La religione non è, per tradizione, un tema di campagna elettorale in Francia. Ma, questa volta, i temi religiosi sono entrati surrettiziamente nelle dichiarazioni di alcuni candidati, mentre le diverse confessioni hanno cercato di intervenire nella discussione, approfittando del clima mondiale dove le questioni religiose sono tornate in primo piano. Inoltre, i riferimenti alla religione vengono usati per dire altre cose. Succede in particolare a destra e all’estrema destra. Nicolas Sarkozy ha elogiato in tv Giovanni Paolo II e ha evocato i «paesaggi francesi» costellati di belle chiesette. Un modo per riecheggiare, senza dirlo chiaramente, le «radici cristiane». E’ la teoria di Brigitte Bardot, che ha ripetuto più volte che le moschee rovinano il paesaggio. La trovata è di Jean-Marie Le Pen che ripete sempre di amare i paesaggi francesi con le chiese.
Il centrista François Bayrou si dichiara esplicitamente credente e cattolico, e si era fatto conoscere come tale quando, ministro della pubblica istruzione, aveva spinto un milione di persone a scendere in piazza contro la sua proposta di abolire la legge che impedisce agli enti pubblici di finanziare le scuole confessionali. Inoltre, aveva preso posizione a favore dell’inscrizione delle «radici cristiane» nel testo costituzionale europeo. Oggi Bayrou prende un po’ le distanze: «Ho molto rispetto per i vescovi – ha affermato – ma come governante non devo obbedire loro». Sarkozy, che si dice cattolico (e assicura «prego quando soffro»), ritiene che le religioni «abbiano diritto di dire la loro nei grandi dibattiti di società». Il candidato dell’Ump, che come ministro degli interni e dei culti aveva favorito la nascita nel 2003 del Consiglio francese del culto musulmano, ha oggi dei rapporti freddi con le organizzazioni musulmane. In tv si è lasciando andare ad affermare che la Francia non sa che farsene dei musulmani che «sgozzano l’agnello nella vasca da bagno». Inoltre, come il segretario del Ps, François Hollande (ma anche Bayrou), aveva portato il proprio sostegno a Charlie Hebdo in occasione del processo per la pubblicazione delle caricature danesi.
A sinistra la posizione ufficiale è laica. Ma Ségolène Royal ha riesumato da letture bibliche la storia dell’ «ordine giusto» e ammette di essere influenzata dall’educazione cattolica che ha ricevuto. Però resta ferma: non ci devono essere «interferenze tra le convinzioni religiose e gli affari pubblici. Lo stato non deve favorire nessuna religione né sssere influenzato da esse». Marie-George Buffet, Pcf, che si dice atea, afferma però che «i credenti nutrono la società e contribuiscono a darle un senso». Olivier Besancenot, Lcr, dice di preferire il credente impegnato a fianco dei sans papiers che un «ateo adoratore dei profitti». E afferma che i musulmani devono avere delle moschee decenti. Anche Sarkozy è d’accordo: «A cosa serve dire ai nostri compatrioti musulmani che hanno gli stessi diritti degli altri, se poi devono pregare nelle cantine e nei garage? Il problema del terrorismo lo troviamo nelle cantine e nei garage, e non alla grande moschea di Parigi o di Lione». Tra gli ebrei è scoppiata una polemica elettorale sulle prese di posizione un po’ troppo pro-Sarkozy delle gerarchie del Crif, ritenute non rappresentative della maggioranza dei cittadini di questa religione.
Le chiese hanno cercato di farsi sentire nella campagna. I musulmani dell’Uoif, l’unione più radicale riconosciuta ufficialmente, hanno reso noto il loro scontento. Contro Sarkozy a causa degli «agnelli nella vasca da bagno», ma anche contro Royal per le prese di posizione a favore della legge sul velo. Bayrou è invece considerato più positivamente, anche se l’islam deplora che la questione del ruolo di questa religione nello spazio pubblico non sia stata dibattuta. Un sondaggio dice che il milione e mezzo circa di elettori musulmani voteranno Royal al 46%, Bayrou al 16,8%, Besancenot al 13%, il 12,9% per Sarkozy e l’8,6% per Le Pen.
La chiesa cattolica ha pubblicato un testo Le nostre convinzioni cristiane di fronte alle prossime elezioni dove invita al «civismo cristiano» e afferma: «Non ci rassegnamo a diventare una setta ripiegata su se stessa». Ma non dà consegne di voto. I protestanti risultano secondo un sondaggio, per la prima volta, più a destra dell’insieme dei francesi: 34% per Sarkozy e 20% per Royal, 27% per Bayrou e 8% per Le Pen. Gli ortodossi partecipano, con la loro radio, a programmi comuni sulle elezioni con la radio cattolica e quella protestante.