Il blitz dei senatori e le questioni di merito poste da Lidia Menapace

Tora Tora Tora, era l’ordine per il blitz dei forestali del principe Borghese a lungo concertato ma che fallì prima di giungere alle soglie del Viminale. Invece il blitz dei senatori, pianificato in una notte, è riuscito. Lidia Menapace che voleva aprire un varco nelle tematiche del Ministero della difesa è stata fermata come Lazzari del Deserto dei Tartari di Buzzati di fronte alla Fortezza Bastiani. Mentre Lazzari si era dimenticato della parola d’ordine Lidia Menapace si era presentata con una parola d’ordine eversiva: l’art. 11 della Costituzione. In una intervista a “Il Corriere della Sera” aveva espresso dei pareri su dei tabù intoccabili per il Ministero della difesa (o dell’autodifesa?). Esaminiamone qualcuno: le Frecce Tricolori, se potevano avere un senso all’epoca di Francesco Baracca nei suoi scontri col Barone Rosso 90 anni or sono, oggi non hanno più alcun senso operativo.
Resta solo l’aspetto estetico della esibizione.

I “macchini”, gli aerei delle Frecce Tricolori, non hanno niente a che fare con gli aerei impiegati operativamente come gli F104 e gli Amx, queste ultime purtroppo impotenti di fronte a qualsiasi manovra evasiva, come abbiamo potuto verificare nella guerra contro la Jugoslavia. Un pilota delle Frecce Tricolori che volesse eseguire manovre acrobatiche con questi cacciabombardieri leggeri (il prototipo cadde a Casella nel volo di collaudo e poi altri sei piloti morirono per incidenti) avrebbe chiuso la sua esistenza prima di salire a bordo. L’efficienza di una aeronautica militare non si misura certo con le manovre acrobatiche, e inoltre l’attività delle Frecce riguarda solo un numero limitatissimo di piloti e quindi non è rappresentativo dello stato di addestramento generale. Semmai le Frecce destano una attrazione per un determinato pubblico che ama le esibizioni, paga i biglietti per assistere allo spettacolo anche se non sempre lo spettacolo è felice, come accadde a Ramsteim dove lo spettacolo si tramutò in tragedia (e per qualcuno richiamò la vicenda di Ustica).

Ma l’interesse sportivo ed il legame con le manifestazioni a pagamento deve concernere una attività privata (tale è in moltissimi paesi) finanziata con gli introiti delle manifestazioni. Altra cosa è l’attività delle Forze Armate che ha intenti operativi e non esibitivi e il cui costo ricade sul contribuente. C’è da chiedersi se sono stati resi noti i costi di una intera base come Rivolto con centinaia di dipendenti e se questi costi possono essere inclusi nei bilanci della Difesa. Tutto ciò a parte la questione etica della associabilità della dimensione mercantile (legata alla partecipazione del pubblico) con l’attività dei piloti che sono ufficiali delle Forze armate.

Lidia Menapace ha dunque sollevato una questione che è di piena attualità, tra l’altro in relazione alle restrizioni del bilancio e alla nuova manovra finanziaria. Già le Forze armate devono affrontare spese rilevantissime per le euro-fregate, gli euro-fighter e la portaerei, sulla cui utilità dovremmo avanzare non poche riserve.

Altra questione sollevata nell’intervista riguarda l’Iraq, la guerriglia e il terrorismo. Il terrorismo concerne azioni violente esercitate contro civili inermi. La guerriglia concerne azioni di forze resistenti contro militari armati. I nostri militari in Iraq (come in Afghanistan) operano, non a caso, sotto il Codice penale militare di guerra, proprio perché possono svilupparsi operazioni di guerriglia e controguerriglia con morti e prigionieri. In Kuwait ci furono fatti dei prigionieri: il capitano Cocciolone e il maggiore Bellini. In Somalia fummo noi a fare prigionieri dei somali (ed anche a incappucciarli e a violentarli). Credo che il magistrato Forleo a Milano abbia chiarito, anche sul piano giuridico, qualora ce ne fosse stato bisogno, la differenza tra azioni di guerriglia ed azioni terroristiche. Purtroppo operazioni di guerriglia e controguerriglia possono finire ad essere coinvolte anche nell’attacco a mezzi civili inermi come è accaduto nella battaglia dei Due Ponti, con l’ambulanza colpita ed i morti e i feriti civili.

Menapace ha fatto un cenno all’attrattiva esercitata sui giovani dalle altre remunerazioni per missioni all’estero, da 6mila euro mensili in su. Si tratta di una questione venuta frequentemente alla ribalta. Ma quali sono i valori che l’esercito ritiene siano determinanti per l’arruolamento dei militari? Nel fascicolo edito dallo Stato maggiore esercito nel 1999/2000, dal titolo “Un esercito di capacità professionali” diffuso in tutti i distretti d’Italia, i valori che dovrebbero indurre all’arruolamento si possono riassumere nei seguenti: donne, denaro e motori. Questo taglio culturale è in linea con quanto scritto anche nel libro Lo Zibaldone del generale Celentano che a suo tempo suscitò reazioni molto rilevanti.

