Avanza la povertà nelle regioni del centro e del nord Italia. Secondo il rapporto annuale della Commissione di indagine sull’esclusione sociale, nel 2000 le famiglie povere italiane sono passate dall’11,9 per cento del ’99 al 12,3 per cento; la maggioranza vive nel Mezzogiorno, dove la percentuale è però scesa dal 23,9 per cento al 23,6 per cento, mentre nel centro si assiste ad una crescita progressiva dal 6 per cento del ’97, all’8,8 per cento del ’99 fino al 9,7 per cento del 2000. Nel nord si contano il 5,7 per cento di famiglie povere, contro il 5 per cento dell’anno precedente. La diffusione della povertà – ha spiegato il Presidente della Commissione Chiara Saraceno – è cresciuta in particolare tra le famiglie con figli minori (dal 14 per cento del ’97 al 15,1 per cento del 2000), anche se nell’anno scorso l’assegno per la famiglie a basso reddito ha alleviato le condizioni dei nuclei con tre o più figli minori. Inefficaci – ha notato Saraceno – si sono rivelati invece le detrazioni fiscali per i figli a carico dal momento che le famiglie più povere hanno redditi così bassi da non poterne usufruire. Nessun miglioramento inoltre si registra tra i minori: l’Italia con 1.704.000 di minori poveri resta, con l’Inghilterra, il paese con il più alto tasso di povertà minorile. A questi numeri – fa osservare il rapporto – bisognerebbe aggiungere le persone senza fissa dimora, che si stima siano circa 17 mila, in eguale misura italiani e stranieri. Analizzando le misure di contrasto alla povertà adottate dallo Stato, il rapporto valuta positivamente la sperimentazione del reddito minimo di inserimento (che ha riguardato oltre 85 mila persone in 39 comuni) ma ritiene che questo strumento (che per la messa a regime richiederebbe da 4 a 6 mila miliardi di lire) non possa essere speso senza aver prima esaminato i risultati del monitoraggio e della valutazione. Giudizio decisamente critico invece per la proposta di aumento di detrazioni ai redditi più bassi previsto dal disegno della legge finanziaria 2002, che ripropone una strada già rivelatasi priva di benefici. Più in generale – conclude la Commissione – l’analisi delle varie misure prese dai governi precedenti e proposte da quello in carica «mostra il persistere di un approccio frammentato, se non contraddittorio, nelle politiche di contrasto della povertà.
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