La legge sulla Tutela del risparmio varata ieri dal Consiglio dei ministri è ancora avvolta nelle nebbie. I testi degli emendamenti governativi, infatti, sono ora all’esame degli uffici della Camera che ne devono valutare l’ammissibilità. Tuttavia il ministro Tremonti ne ha fornito gli indirizzi più significativi in conferenza stampa. Eccone i punti fondamentali. Nomina del Governatore. Per l’assegnazione della poltrona più importante di Palazzo Koch il ruolo del governo, a differenza di quanto accaduto finora, diventa fondamentale. Infatti l’esecutivo propone il nome del «papabile» al Quirinale che firma, dopo aver sentito «il parere del Consiglio superiore di Bankitalia», cioè dell’istituto che fino a oggi indicava autonomamente il nome del «candidato», garantendo così la completa autonomia della banca centrale. Al presidente della Repubblica resta il potere di firmare o meno la nomina, ma il peso del governo diventa fondamentale, rovesciando i rapporti finora esistenti.
Scadenze. Il mandato del Governatore non sarà più illimitato – come da sempre era stato – ma limitato a sei anni e rinnovabile per un solo ulteriore mandato. Limiti di tempo anche per l’altro istituto di governo di Bankitalia, il direttorio, la cui nomina resta, invece, una prerogativa del Consiglio superiore dell’istituto. E’ prevista una fase transitoria e il rinvio allo statuto di Bankitalia perché in prima applicazione si eviti la decadenza integrale di tutto l’organismo. Lo statuto dovrà definirere le scadenze per consentire la continuità dell’organismo. Per evitare una gestione monocratica – quella imputata da più parti a Fazio – le decisioni dovranno essere prese collegialmente da tutto il vertice di Bankitalia.
Compiti. Le competenze sulla concorrenza bancaria sono affidate congiuntamente alla banca centrale e all’Antitrust. Su questa decisione permane un dubbio di di ammissibilità su cui si dovrà pronunciare la camera dei deputati: infatti i poteri di controllo sulla concorrenza bancaria sono già stati oggetto di emendamenti alla riforma del risparmio bocciati da camera e senato. Per quanto riguarda il passaggio in mano pubblica della proprietà delle banche è stata decisa una moratoria di tre anni: il governo ha anche deciso di non congelare i diritti di voto delle banche.
Falso in bilancio. Si ritorna all’antico. Infatti il consiglio dei ministri ha deciso di aproffittare del ddl sul risparmio per allargare le maglie della definizione dei reati e delle relative sanzioni riciclando il testo licenziato in prima lettura dalla camera su forte pressione del governo. Secondo Tremonti «il meccanismo penale viene inasprito rispetto al 2002 e viene introdotto un nuovo tipo di reato, la lesione di attentato al risparmio nazionale». Ma il provvedimento, nel suo complesso, sembra proprio una depenalizzazione.