Il Congresso vaglierà 32 miliardi di appalti

Privatizzare la guerra per evitare i controlli dei politici, eletti da cittadini che finanziano con i loro contributi la privatizzazione dei servizi militari. Inoltre privatizzare alcune operazioni militari fuorilegge per proteggere i responsabili politici da ripercussioni legali. Aggiungete il sistema di «porte girevoli» in cui i capi del Pentagono vengono assunti il giorno dopo le loro dimissioni come direttori o consulenti delle società che vendono questi servizi alle forze armate e avrete un sistema perfetto. O quasi, se non fosse per l’arroganza, la corruzione e l’avidità dimostrate dai «contractors» Usa in Iraq.
Per tre anni e mezzo qualsiasi supervisione politica o amministrativa sulle spese dei «contractors» in Iraq è stata compiuta dal Pentagono e dalla maggioranza repubblicana in parlamento. I democratici che si insedieranno da gennaio al congresso e al senato non avranno problemi a lanciare inchieste su queste compagnie, perché la frode e la corruzione sospettata hanno nuociuto alle stesse forze armate: i «mercanti di guerra» hanno fatto profitti sacrificando la salute e la vita dei soldati americani. Il documentarista Robert Greenwald ha appena prodotto un documentario su questo tema, «Iraq for Sale», avvalendosi delle inchieste del deputato Henry Waxman, che a gennaio guiderà una commissione d’inchiesta sulle spese per l’Iraq, e di numerosi testimoni disgustati dalla mancanza di patriottismo delle compagnie per cui lavoravano.
La lista delle denunce è lunga, alcune risalgono all’inizio della guerra. Per comprendere l’ampiezza dello scandalo bisogna ricordare che sin dall’inizio dell’occupazione dell’Iraq la Casa bianca ha imposto contratti senza gare d’appalto. I più grossi erano contratti «cost-plus», che permettono alla compagnia di farsi rimborsare tutti i costi e poi applicare a questa somma una percentuale di profitto. L’incentivo a massimizzare i costi è evidente: a spese del contribuente.
Esempi? Halliburton, l’azienda guidata dal vicepresidente Dick Cheney prima di entrare alla Casa bianca, è accusata di aver approvvigionato di acqua contaminata le truppe Usa, che la usavano come potabile; di aver incassato 200 milioni di dollari per pasti mai consegnati alle truppe; di aver trasportato carburante per le forze armate a 2,64 dollari al gallone mentre la difesa Usa faceva la stessa cosa per metà prezzo. In un contratto, Halliburton è riuscita a farsi pagare 617mila dollari per dare bevande non alcoliche a 2.500 soldati: 247 dollari a testa. Halliburton è accusata di far correre su e giù per l’Iraq camion vuoti: quando se ne ferma uno (costano 75.000 dollari) per una ruota bucata o un filtro dell’olio intasato, la Halliburton ordina ai suoi autisti di bruciarlo.
Quanto agli appalti per la ricostruzione, la situazione è ancor peggiore. Stewart Bowen è il capo dell’Ispettorato speciale per l’Iraq, un ufficio creato nel 2004 per calmare le proteste provocate dai primi scandali: in ottobre ha testimoniato davanti a una commissione di democratici che una succursale di Halliburton, la «Kellog, Brown & Root», consegnava i documenti contabili che le venivano chiesti per i controlli col timbro «diritti di proprietà riservata». Siccome è una compagnia privata quei documenti – che indicavano il numero di camion usati o i salari pagati – diventavano segreti commerciali. E quindi Bowen non poteva trasmetterli alle agenzie statali competenti per i necessari controlli.
Poco dopo la testimonianza di Bowen, una nota nella legge per finanziare le spese militari firmata da Bush in ottobre ha eliminato il suo ufficio. Solo la vittoria dei democratici alle elezioni ha permesso il salvataggio dell’Ispettorato speciale per l’Iraq: l’8 dicembre il Congresso ha approvato la sua estensione fino all’ottobre 2007. L’Ispettorato per l’Iraq controlla appalti per 32 miliardi di dollari. Fino ad oggi ha accertato già 25 casi di frode, segnalandoli al ministero della giustizia. Quattro di questi casi hanno già portato ad arresti.
In Iraq persino la tortura ha finito per produrre dividendi. Dopo lo scandalo di Abu Ghraib, il rapporto redatto dal generale Taguba per il Pentagono ha rivelato l’esistenza di appalti per interrogatori dati alla compagnia Caci. Il contratto non obbligava la Caci ad assumere personale con esperienza o addestramento negli interrogatori: 11 dei 31 impiegati assunti per questo fine non avevano alcuna esperienza. A differenza dei militari coinvolti (come la soldatessa Lynndie England, condannata a tre anni, o l’unica generale donna dell’esercito Usa, Janis Karpinski, rimossa) nessun impiegato o dirigente Caci ha subito ripercussioni. Grazie a una legge emanata dell’ex «viceré» americano Paul Bremer quando governava l’Iraq, i «contractors» non sono soggetti al codice militare americano né alle leggi dell’Iraq.