Il terzo congresso provinciale della Fiom di Torino coincide con la riunione della giunte esecutiva di Federmeccanica che dovrà anche decidere qualcosa sul contratto dei metalmeccanici. In diretta dunque i delegati che oggi saranno a congresso potranno apprendere e discutere gli sviluppi della trattativa. «Anche perché – spiega Giorgio Airaudo, segretario Fiom di Torino – dopo le minacciate divisioni tra sindacati, le organizzazioni hanno ritrovato unità rilanciando e dicendo a Federmeccanica che deve dare risposte». La Fiom di Torino è la più grande Fiom d’Italia. Con 22.620 iscritti è presente in ben mille aziende. Le Rsu elette sono 1.195. La partecipazione al voto sulle tesi che saranno discusse al congresso della Cgil è stata molto alta: quasi 15 mila votanti per un risultato che premia le tesi di Gianni Rinaldini (che ottiene nella provincia torinese ben il 96% dei consensi, portando in dote al congresso Cgil in programma giovedì il 40% a proprio favore). La prima lancia un nuovo modello contrattuale e la redistribuzione della produttività nel contratto nazionale. La seconda prevede che siano i lavoratori a decidere su tutti gli atti negoziali, dal contratto in giù. Una pratica già metalmeccanica: infatti, qualunque sia l’accordo raggiunto dai sindacati, sono i lavoratori a dire l’ultima parola e quindi ad approvarlo o respingerlo.
E poi c’è la «strana alleanza» che ha visto fianco a fianco in questi ultimi mesi la Fiom e il movimento no Tav. «In realtà – dice Airaudo – non c’è nulla di strano. Questi pezzi di movimento, dagli ambientalisti, ai no Tav sono nostri naturali alleati. Perché, come dice il titolo del nostro congresso, pensiamo a “lavoro e democrazia per un nuovo modello di sviluppo”». Al centro devono tornare i lavoratori, le persone, e non le merci. E «democrazia» deve essere la parola d’ordine. «Che significa – dice ancora Airaudo – meno decisionismo e più decisioni. Così noi vogliamo che a scegliere sia la gente su una questione come l’investimento di 15 miliardi di euro pubblici. Li vogliamo investire per l’alta velocità o preferiamo invece impegnare queste risorse per l’arrivo di un motore equocompatibile a Torino?». Torino che ormai è, come sottolineano alla Fiom, la capitale italiana della cassa integrazione: è qui, in quella che una volta era la capitale dell’auto, che ormai si fa il 15-20% della cassa integrazione in Italia.