Il colonialismo che…democratizza!!!

17 dicembre 2009

I colonialisti tentano di giustificare le loro invasioni e colonizzazioni di terre di altri popoli attraverso motivazioni varie; diversamente dai primi colonialisti del XVIII, XIX e dell’inizio del XX secolo, i moderni colonialisti cercano di giustificare le loro invasioni di queste terre affermando di aspirare alla democratizzazione e alla liberazione dei paesi, dei popoli e delle regioni prese di mira.

Gli invasori europei delle Americhe, dell’Australia, della Nuova Zelanda ecc., senza esitazione dichiaravano che il loro scopo era quello di trovare nuovi territori da colonizzare e da sfruttare per i loro uomini bianchi civilizzati, senza menare il can per l’aia con giustificazioni prive di fondamento, come quella di voler modernizzare o liberare le popolazioni indigene e portare loro la democrazia. Al contrario, gli invasori affermavano senza mistificazioni che avevano tutta l’intenzione di sterminare le popolazioni indigene in modo da avere le terre libere e pronte per essere colonizzate dagli uomini bianchi dell’Europa civilizzata.

Gli Stati Uniti, che pretendono essere la più grande democrazia nel mondo, hanno invaso l’Iraq e giustificato la loro azione in quanto mossi dall’aspirazione a liberare gli Arabi iracheni dal loro regime dittatoriale e quindi per renderli democratici.

Le invasioni comandate dai due presidenti Bush, padre e figlio, hanno arrecato gravi danni al popolo iracheno e al suo territorio. L’Iraq era uno Stato che stava godendo di un considerevole standard di vita e di una qualità alta delle infrastrutture.

L’invasione ha finito col minacciare l’unità dell’Iraq, e ha procurato perdite umane per un milione e mezzo di morti, milioni di feriti con un’alta percentuale di disabili fisici totali, e molti neonati risultano gravemente deformi a causa del bombardamento di città e villaggi con armi illegali, in particolare usando munizionamento rivestito da uranio depleto.

Migliaia di scienziati e professori universitari sono stati presi di mira ed assassinati e quelli che sono sfuggiti alla morte hanno dovuto andarsene per salvarsi la vita, con il risultato della distruzione dei livelli e della presenza stessa di una vita accademica irachena; circa 4,7 milioni di Iracheni hanno dovuto abbandonare le loro sedi di residenza per posti più sicuri in Iraq e/o all’estero; l’agricoltura, l’industria ed altri tipi di risorse produttive e di reddito sono state duramente danneggiate.

D’altro canto, i Sionisti, con l’aiuto delle potenze colonialiste occidentali, specialmente della Gran Bretagna che, dopo la sua occupazione della Palestina e di altri paesi arabi, aveva costretto la Società delle Nazioni ad assegnarle il mandato sulla Palestina in modo da ottemperare alla Dichiarazione Balfour, che invitava a guardare con favore la creazione di una “casa nazionale per gli Ebrei in Palestina”, hanno finito con l’occupare totalmente la Palestina, con l’appoggio del movimento sionista.

I Sionisti hanno dato inizio alla loro pulizia etnica degli Arabi palestinesi con l’uso della forza delle armi, del terrore e dei massacri.

L’entità sionista, che afferma essere la sola democrazia in Medio Oriente e di possedere l’esercito più etico al mondo, con atteggiamenti assolutamente non democratici ha impiegato tutte le modalità e i mezzi per terrorizzare gli Arabi della Palestina e rubarne le terre e i loro beni mobili ed immobili, allo scopo di scacciarli dalle loro case quanto più possibile e di fare della Palestina terra bruciata dei suoi legittimi proprietari, gli Arabi palestinesi, e di spossessarli del loro inalienabile Diritto al Ritorno in Palestina.

Awni Farsakh ha scritto un articolo in lingua araba, in data 6 dicembre 2009, dal titolo: “Cosa ha concesso Netanyahu da negoziare?!”
http://www.alkhaleej.ae/App_Themes/news/images/general/plainline.jpg

“L’entità sionista, che afferma di avere la volontà di permettere agli Arabi palestinesi di instaurare uno Stato arabo-palestinese, sta continuamente colonizzando quelle parti di Palestina ancora non occupate dal 1967, e seguita a colonizzare la West Bank, compresa la parte occupata di Gerusalemme Est, annessa all’entità sionista come capitale indivisibile di “Israele”, (quella parte di Palestina occupata nel 1948). La dichiarazione di Netanyahu, che riguarda quello che ha definito “raffreddamento degli insediamenti” (colonizzazione) nella West Bank per un periodo di dieci mesi senza condizioni pregiudiziali, in realtà include un numero di condizioni che non si possono discutere, esplicite ed implicite.”

