manuel Zelaya (Honduras), Fernando Lugo (Paraguay), come invitato, e il primo ministro di Dominica, Roosevelt Skerrit.
Chavez ha dato il benvenuto ai suoi ospiti sulla pista della base militare di Cumanà, dove egli stesso, come ha ricordato nel suo intervento, insieme ad alcuni altri militari ha dato vita 32 anni fa alla prima cellula di quello che sarebbe poi diventato il Movimiento Bolivariano Revolucionario 200 (MBR200), e cioè l’organizzazione clandestina di militari progressisti e rivoluzionari che ha guidato.
Chavez ha poi ricordato l’importanza della lotta antiimperialista per la liberazione e l’emancipazione dei popoli dell’America Latina dal dominio straniero, e come il lavoro di integrazione svolto nel ALBA vada nella strada di costruzione di una nuova America Latina fondata sulla solidarietà e la cooperazione
Insieme a Evo Morales, il presidente Raul Castro è stato l’ospite più acclamato. Egli ha anche preso la parola su invito di Chavez e ha rivolto un caloroso saluto da parte di tutto il popolo cubano e di Fidel ai militari della base, ricordando come fosse importante l’esistenza di un esercito rivoluzionario, che attua in base all’unico interesse del popolo, e cosi come l’Esercito Ribelle cubano lo era stato per la Rivoluzione cubana, cosi i militari venezuelani lo sono per la Ricoluzione Bolivariana e soprattutto per il futuro dell’America Latina.
La riunione verteva sulla crisi economica internazionale e le sue ripercussioni per i paesi dell’America Latina, e sulla posizione da prendere in relazione al progetto di dichiarazione preliminare del V Summit delle Americhe, proposto su pressione degli Stati Uniti..
Alla fine dell’incontro è stata sottoscritta una dichiarazione comune.
La riportiamo qui sotto.
Documento dei paesi della Alternativa Bolivariana per i Popoli di Nuestra America (ALBA) per il V Summit delle Americhe.
Cumanà, 17 aprile 2009
I Capi di Stato e di Governo di Bolivia, Cuba, Dominica, Honduras, Nicaragua e Venezuela, paesi membri del ALBA, consideriamo che il proietto di Dichiarazione del V Summit delle Americhe è insufficiente e inaccettabile per i seguenti motivi:
-Non da risposta al tema della Crisi Economica Globale, malgrado questa (la crisi n.d.t) costituisce la più grande sfida alla quale l’umanità ha dovuto fare i conti, nelle ultime decadi e la più seria minaccia dell’epoca attuale al benessere dei nostri popoli.
-Esclude ingiustificatamente Cuba, senza menzionare poi il consenso generale che esiste nella Regione per condannare il Blocco e i tentativi di isolamento dei quali Cuba, il suo popolo e il suo governo sono stati oggetto incessantemente e in modo criminale.
Per tale motivo, i paesi membri del ALBA, consideriamo che non c’è consenso per adottare un progetto di dichiarazione e in funzione di quanto spiegato, proponiamo di sostenere un dibattito a fondo si seguenti temi:
1)Il Capitalismo sta distruggendo l’umanità e il pianeta. Quello che stiamo vivendo è una crisi economica globale di carattere sistemico e strutturale e non una semplice crisi ciclica in più. Si stanno sbagliando coloro che pensano che con una iniezione di denaro fiscale e con alcune adattamenti regolatori si risolverà questa crisi.
Il sistema finanziario è in crisi perché ha prodotto ricchezza cartacea per un ammontare sei volte superiore al valore reale di beni e servizi che si producono nel mondo. Questo non è un “errore di regolazione del sistema”, ma è parte costitutiva del sistema capitalista che specula con tutti i beni e i valori in vista di ottenere il maggiore profitto possibile. Fino ad ora la crisi economica provoca 100 milioni in più di affamati e più di 50 milioni di nuovi disoccupati, e tali cifre tendono ad aumentare.
2)Il capitalismo ha provocato la crisi ecologica per sottomettere le condizioni necessarie per la vita nel pianeta, al predominio del mercato e il profitto.
Ogni anno si consuma un terzo in più di quello che il pianeta è in grado di generare. A questo ritmo di sfruttamento del sistema capitalista, avremo bisogno di un altro pianeta terra per il 2030.
3)La crisi economica globale, quella del cambio climatico, quella alimentaria e quella energetica sono i prodotti della decadenza del capitalismo che minaccia con farla finita con l’esistenza stessa della vita e del pianeta. Per evitare una tale fine è necessario sviluppare un modello alternativo al sistema capitalista.
