Il cortile di casa si mette in proprio

Inno di Spagna e d’Argentina, parata militare: Nestor Kirchner arriva a Madrid, terza visita ufficiale da quando è presidente, e ci arriva per sollecitare un «voto di fiducia» internazionale sul suo paese. Incontrerà Zapatero, i reali, imprenditori e dirigenti politici. Obiettivo del viaggio, rinforzare le relazioni bilaterali. Cioè «vendere» la nuova Argentina a un mercato diverso dal solito, quello dominato dagli Stati uniti.
I rapporti tra gli Stati uniti e l’America latina sono da sempre guidati dallo spirito della dottrina Monroe: «America agli americani». Agli inizi dell’Ottocento sembrava un incoraggiamento verso l’indipendenza dalla Spagna, ma con gli anni il significato divenne più chiaro: per «America» si doveva intendere l’intero continente da nord a sud, ma per «americani» solo i cittadini degli Stati uniti. Da allora l’America Latina è diventata il loro «cortile di casa». Questa egemonia nordamericana negli ultimi anni ha cominciato a vacillare.
Nel 1989, con il Consenso di Washington, e nel 1990, con la cosiddetta Iniziativa per le Americhe, si rinnova la dottrina Monroe e si stabiliscono nuove linee politiche per la regione. Con la crisi dell’Urss, la caduta del Muro di Berlino e lo smembramento delle politiche nell’area socialista, il Consenso di Washington sarà esteso al resto del pianeta. In realtà questa richiesta di riforme strutturali ha poco del consenso in quanto sia la Banca mondiale, sia il Fondo monetario internazionale hanno sempre subordinato la concessione di prestiti all’adozione di politiche ispirate al neoliberismo. L’America Latina è stata costretta a smantellare le proprie strutture protezioniste e aprire i propri mercati ai prodotti delle multinazionali per avere un alleggerimento della stretta delle istituzioni creditizie. La conseguenza è stata l’aumento del debito estero, la distruzione della capacità produttiva, privatizzazioni selvagge e l’impoverimento generale.
Le successive vittorie di Chavez (Venezuela), Lula (Brasile) e Kirchner (Argentina) e la violenta rivolta che nel dicembre 2001, a Buenos Aires, ha messo alla porta il modello del Fmi sono il segno di una nuova stagione. Oggi questa tendenza si è rafforzata con le vittorie di Vázquez (Uruguay), Bachelet (Cile) e Morales (Bolivia) e l’incorporazione di Venezuela al Mercosur, il mercato comune regionale. Questa tendenza è costruita in contrapposizione alle pressioni degli Stati uniti per un mercato unico delle Americhe (Alca) di chiara matrice neoliberista. La visita di quattro giorni iniziata ieri da Néstor Kirchner in Spagna è indicativa di questo cambiamento.
Nel periodo 1990-2000 i classici investimenti degli Stati uniti sono stati affiancati da un deciso intervento spagnolo (25,2% contro un 37,2% degli Stati uniti nel decennio) che ha acquistato molte aziende di servizi. Così Aerolineas Argentinas è stata prelevata dall’Iberia; Ypf, che monopolizzava il petrolio argentino, è passata alla Repsol; i telefoni sono andati alla Telefonica, la luce, l’acqua, il gas, le autostrade, molte banche e alberghi sono finiti in mano spagnola. Il ritorno della Spagna in America Latina non è gradito a Washington che ha già messo in atto, senza successo, diverse strategie per neutralizzarla. Se le politiche del periodo precedente erano indirizzate alla privatizzazione dell’economia e alla diminuzione del ruolo dello Stato, ora la tendenza è per il recupero di alcune leve strategiche che riguardano l’interesse comune della nazione e per una maggiore presenza dello stato.
In Spagna Kirchner vuole recuperare parte del pacchetto azionario di Aerolineas Argentinas venduto a Iberia e al gruppo spagnolo Marsans e incontrare i dirigenti della Repsol-Ypf, l’azienda petrolifera che sfrutta il greggio in Argentina, per arrivare ad accordi sulle tariffe con altre aziende pubbliche privatizzate con capitale spagnolo, come Gas Natural e Endesa. Dopo la nazionalizzazione degli idrocarburi decisa da Evo Morales in Bolivia, il governo spagnolo è preoccupato. Repsol-Ypf spera che Kirchner assicuri a Zapatero che in Argentina non saranno cambiate le regole del gioco. Questo significherebbe che le discusse concessioni di alcune aree di sfruttamento e altre licenze cedute nell’era delle privatizzazioni di Menem non saranno messe in discussione. La paura degli industriali spagnoli ha trovato nuove ragioni dopo che Kirchner ha applaudito la politica di nazionalizzazione delle risorse naturali adottata da Morales e l’ingresso del Venezuela di Chavez nel Mercosur. Forse, come ha dichiarato l’ex ministro di economia Roberto Lavagna al Financial Times, Kirchner vuole accentuare una svolta a sinistra. Ben venga!