Farsakh ha aggiunto: “La principale delle condizioni nette, che gli Stati Uniti d’America hanno convenuto di tenere sotto silenzio, è la continuazione della colonizzazione di Gerusalemme Est e la sua estensione in profondità alla West Bank occupata, creando una forzatura su ciò che anche i Sionisti avevano concordato, vale a dire che Gerusalemme non era oggetto di negoziazioni, quantunque venisse inclusa negli accordi di Oslo come “materia per un’intesa finale”.

Nello stesso tempo, l’Unione Europea insiste sulla creazione di uno Stato Palestinese all’interno dei confini del 4 giugno 1967.”

Inoltre, ancora il 6 dicembre 2009, veniva pubblicato il “Rapporto annuale 2009 dell’ACRI” [ACRI = Associazione per i Diritti Civili in Israele], che metteva in piena luce il razzismo montante e le accresciute violazioni dei diritti.

Il rapporto, benché preparato da un’organizzazione “Israeliana”, ha smascherato il mito della cosiddetta democrazia nella entità sionista che afferma essere “la sola democrazia in Medio Oriente”.

Dana Weiler-Polak ha scritto sul giornale sionista “Haaretz” un articolo dal titolo: “Il rapporto sui diritti civili descrive minutamente il razzismo in Israele in tutte le sue molteplici sfumature.” http://www.haaretz.com/hasen/images/0.gif,

“La realizzazione dell’intero spettro dei diritti è ora, più che mai, dipendente da ciò che noi diciamo o pensiamo, da quale gruppo etnico noi apparteniamo, da quanto denaro possediamo, e da altro ancora. Noi abbiamo la libertà di esprimere noi stessi e di dimostrare – solo se non diciamo nulla di sgradevole, allora abbiamo il diritto di eguale trattamento e di pari opportunità – solo se noi siamo “leali” con lo Stato, allora abbiamo diritto all’assistenza sanitaria – solo se noi abbiamo abbastanza denaro, allora possiamo permetterci i trattamenti e le cure mediche e avere il diritto ad una abitazione adeguata – solo se il nostro modo di pensare, le nostre ideologie e il nostro stile di vita sono accettabili.”

(Solo sotto determinate condizioni, come viene segnalato dal rapporto, “lui è uno di noi!”)

Secondo l’ACRI, “Porre condizioni ai diritti è contrario al principio dell’universalità dei diritti dell’uomo”, e come ha dichiarato il Presidente dell’ACRI, il famoso scrittore Sami Michael, “Ogni individuo possiede diritti fondamentali come essere umano e questi diritti sono inalienabili. Proprio come i diritti non possono subire condizioni, nemmeno la democrazia può venire condizionata. Come tali, i condizionamenti ai diritti minano le vere fondamenta della democrazia israeliana.” “Israele”, come entità colonialista che discrimina vari gruppi dei suoi “cittadini”, sui quali il rapporto riferisce, non può essere considerata un’entità democratica, visto che contraddice i valori e i principi dei Diritti Internazionali dell’Uomo.

Dana Weiler-Polak scrive nel suo articolo: “I diritti fondamentali in Israele sono sempre più condizionati dall’identità e dal genere di coloro che chiedono di attuarli”, in pieno accordo con la relazione annuale dell’Associazione per i Diritti Civili redatta in Israele.

Il rapporto descrive una realtà in cui “gli Arabi ricevono istruzione, lavoro, e forse diritti di cittadinanza solo se servono in armi o svolgono servizi per la nazione.”

Comunque, il rapporto puntualizza con chiarezza che la discriminazione e il razzismo non prendono come obiettivo solo i cosiddetti “Arabi di Israele”, ma colpiscono altre categorie costituite da Ebrei del tanto declamato “Stato ebraico”, che si definisce essere “l’unica democrazia nel Medio Oriente”.