Un sistema di:
-Solidarietà e complementarità, e non di competizione;
-Un sistema di armonia con la nostra madre terra e non di saccheggio delle risorse naturali;
-Un sistema di diversità culturale e non di schiacciamento delle culture e imposizione di valori culturali e stili di vita esterni alla realtà dei nostri paesi;
-Un sistema di pace basato sulla giustizia sociale e non sulle politiche e le guerre imperialiste.
In sintesi, un sistema che recuperi la condizione umana delle nostre società e dei popoli, e non li riduca a semplici consumatori e merci.
4)Come espressione concreta della nuova realtà del continente, i paesi latinoamericani e dei Caraibi, abbiamo cominciato a costruire una istituzionalità propria, che affonda le proprie radici nella storia comune che rimonta alla Rivoluzione indipendentista, e costituisce uno strumento concreto di approfondimento dei processi di trasformazione sociale, economica e culturale che dovranno consolidare la nostra piena sovranità. L’ALBA-TCP, Petrocaribe o la UNASUR, per citare solamente le creazioni più recenti, sono meccanismi di unione solidale creati al calore di queste trasformazioni, con la intenzione manifesta di potenziare lo sforzo dei nostri Popoli per raggiungere la propria liberazione.
Per affrontare i gravi effetti della crisi economica globale, i paesi del ALBA-TCP abbiamo approvato misure innovatrici e trasformatrici, che cercano alternative reali al deficiente ordine economico internazionale e non potenziare le sue istituzioni fracassate ormai. Così, abbiamo messo in marcia un Sistema Unico di Compensazione Regionale, il SUCRE, che include una Unità di Conto Comune, una Camera di Compensazione di Pagamenti e un Sistema Unico di Riserve.
Abbiamo, altresì, sostenuto la costituzione di imprese grannazionali per soddisfare le necessità fondamentali dei nostri popoli, stabilendo i meccanismi di commercio giusti e complementari, che lascino da parte la logica assurda della competizione sfrenata.
5)Critichiamo il G20 per aver triplicato le risorse del Fondo Monetario Internazionale, mentre ciò che realmente è necessario è stabilire un nuovo ordine economico mondiale, che includa la trasformazione totale del FMI, della Banca Mondiale e della OMC, che con i loro condizionamenti neoliberisti hanno contribuito a questa crisi economica mondiale.
6)Le soluzioni alla crisi economica mondiale e la definizione di una nuova architettura finanziaria internazionale, devono essere adottate con la partecipazione dei 192 paesi che ci riuniremo, dal 1 al 3 giugno, nella Conferenza sulla crisi finanziaria internazionale delle Nazioni Unite, per proporre la creazione di un nuovo ordine economico internazionale.
7)In quanto alla crisi del cambio climatico, i paesi sviluppati hanno un debito ecologico con il mondo giacché essi sono responsabili del 70% delle emissioni storiche di carbonio accumulate nell’atmosfera dal 1750..
I paesi sviluppati debitori verso l’umanità e il pianeta, devono apportare risorse significative a un fondo per i paesi in via di sviluppo affinchè questi possano intraprendere un modello di crescita che non ripeta gli errori e non abbia i gravi impatti dell’industrializzazione capitalista.
8)Le soluzioni alla crisi energetica, alimentare e del cambio climatico devono essere integrali e interdipendenti. Non possiamo risolvere un problema creandone altri in aree fondamentali per la vita. Per esempio, generalizzare l’uso di agrocombustibili piò solo incidere negativamente sui prezzi degli alimenti e nell’utilizzazione delle risorse essenziali come l’acqua, la terra e i boschi.
9)Condanniamo la discriminazione dei migranti in qualsiasi forma essa avvenga. La migrazione è un Diritto Umano, non un delitto. Pertanto chiediamo una riforma urgente delle politiche migratorie degli Stati Uniti con l’obiettivo di fermare le deportazioni e le retate di massa, permettere la riunificazione delle famiglie, e reclamiamo l’eliminazione del muro che ci separa e ci divide invece di unirci.
In questo senso, chiediamo l’abrogazione la legge di Aggiustamento Cubano e la eliminazione della politica dei Piedi Secchi-Piedi Bagnati, di carattere discriminatorio e selettivo, causa della perdita di molte vite umane.
I veri colpevoli della crisi finanziaria sono i banchieri che so sono rubati i soldi e le risorse dei nostri paesi e non i lavoratori migranti.
Prima di tutto ci sono i diritti umani, e in particolar modo i diritti umani del settore più indifeso ed emarginato della nostra società che sono i migranti senza documenti.
Affinché vi sia una integrazione ci deve essere libera circolazione delle persone, e dei diritti umani uguali per tutti, a prescindere dal suo status migratorio. Il furto di cervelli costituisce una forma di saccheggio qualificato delle risorse umane esercitato dai paesi ricchi.
