«Non si può non tener conto del voto di 5 milioni di lavoratori. Fin dall’inizio abbiamo detto che la manifestazione del 20 ottobre contro il precariato non ci sembrava giusta nella forma e nella piattaforma. Dopo il referendum e il sì dei lavoratori al Protocollo d’intesa sul welfare ci sembra ancora meno opportuna». Fabio Mussi, leader di Sinistra democratica e ministro della Ricerca del Governo Prodi, prende nettamente le distanze dal corteo di protesta organizzato da Prc e Pdci. «Io non ci sarò, noi non ci saremo, il nostro movimento non aderisce». Insomma, «la manifestazione sarebbe meglio non farla».
Divisi sul corteo, e divisi anche in Consiglio dei ministri.
Il 12 ottobre non è la tomba della «Cosa rossa»?
Il sì con riserva mio e di Pecoraro Scanio e l’astensione di Ferrero e Bianchi sono posizioni molto più vicine di quello che appare. Le nostre critiche sugli usuranti e sui contratti a termine sono simili. Credo che sul voto di oggi in Consiglio abbia pesato soprattutto la manifestazione del 20: tra otto giorni, passato lo scoglio, le posizioni si ricomporranno. Insomma, deve passare il 20 ottobre. Io credo ancora nel progetto di riunire tutta la Gauche fuori dal Partito democratico. Insieme abbiamo già ottenuto risultati concreti, con la Finanziaria e con le modifiche al Protocollo, in favore della parte più debole e più povera della popolazione. Proprio il Sole 24-Ore ha titolato “la sinistra strappa 2 miliardi sul welfare”. Continueremo su questa strada. D’altra parte ci sarà concessa qualche piccola divisione nel momento in cui una candidata alle primarie del Pd accusa gli altri di brogli e un altro candidato dichiara di tenere il fucile sotto il cuscino.
Perché la riserva in Consiglio? Non le sembra un’anomalia?
Sono soddisfatto della modifica sui contratti a termine e considero il Protocollo un buon punto di compromesso sulle pensioni, sui giovani e sulle donne. La mia perplessità, e da qui la mia riserva, è sugli usuranti: se non c’è più il numero massimo di pensionamenti anticipati c’è però il tetto di spesa. Dubito che si possano indicare gli aventi diritto e poi dire, a un certo punto, che i soldi sono finiti. Se non lo si farà in Parlamento sarà il primo degli esclusi per mancanza di fondi a cambiare la norma rivolgendosi alla Corte costituzionale.
Confindustria ha giudicato le modifiche sui contratti a termine «non lievi e peggiorative» dell’intesa di luglio. Questo può creare problemi alla validità del Protocollo?
La formulazione del Protocollo sui contratti a termine era ambigua: nel Ddl ci siamo limitati a sostituire «eventuali reiterazioni» con «reiterazione». L’obiettivo di limitare l’uso dei contratti a termine per contrastare la precarietà del lavoro, che nella maggior parte dei casi passa proprio attraverso questo strumento, era nel programma dell’Unione. Così come era nel programma dell’Unione l’eliminazione dello staff leasing, che invece è rimasto. E anche il programma dell’Unione, mi permetto di ricordare, era un buon protocollo, votato da alcuni milioni di persone. Quanto poi all’«assistenza di un rappresentante di un sindacato comparativamente più rappresentativo a livello nazionale» per ottenere la proroga del contratto a termine dopo i tre anni, credo che Confindustria stessa non abbia interesse alla proliferazione dei sindacati “gialli”.