Il rapporto include fra queste categorie, considerate di “cittadini di Israele” discriminati, gli Ebrei Falasha, trasferiti in Israele dall’Etiopia, come i quasi 300.000 Russi non-Ebrei (è ben risaputo che esistono anche non-Ebrei fra il milione di Russi che sono stati introdotti e insediati nell’entità sionista per ragioni razziste, per accrescere il numero di non-Arabi nel cosiddetto “Stato ebraico”), così come persone di altre religioni o disabili, o famiglie mono-parentali e non miste.

Il rapporto fornisce diversi esempi su quanto l’entità sionista sia lontana dall’essere una democrazia; una democrazia, che è stata imposta con il terrorismo e la forza delle armi, che continua a procedere con la politica del tentativo di sterminare la popolazione araba indigena per costruire lo “Stato ebraico”, seguendo gli stessi metodi a cui i colonialisti bianchi dell’Europa avevano fatto ricorso nel Nuovo Mondo, così venivano definite le Americhe.

Questa è la stessa politica a cui gli invasori europei hanno fatto ricorso nell’insediare quello che hanno definito come “la maggior democrazia del mondo”, politica che protegge, finanza ed arma il suo protettorato, il suo braccio colonialista proteso contro la patria araba e il mondo islamico.

Sempre si è ricorso alla pulizia etnica delle popolazioni indigene delle terre che venivano invase per colonizzarle, con la pretesa di stabilirvi democrazie bianche europee!!!

Jim Holstun, professore di inglese all’Università di Buffalo, ha scritto su “Counterpunch” un’introduzione ad un’intervista a Benny Morris con il corrispondente di “Haaretz” Ari Shavit, il 16 gennaio 2004, dal titolo “Survival of the Fittest – La sopravvivenza del più adatto, la selezione naturale”.

Nota: Benny Morris è la punta di diamante dei “Nuovi Storici” di Israele, che tanto ha fatto per creare una visione critica del Sionismo, delle sue espulsioni e dell’oppressione continua dei Palestinesi, delle sue pressioni, che necessitavano di una riparazione morale e politica.

Il suo libro del 1987, “La nascita del problema dei profughi palestinesi”, costituisce una cronaca delle uccisioni, del terrorismo e della pulizia etnica effettuati dai Sionisti, che nel 1948 hanno cacciato dalle loro case 600.000-750.000 Palestinesi, quindi confutando il mito che i Palestinesi se ne siano andati per ordine dei leader arabi.

Una seconda edizione di questo libro è attesa per questo mese, dove sono riportate cronache di ulteriori massacri e un numero, mai prima sospettato, di rapimenti ed uccisioni di donne palestinesi. Inoltre, Morris continua a fornire una indispensabile documentazione ai Palestinesi che stanno opponendosi all’eredità della Al-Nakbah, “La Catastrofe”.

Holstun ha aggiunto:

“Tuttavia, in una stupefacente intervista rilasciata di recente ad Ha’aretz, dopo avere riassunto le sue nuove ricerche, Morris procede giustificando la necessità della pulizia etnica nel 1948.

Morris biasima David Ben-Gurion di avere fallito nell’espulsione di tutti gli Arabi Israeliani, e suggerisce che può essere necessario finire il lavoro in futuro. Sebbene egli si definisca un sionista di sinistra, Morris si appella ed elogia il fascista Vladimir Jabotinsky, raccomandando per la soluzione della crisi attuale la costruzione di un “muro di ferro”.

Riferendosi al Muro di Sicurezza di Sharon, egli dichiara: “Per loro deve essere costruito un qualcosa come una gabbia. Io so che questo suona in modo terribile. Effettivamente si tratta di una cosa crudele. Ma non vi sono scelte. Siamo in presenza di un animale selvaggio che, in un modo o in un altro, deve essere rinchiuso.”

Morris definisce il conflitto fra Israeliani ed Arabi come una lotta fra civilizzazione e barbarie, e suggerisce un’analogia frequentemente disegnata sui Palestinesi, sebbene questi si trovino dall’altra parte della canna del Winchester: “Anche la grande democrazia Americana non avrebbe potuto essere creata senza l’annichilimento degli Indiani.”

E procedeva dicendo:

“Il candore glaciale di Morris effettivamente lo allontana dal regno dell’argomentazione razionale, e trasporta la visione fascista di Sharon della Grande Israele alla luce del giorno.

