Il Cpe licenziato due volte

Oggi la legge sulle pari opportunità, comprensiva del Cpe, sarà pubblicata sul Journal Officiel (la Gazzetta ufficiale francese). Ma da lunedì nessun contratto Cpe verrà firmato, lo ha promesso il padronato, obbedendo all’ingiunzione di Jacques Chirac. L’Ump, il partito di maggioranza (e del presidente), presenterà – pare già il 4 aprile, il giorno della nuova e quinta manifestazione – un nuovo testo di legge per modificare il Cpe nei due punti controversi: la durata del periodo di prova e la comunicazione delle ragioni del licenziamento. Ma i socialisti hanno deciso di presentare una contro-proposta di legge, per abolire non solo il Cpe, ma anche il Cne, il fratello maggiore del contratto per i giovani, che ha le stesse caratteristiche ma che si applica da agosto a tutte le nuove assunzioni in imprese con meno di 20 dipendenti.
Il giorno dopo la dichiarazione solenne di Jacques Chirac la situazione è degna di Ubu Roi. Una legge votata dal parlamento, convalidata dal Consiglio costituzionale, promulgata dal presidente non verrà applicata per volontà dello stesso presidente. «Per evitare la crisi, è stato preso il rischio del ridicolo. Spero che non avremo le due cose» ha commentato il centrista François Bayrou. I sindacati, l’opposizione e gli studenti sono irritati e in preda alla costernazione. La giornata di scioperi e manifestazioni di martedì sarà imponente, affermano. Ieri e oggi, il coordinamento degli studenti è riunito a Villeneuve-d’Ascq. «Sapremo farci capire» dicono e promettono azioni di disturbo. Che sono già cominciate: occupazioni di stazioni, di caselli autostradali, anche di aeroporti, manifestazioni spontanee. A Parigi, la notte è trascorsa con una serie di iniziative dei giovani: si erano riuniti venerdì sera alla Bastiglia, per ascoltare l’intervento di Chirac, e appena sentita la parola «promulgazioone» si sono raggruppati in un corteo spontaneo che ha girovagato per tutta la notte da uno all’altro dei «luoghi simbolici» della capitale, circa 25 chilometri. Quattro-cinque mila ragazzi prima hanno cercato di raggiungere l’Eliseo, bloccati dalla polizia, poi l’Assemblea (dove alcuni hanno urinato sulla scalinata), in seguito il Senato, e l’inevitabile Sorbonne, dove ci sono stati momenti di tensione con le forze dell’ordine, lanci di corpi contundenti da un lato, lacrimogeni dall’altro. Poi è stata la volta del Palazzo di giustizia e in seguito di Montmartre, dove al canto dell’Internazionale è stato evocato il ricordo della Comune. Più tardi, dialogo con le prostitute di boulevard de Clichy e visita di fronte all’Opéra, dove gli spettatori in abito da sera sono stati chiamati in causa : «I pinguini sono con noi!». Le vetrine di un MacDonald’s sono andate in frantumi e il corteo spontaneo è finito all’alba con degli scontri con la polizia all’est di Parigi, dove gli uffici del deputato Ump Pierre Lellouche (amico di Sarkozy) sono stati saccheggiati. I fermati sono stati un centinaio.
Le organizzazioni degli studenti sono determinate a continuare la battaglia. L’Unef intende raccogliere la sfida del «braccio di ferro» voluta dal governo. «Ci sentiamo disprezzati dall’autismo di Chirac – afferma Bruno Juillard presidente dell’Unef – allora continueremo la mobilitazione. La sola via d’uscita a questa crisi è nella mani del governo. Che accetti semplicemente di dire che ha commesso un errore! Che ci dica che ritira il Cpe e che infine vengano aperte delle tratattive».
Ma l’apertura di trattative è ancora lontana. Ieri, il fronte sindacale era unito per invitare a una «forte mobilitazione» martedì. Jean-Claude Mailly di Fo, che ha definito «incomprensibile e inacettabile» la posizione di Chirac ha però affermato che non chiuderà «la porta a una discussione con i parlamentari, ma per ripetere che il Cpe va ritirato». Per Bernardt Thibault della Cgt, «rimaniamo nel quadro di un contratto di eccezione per i giovani e l’invito del presidente a negoziare degli aggiustamenti al Cpe non ha nessuna possibilità di successo». Per François Chérèque della Cfdt, «il presidente non lascia nessuno spazio alla trattativa poiché ha già detto cosa dovrà esserci nella prossima legge che dovrà essere redatta in fretta»: riduzione del periodo di prova a un anno (cosa che di fatto svuota il Cpe, perché già oggi è legale accumulare due contratti a termine di sei mesi l’uno) e reintroduzione della giustificazione del licenziamento.
Gli 11 partiti e organizzazioni di sinistra si sono riuniti ieri mattina nella sede del Pcf. Hanno deciso di stampare volantini comuni per la manifestazione del 4, con un appello congiunto per la mobilitazione e per l’apertura di trattative. Ma i leader della sinistra, che parlano ormai di «crisi di regime», non sono riusciti a mettersi d’accordo su un meeting comune. Si rivedranno, assieme ai rappresentanti degli studenti mercoledì 5 per decidere come andare avanti.