Altro argomento tabù che appare nella intervista de “Il Corriere della Sera” è la vendita di armi. L’Italia è nota da sempre all’estero come l’“albergo spagnolo” per la vendita di armi. Basterebbe citare in proposito le inchieste del magistrato Carlo Palermo e del tribunale di La Spezia. All’Iraq abbiamo fornito undici navi da guerra con una tangente, a detta dell’ex ministro Spadolini, di 180 miliardi e apparati per la realizzazioni di diserbanti trasformabili in gas di uso bellico. Nell’inchiesta de “l’Espresso” del febbraio 2006, sempre in relazione all’Iraq, si parla delle commesse per pistole e armi leggere. Era stata fatta una legge per limitare in qualche modo le illegalità nella vendita di armi e in specie l’aggiramento del divieto di embargo per alcuni paesi, ma negli anni scorsi la legge è stata demolita. Anche questa è una questione su cui bisogna attentamente riflettere in relazione alla immagine dell’Italia nel mondo.

Altro argomento dell’intervista su “Il Corriere della Sera”: le basi straniere e i trattati internazionali tenuti segreti al Parlamento. L’Italia finalmente ha abolito l’uso delle mine anti-uomo di cui era una fortissima produttrice, ma le mine anti-uomo continuano, in barba alla nostra sovranità, a restare stoccate nelle basi straniere.

Un accenno infine nell’intervista alla componente femminile nelle Forze armate. Purtroppo è apparsa notizia sui giornali in questi anni di fatti di violenza e nonnismo esercitati da donne soldato e su donne soldato. Abbiamo assistito alla nascita del nonnismo in salsa femminile. Bene dunque ha fatto Menapace a richiamare questa tematica. Ma moltissime altre questioni rilevanti per il futuro della istituzione militare, altrettanto importanti non sono state considerate nella intervista. Prima di tutto la questione culturale. L’abolizione della componente di leva e di complemento, nelle Forze armate, ha tagliato non solo un vincolo con la società ma ha escluso della Forze armate una dimensione culturale assai rilevante. Pensiamo a tutti i laureati con lauree non fasulle, che sono stati esclusi dal poter dare un apporto culturale alle Forze armate.

E poi c’è una questione etica di grandissima rilevanza che è venuta alla luce con l’iscrizione alla Loggia P2 di un alto numero di altri grandi militari a partire dallo stesso capo di Stato maggiore della Difesa fino ai capi dei Servizi segreti che hanno prestato due giuramenti, uno alla Repubblica e uno al Venerabile. La possibilità di iscrizione alle logge massoniche coperte è rimasta ancora oggi una questione non risolta. E poi il problema delle deviazioni dei Servizi segreti. Il generale Maletti in una intervista su “L’Espresso” del 1° marzo ’87 a Paolo Mieli affermò che il colpi di Stato erano stati più o meno cinque. E poi ci sono le operazioni clandestine come la Gladio in Italia e all’estero retta da comitati di pianificazione clandestina e quindi completamente fuori dal controllo del Parlamento ma anche dal Capo dello Stato che è anche il capo delle Forze armate. E ancora il problema delle schedature: recentemente oltre 300mila schedature sono state rinvenute presso l’Ucsi (Ufficio centrale di sicurezza), un ufficio che non esiste per legge e che anzi opera al di fuori e contro la legge come venne precisato dal Copaco nella relazione al Parlamento del 6 aprile ’95. Inoltre la problematica dei “nullaosta di sicurezza” e le modalità con cui vengono concesse. Tutti noi ricordiamo il nullaosta Cosmic Top Secret alla “zarina” del Sisde e quello ancora più inquietante al terrorista Marco Mezzasalma. E infine il problema della arcaicità delle normative che regolano la vita militare, i Codici militari di pace e di guerra risalenti al 1941, il Regio decreto legge 1161 che regola il segreto militare, anch’esso del ’41 (per il quale è segreto perfino l’orario ferroviario), il Regolamento di disciplina che più che della Costituzione repubblicana risente di quella di Carlo Alberto. Dovremmo aggiungere vicende vergognose con quelle dell’uranio impoverito con i nostri reparti rimasti per sei anni senza norme di protezione e ancora i problemi dell’informazione, dei diritti sindacali e associativi del personale, se non altro per allinearci a quanto accade nella grande maggioranza dei paesi d’Europa.

A queste problematiche che dovrebbero essere oggetto di interesse delle Commissioni difesa della prossima legislatura il contributo e i valori a cui si ispira una donna di cultura come innegabilmente è Lidia Menapace poteva esser rilevante. Speriamo sono che non prevalga la cultura dello Zibaldone. Il tentativo di Menapace è stato bloccato in partenza, viene in mente ancora Il deserto dei Tartari e il colonnello Filimore (oggi forse avrebbe il grado di generale a tre stelle) che esclama: «Ecco giunta finalmente l’ora che aspettavamo»: Ci pensa Tronk che spara e fulmina. Lidia è fermata la Fortezza Bastiani è salva. Ma non è detto che alla lunga siano le pallottole a prevalere sulle idee.