Non vi è alcun senso nell’affermare, “Voi manifestate il proposito di pulizia etnica”, quando Morris poi dichiara senza esitazione, “Vi sono circostanze nella storia che giustificano la pulizia etnica.” Non vi è alcun senso nell’affermare, “Voi non riconoscete la sofferenza dei Palestinesi”, quando, dopo avere redatto le cronache di tutta questa sofferenza in scrupolosi dettagli, Morris osserva brillantemente, “Voi non potete fare una frittata senza rompere le uova. Voi dovete sporcarvi le mani.””

Ritornando a Dana Weiler-Polak, che proseguiva citando il rapporto ACRI per criticare la cosiddetta democrazia colonialista dei Sionisti:

“Rispetto alla libertà di espressione, il rapporto denuncia: – “Nel 2009, vi è stato un aumento preoccupante delle violazioni sulla libertà di espressione, in particolar modo quando individui ed organizzazioni hanno criticato il governo.

Nel contesto della campagna legale e non violenta contro l’“Operazione Piombo Fuso”, sono state disperse manifestazioni, coloro che protestavano sono stati arrestati senza valido motivo, e molte richieste di tenere dimostrazioni non sono state accettate, a causa dei messaggi che venivano diffusi. Diverse norme di legge tentano di limitare la libertà di espressione in una maniera senza precedenti: la “Legge sulla Nakbah”, che designa il Giorno dell’Indipendenza di Israele, dovesse essere questo interpretato come un giorno di lutto, (i membri della minoranza araba indicano questo giorno come quello della “Nakbah” o della Catastrofe), rende passibili di incarceramento e la “Legge sulla Fedeltà” prevede la cancellazione della cittadinanza per coloro che non si dichiarano fedeli allo Stato.”

Weiler-Polak continua dichiarando:

“Il trattamento riservato agli attivisti e ai difensori dei diritti umani è assolutamente conforme alla reazione dell’entità sionista contro la libertà di espressione, quando ci si oppone all’ideologia sionista, come fanno gli attivisti e i difensori dei diritti umani, e questo viene rilevato dal rapporto: “Responsabili di decisioni e funzionari superiori all’interno del governo di Israele hanno operato per imporre il silenzio agli attivisti e ai membri delle organizzazioni per un cambiamento sociale, i cui messaggi non corrispondono alle loro direttive. Questo ha previsto campagne mediatiche aggressive, demonizzazione, la diffusione di false informazioni e tentativi di sabotare i loro finanziamenti.

Ad esempio, nei primi giorni di quest’anno, il portavoce dell’IDF (Forze di Difesa di Israele) attaccava con virulenza “Breaking the Silente – Rompere il Silenzio,” un gruppo che raccoglie testimonianze dei soldati che hanno prestato servizio nei Territori Occupati.

Un altro esempio fra i tanti: il Ministro dell’Interno Eli Yishai definiva le organizzazioni che difendono i diritti dei lavoratori migranti come una “minaccia all’impresa sionista.”

Gli Arabi nella Palestina occupata, che sono ritenuti essere cittadini dell’entità sionista, i cui governanti preferiscono denominare come “lo Stato Ebraico”, così come coloro che non sono di fede ebraica (almeno il 20% dei cosiddetti cittadini Arabo-Palestinesi), non possono essere considerati come cittadini effettivi, cosa che la grande maggioranza dei cittadini Ebrei sarebbe più che felice di ratificare.

Vi sono Arabi Palestinesi, che non sono stati espulsi dalle loro case e dalla loro terra dal terrorismo sionista, con l’aiuto del mandato/occupazione Britannico, con inizio nel 1947/1948 e continuato nel 1967 con le guerre sioniste di aggressione contro la popolazione araba indigena della Palestina, e sono continuamente costretti in un modo o nell’altro ad andarsene dalla Palestina occupata.

Molti Israeliani vorrebbero volentieri vederli sradicati sulle orme dei loro fratelli e sorelle come profughi in giro per il mondo e rimpiazzati da Ebrei e non-Arabi importati dai quattro angoli del mondo, la maggior parte dei quali sono stati convertiti al Giudaismo o dichiarati essere Ebrei.

Il rapporto aggiungeva:

“Cittadini Arabi di Israele – Diritti, se voi siete fedeli: Benché i cittadini Arabi di Israele abbiano sofferto una discriminazione di isolamento fin dalla costituzione dello Stato, particolarmente nello scorso anno hanno dovuto affrontare perniciosi attacchi ai loro diritti politici e civili.

