Il conclave colpito al «cuore»

Bilancio. Le intese su Iraq e diritti civili non bastano a dare il via libera su politica fiscale e sostegno allo sviluppo. Ma sul no alla «politica dei due tempi» e alle «lacrime e sangue» tutti d’accordo

A detta di tutti i partecipanti un bilancio «largamente positivo», tuttavia le differenze che pesano, quelle al «cuore dell’economia», restano. Pur dentro un quadro di «larghe intese» e di «consenso strategico», il gioco si fa duro e il conclave sul programma dell’Unione nella lussuosa villa di San Martino in Campo non scioglie i nodi su politica economica, Mezzogiorno e sviluppo. Su una cosa però tutti i segretari dell’Unione e Prodi hanno convenuto: niente lacrime e sangue subito per poi intervenire sulla crescita. «Dobbiamo ancora discutere in maniera organica ma sul no alla politica dei due tempi siamo tutti d’accordo», assicura Ricky Levi, braccio destro di Prodi.

Dopo l’accordo su riforme, unioni civili (purché non si chiamino «Pacs» o «matrimoni»), Iraq (su cui restano alcuni «emendamenti» di Verdi e Pdci), scuola e immigrazione (i Cpt, almeno come li conosciamo oggi, non ci saranno più), il seminario unionista non è riuscito a mettere a punto il programma economico e la politica fiscale. Troppo ampia la distanza sul «cuore dell’economia, l’economia reale e il risanamento della finanza», commenta perplesso Bertinotti lasciando l’Umbria: «Noi non vogliamo solo dei correttivi a quanto fatto fin qui perché pensiamo che bisogna proprio cambiare registro. La discussione è aperta».

Le due visioni di partenza sono intatte: da un lato la liberalizzazione «blairiana» proposta dalla Margherita e (in certi settori) dalla Quercia; dall’altro il paletto irrinunciabile su «beni comuni» e «controllo pubblico dei servizi» di Prc, Pdci e Verdi. Piero Fassino, architrave della due giorni perugina, è ottimista: «D’ora in avanti nessuno potrà dire che chiediamo solo un voto contro Berlusconi. Chiediamo un voto per governare l’Italia e per restituire agli italiani quelle speranze che la destra gli aveva promesso. Su ogni punto abbiamo trovato soluzioni serie, adeguate e condivise». Che l’intento sia tassare le rendite finanziarie e la decontribuzione del lavoro salariato, per esempio, la Quercia è d’accordo mentre la Margherita un po’ meno. Ma se si parla di legge 30 e riforma delle pensioni Bersani e Rutelli sono un sol uomo nel criticare Bertinotti che boccia il collegamento delle prestazioni sociali con lo sviluppo economico e la flessibilità del lavoro.

«Se le soluzioni non si esasperano le soluzioni sono a portata di mano», suggerisce il leader della Margherita. La quadra è demandata al «tavolo dei tavoli» guidato da Papini (ne fanno parte Bersani, Treu, Villetti, Fabris, De Cesaris, Marino, Bonelli, Morangiu e Calò). Sarà qui che si preparerà la bozza definitiva. Che si deciderà, per esempio, se sancire la democrazia sindacale con il referendum sui contratti o se liberalizzare i trasporti nelle grandi città. «Privatizzare acqua e servizi pubblici non fa proprio parte del mio cammino», attacca il segretario del Prc. Prodi sorride: «Torni sempre sul modello francese». «Fausto, il tuo cammino è il nostro calvario», punge Fassino. Battute che in altri tempi avrebbero balenato rotture clamorose sono state invece accolte tra i sorrisi. Il clima è disteso e è più facile vedere il bicchiere mezzo pieno.

Che l’intesa sulla politica economica fosse però lontana era intuibile anche per la scelta (prodiana) di frammentare un argomento così importante in 3 o 4 «tavoli» diversi: ma aver rimandato la soluzione non rappresenta, per ora, una rottura. «I margini per un compromesso positivo ci sono tutti – dice Walter de Cesaris di Rifondazione -il seminario non è la fine di un percorso, anzi». Oltre alla «quadra» economica Papini e «co.» dovranno vagliare tutti gli emendamenti presentati. I Verdi, per dire, ne hanno scritti diversi: uno sul disarmo, un altro che esplicita la natura «tecnica» della «consultazione» con il governo iracheno per il ritiro, un altro ancora per la finanza etica. Il Pdci chiede l’obbligo scolastico a 18 anni entro il 2011. Rifondazione incassa l’assenza dal programma del sistema maggioritario che Prodi aveva preteso alla «convention» dei Ds e il superamento dei Cpt visto come il fumo negli occhi da Rutelli. I dieci «saggi» dovranno proporre entro il 15 gennaio una bozza definitiva. Il documento sarà poi presentato nelle assemblee regionali e nell’appuntamento nazionale che segnerà il via alla campagna elettorale.