Il Contratto mondiale: ecco la ricetta per non restare a secco

Abbiamo chiesto a Emilio Molinari, presidente della sezione italiana del Contratto mondiale dell’acqua un punto sull’emergenza idrica dal punto di vista dei movimenti.
«Faremo una una riunione del Contratto il giorno 29 aprile, ma credo che ci sia consenso tra noi, sui punti principali. In primo luogo voglio confermare che la campagna di raccolta delle firme per la legge d’iniziativa popolare va molto bene. Le manifestazioni e i banchetti sono luoghi di discussione politica e di informazione militante su quello che avviene – e su quello che non avviene – in tema di acqua. Una seconda premessa riguarda la “nostra” campagna: l’allarme generale dimostra che non si trattava di una campagna catastrofista. Da sette anni, da quando abbiamo cominciato, insistiamo sull’emergenza acqua: un’emergenza globale che riguarda tutti i viventi. Ora si sta verificando qualcosa che vedono tutti: siamo tutti “dentro” un momento difficile che dobbiamo affrontare insieme. Questa è la politica, non altro. E se essa si sottrae a ogni proposta di cambiamento, se continua nella sua incapacità di scegliere e di indicare un percorso, allora è il fallimento.
«La prima cosa da fare e un elenco, breve, di priorità. In primo luogo, si deve garantire a tutti l’acqua nel rubinetto. Poi si deve assicurare la vita dei fiumi e dei corsi d’acqua. In terzo luogo, regione per regione, si devono pianificare e coordinare gli usi idrici, con il concorso di contadini, lavoratori, associazioni, ambientalisti, sindaci. Anche la stampa deve essere della partita, perché bisogna conoscere, partecipare, decidere insieme, visto che vi saranno priorità da scegliere e sacrifici da deliberare insieme.
«Bisogna bloccare le idiozie: c’è chi sogna di dare l’assalto, con piccole dighe, a piccoli corsi d’acqua per ricavarne energia elettrica. C’è che vuole convertire l’agricoltura al tutto-mais e al bioetanolo, per utilizzare oltretutto i quattrini sperperati dall’Europa. La monocultura di bioetanolo che si va prospettando mangia (se posso dire così) un casino di acqua e oltretutto riempie le falde di anticrittogamici. In questa situazione è necessario far sì che gli agricoltori non trasformino la pianura padana in una monocultura di mais che certo è molto remunerativa, in presenza dei finanziamenti dell’Ue che sarebbe meglio bloccare subito.
«In altre parole, occorre ridisegnare l’agricoltura e le sue richieste di acqua. E questo lo si può fare, a partire dall’azione del governo, che potrebbe far propria l’idea dell’acqua bene comune. Se si vuole evitare di trovarci, il 10 luglio, con l’acqua alla gola (ma sarà meglio dire: con l’acqua che non arriva neppure alle caviglie), anche la stampa sarà uno strumento decisivo, per informare e per togliere di mezzo le sciocchezze. Si può parlare contro qualche consumo? In un’emergenza come quella che si apre, per dare acqua a tutti i rubinetti, si devono sacrificare in larga misura i condizionatori. E fin qui tutti sono d’accordo. Ma si devono tagliare anche piscine, campi da golf, sci d’alta montagna che significano erosione dei ghiacciai – quelli rimasti – per fare neve finta con ghiaccio triturato. Per fare queste mosse, occorre il consenso dei cittadini e ne occorre ancora di più per ridisegnare in modo non idroesigente l’agricoltura. Coltivare mais per produrre alimenti per gli animali – i maiali, per farne prosciutti, in particolare – cui si aggiunge il bioetanolo eurofinanziato per nutrire le automobili, è certo vantaggioso in termini economici. Ma quanto potrà durare? E gravi conseguenze a medio termine sono inevitabili.
«Infine, ma non è certo l’ultima cosa, serve una moratoria per quanto si muove in tema di proprietà dell’acqua che deve rimanere pubblica e bene comune. Il governo, infine, se c’è, batta un colpo, si dimostri capace di resistere ai poteri forti degli elettrici e della Confagricoltura.
«Mi viene in mente che la dimensione dei nostri problemi, in tema di acqua e di energia è una lotta di solidarietà generale; è una Resistenza che riguarda tutti. Oggi la crisi idrica mondiale è un grande scenario sul quale ognuno di noi umani agisce. Si vede che fa, si vede quando sa rinunciare a qualche vantaggio, a favore degli altri».