10)I servizi basici di educazione, salute, acqua, energia e telecomunicazioni devono essere dichiarati diritti umani e non possono essere oggetto di negozio privato ne di commercializzazione per opera dell’Organizzazione Mondiale del Commercio. Questi servizi sono e devono essere essenzialmente servizi pubblici di accesso universale.
11)Vogliamo un mondo dove tutti i paesi, grandi e piccoli, possiamo avere gli stessi diritti e nove non esistano imperi. Siamo per il non intervento. Fortificare, come unico canale legittimo per la discussione e l’analisi delle agende bilaterali e multilaterali del Continente, la base del rispetto mutuo fra gli Stati e i governi, sotto il principio della non ingerenza di uno Stato su un altro e la inviolabilità della sovranità e la autodeterminazione dei popoli.
Chiediamo al nuovo governo degli Stati Uniti, il cui arrivo ha generato alcune aspettative nella Regione e nel mondo, che ponga fine alla lunga e nefasta tradizione di interventismo e aggressione che ha caratterizzato l’agire dei governi di tale paese durante la storia, specialmente reimpulsato durante il governo di George W.Bush
Allo stesso modo, che elimini le pratiche interventiste come le operazioni coperte, la diplomazia parallela, le guerre mediatiche per destabilizzare gli Stati e i governi, e il finanziamento ai gruppi destabilizzatori. E’ fondamentale costruire un mondo dove si riconosca e si rispetti la diversità di visioni economiche, politiche, sociali e culturali.
12)Riguardo al Blocco degli Stati Uniti contro Cuba e la esclusione di questo paese dal Summit delle Americhe, i paesi dell’Alternativa Bolivariana per i Popoli di Nostra America, reiteriamo la Dichiarazione che tutti i paesi dell’America Latina e dei Caraibi adottarono il passato 16 dicembre 2008 sulla necessità di porre fine al blocco economico, commerciale e finanziario imposto dal governo degli Stati Uniti d’America a Cuba, e le espressioni che su questo si sono approvate in varie riunioni internazionali.
“AFFERMIAMO che in difesa del libero scambio e della pratica trasparente del commercio internazionale, risulta inaccettabile l’applicazione di misure coercitive unilaterali che colpiscono il benessere dei popoli e ostacolano i processi di integrazione.
“RIFIUTIAMO della forma più energica la applicazione di leggi e misure contrarie al Diritto Internazionale come la Legge Helms-Burton e esortiamo il Governo degli Stati Uniti d’America che metta fine alla sua applicazione.
“CHIEDIAMO al governo degli Stati Uniti d’America che compia con quanto disposto nelle 17 risoluzioni approvate dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e ponga fine al blocco economico e commerciale e finanziario che mantiene contro Cuba.”
Inoltre consideriamo che hanno fracassato tutti gli intenti di imporre un isolamento a Cuba, che oggi è parte integrante della Regione Latino Americana e dei Caraibi, membro del Gruppo di Rio e di altre organizzazioni e meccanismi regionali, che sviluppa una politica di cooperazione e solidarietà con i paesi della regione, che promuove la piena integrazione dei popoli latinoamericani e caraibici, per tanto, che non esiste ragione alcuna che possa giustificare la sua esclusione dal meccanismo del Summit delle Americhe.
13) I paesi sviluppati hanno destinato non meno di 8 miliardi di dollari per riscattare la struttura finanziaria che era crollata. Sono gli stessi che non rispettano i loro impegni riguardo alla destinazione di piccole cifre per raggiungere le Mete del Millennio o il 0,7% del PIL per l’Aiuto Ufficiale allo Sviluppo. Mai prima si era visto tanto nitidamente la ipocrisia del discorso dei paesi ricchi. La cooperazione deve stabilirsi senza condizioni e deve adeguarsi alla agenda dei paesi recettori semplificando le pratiche, rendendo accessibili le risorse e privilegiando i temi di inclusione sociale.
14) La legittima lotta contro il narcotraffico e il crimine organizzato, e qualsiasi altra manifestazione delle cosiddette “nuove minacce” non devono essere utilizzati come scusa per portare avanti attività di ingerenza e intervento contro i nostri paesi.
15)Siamo fermamente convinti che il cambio, nel quale tutto il mondo ha speranza, solo può venire dall’organizzazione, mobilitazione e unità dei nostri popoli.
Come affermava Il Liberatore:
“L’Unità dei nostri popoli non è semplice chimera degli uomini, ma l’inesorabile decreto del destino”
Simòn Bolivar
traduzione di Alessandro Bombassei