Molti degli orientamenti citati in precedenza hanno condizionato le minoranze di Israele in modo tanto violento come proposto dalla “Legge sulla Nakbah” e dalla “Legge sulla Fedeltà”

Per di più, il Ministro degli Esteri Avigdor Lieberman ha annunciato che chiunque non presti servizio nell’esercito o non termini il servizio civile nazionale non dovrebbe essere accettato ai corsi di addestramento del Ministero degli Esteri. Il Ministro dell’Istruzione Gideon Sa’ar ha presentato progetti di offerta di incentivi finanziari per le scuole con alti tassi di induzione al militarismo. Queste condizioni sfacciatamente usurpano i diritti dei cittadini Arabi all’uguaglianza, visto che generalmente non prestano servizio nell’esercito. (Naturalmente queste sono scuse e coperture per molte altre “scuse” più razziste contro i Palestinesi in particolare e contro gli Arabi in generale). Però, queste condizioni sono discriminanti anche nei confronti degli Haredim (Ebrei ultra-ortodossi), delle persone disabili, e di altri. Inoltre, questi progetti rinforzano il pregiudizio – sostenuto da molti – che i cittadini Arabi costituiscano una quinta colonna.”

A seguire, un esempio di dati statistici presentati nel rapporto ACRI del 2009:

Razzismo: Solo metà degli Israeliani Ebrei ritengono che Ebrei ed Arabi devono avere uguali diritti. Il 55% pensano che lo Stato dovrebbe indurre gli Arabi ad emigrare, il 78% si oppone all’inclusione di partiti politici arabi nel governo e i 74 % degli Ebrei ritengono gli Arabi sudici ed immondi.

Privazioni: Molti dei 100.000 Arabi residenti in Gerusalemme Est non hanno accesso legale all’acqua, e questo provoca in loro condizioni malsane e la diffusione di malattie come la Epatite A. (Come citato più sopra, questo induce il 74% dei giovani Ebrei a pensare gli Arabi come persone poco pulite). Solo 55 fra i 15.000 bambini arabi della Gerusalemme Est in età da asilo infantile sono ammessi in asili municipali.

Sanità: La mortalità infantile nel sud di Israele è del 7.6 per 1000 nati vivi rispetto al 3.3 nell’Israele centrale. Il 30% dei percettori di basso salario e il 20% di malati cronici sono privi di copertura sanitaria o di cure assicurate dal servizio sanitario nazionale.

Violenza poliziesca fuori controllo: Nel 2005-2006 solo il 35 % delle denunce di violenze da parte della polizia è stato sottoposto ad inchiesta e i funzionari di polizia accusati sono stati portati in giudizio in solo il 3 % delle istanze.

Amira Hass, corrispondente di “Haaretz”, così ha scritto in un suo articolo dal titolo “Come Israele manipola i suoi cittadini”:

“Forse che i coloni dei nuovi insediamenti, che si stanno scontrando con le forze della legge e dell’ordine, non sanno che coloro che hanno commesso crimini – per minacce di natura razzista e per blocchi stradali, per avere su larga scala abbattuto alberi, provocato incendi, bastonato ed ammazzato Palestinesi – non sono stati sottoposti ad indagini o sono stati condonati e le loro azioni poste nel dimenticatoio con una strizzatina d’occhi?

“L’impressione dei coloni di essere traditi è naturale. Lo Stato e le sue istituzioni non ci hanno insegnato che il colono è un essere superiore a tutti gli altri?”

Adib Kawar è uno scrittore, ricercatore, traduttore e commentatore sulle questioni Arabo-Palestinesi e Sionismo. Pittore per hobby, si è laureato in lettere presso l’Università Americana di Beirut nel 1954. Nato a Nazareth in Palestina, residente a Beirut, Libano, è un ex-manager addetto all’industria e alle transazioni commerciali, ora a riposo.

Adib S. Kawar è membro di Tlaxcala, la rete di traduttori per la diversità linguistica.

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Fonte: Palestine Think Tank
Articolo originale pubblicato il 17 dicembre 2009.
URL di questo articolo su Tlaxcala: http://www.tlaxcala.es/pp.asp?reference=9552&lg=en