Il bivio della Cgil

Il 12 settembre la Confindustria presenterà a Cgil, Cisl e Uil la sua proposta per un nuovo sistema contrattuale, quattro giorni prima si riuniranno i segretari generali delle categorie della Cgil e il 9 sarà la volta del direttivo Cgil. La piattaforma delle tre confederazioni, dice Gianni Rinaldini, «ha come obiettivo un accordo unico per un modello contrattuale valido per tutti i lavoratori, il che presuppone una trattativa che metta allo stesso tavolo tutte le organizzazioni padronali, i sindacati e il governo. La presenza del governo è centrale perché la revisione della struttura contrattuale definita nel ’93 non può che procedere di pari passo con le politiche pubbliche su fisco, prezzi e tariffe». Infine, nella piattaforma Cgil, Cisl e Uil che pure ha aperto problemi in corso d’Italia per il metodo poco democratico in cui è stata costruita e per il merito, si chiede «una riduzione della pressione fiscale su lavoratori dipendenti e pensionati». Il segretario generale della Fiom è molto preoccupato per la piega che sta prendendo la trattativa e per quel che è già avvenuto sul versante del governo negli ultimi due mesi.

Certo il governo non è rimasto neutrale, né può essere accusato di inedia. Cos’è cambiato, Rinaldini?
Il governo ha attuato unilateralmente la deregulation totale del lavoro peggiorando la legge 30 che prevede un massimale di 13 ore giornaliere e almeno un riposo settimanale di 24 ore. Per non parlare della precarietà, o della detassazione degli straordinari e dell’intervento unilaterale sui premi di risultato in cui il salario lo si vuole vincolato alla produttività e redditività dell’impresa. Il governo sta poi smantellando la normativa sulla sicurezza e vuole ridurre da tre a un anno i benefici pensionistici per i lavoratori «usurati». Infine, dopo aver montato la canea contro i lavoratori pubblici fannulloni, pretende di fissare l’inflazione programmata tra 1,5 e 1,7%, quando quella reale viaggia sopra il 4%. E intanto cala la mannaia sullo stato sociale, scuola e sanità in primis , e viene rispolverato lo strumento odioso dei licenziamenti come è avvenuto a Genova per i ferrovieri o ai danni dell’Rls Dante De Angelis. Ti basta?

Eppure Cgil, Cisl e Uil continuano a trattare soltanto con Confindustria, come se le controriforme del governo non fossero organiche al nuovo sistema contrattuale…
Nonostante questo contesto inquietante abbiamo proseguito gli incontri, e ora dobbiamo sapere che la trattativa sta entrando in una fase stringente. Ho l’impressione che Cgil, Cisl e Uil intendano arrivare ad un accordo con la sola Confindustria, altrimenti sarebbe stato già dichiarato lo stato di crisi del confronto. Non sarebbe accettabile un «accordo minimo» con quest’unico soggetto, su livelli inflattivi inaccettabili e sulla durata dei contratti che si vorrebbe triennale. Sarebbe come stracciare la piattaforma confederale su cui pure ci sarebbe molto da dire, e qualcosa abbiamo detto.

Che significato avrebbe un accordo solo con una parte dei padroni privati?
Sancirebbe la fine del sistema universale che era l’obiettivo della piattaforma, sostituito da sistemi contrattuali differenziati dei pubblici, dei privati, degli artigiani, del commercio. Si determinerebbe una situazione rovesciata rispetto agli accordi del ’93, che comunque avevano anche il governo come attore attraverso interventi su fisco e tariffe finalizzati. Una scelta come quella che si ventila ora lederebbe l’autonomia del sindacato.

In che senso?
Il governo potrebbe far diventare strutturali gli interventi su strordinari e premi di produzione, in ossequio al noto principio secondo cui per guadagnare di più bisognerà lavorare più ore, magari attraverso un accordo con parte dei sindacati, mentre la Cgil, firmato unitariamente l’accordo con Confindustria, potrebbe esercitare un’opposizione solo politica, senza alcuna conseguenza pratica. Così cambierebbe la natura del mio sindacato.

E alle categorie della Cgil che ruolo resterebbe?
E’ incredibile e fuori dalla storia della Cgil che si porti avanti una trattativa di questo genere senza coinvolgere le categorie. E’ inconcepibile che si discuta di fatto dei contratti dei metalmeccanici senza coinvolgere i metalmeccanici. Ma sia chiaro che, se si vorrà procedere su questa strada, nessuno potrà pensare di sfilare i contratti dalle mani delle categorie. Sarebbe inevitabile un referendum, garantito democraticamente e con l’espressione libera delle diverse posizioni. E non ci si venga a parlare di rispetto delle regole della Cgil, dato che si tratta su una piattaforma che i metalmeccanici non hanno potuto votare e che oggi, peraltro, non esiste più.

Cosa dovrebbe fare la Cgil?
Proporre subito l’apertura di un tavolo con tutti i soggetti contrattuali e, al tempo stesso, stabilire i livelli di mobilitazione contro il governo e contro la Confindustria.

In poche parole dici che l’accordo minimo con la Marcegaglia sarebbe una truffa?
Chi sostiene in Cgil le sue tesi sulla base dell’importanza della confederalità, dovrebbe rendersi conto che una scelta come quella che sto paventando liquiderebbe la confederalità, nel momento stesso in cui si fosse deciso di cancellare il sistema contrattuale universale.

Entrando nel merito dell’unica trattativa esistente, quali sono gli orientamenti padronali?
Confindustria propone che il calcolo dell’inflazione venga fatto sulla media degli ultimi tre anni. Nel meccanismo di calcolo, sembra di capire, si potrebbe depurare dello 0,5-0,6% la componente inflattiva importata, cioè quella determinata dai costi delle materie prime. Facendo un calcolo a spanne, ciò comporterebbe una perdita salariale anche di 400 euro al mese. Stiamo andando verso una recessione paurosa, con un governo che interviene solo con la pressione sul mercato del lavoro, sulla sicurezza, con il federalismo fiscale. E’ in atto una politica contro il lavoro dipendente che ha due protagonisti, il governo e una Confindustria che marcia alla conquista di un obiettivo dichiarato: la personalizzazione dei contratti. Il combinato disposto, accompagnato dai tagli su scuola e sanità, determinerà un salasso nella vita della gente. Lo sai che già oggi il 20-25% dei metalmeccanici ha il salario impegnato dai debiti? La Fiat ha già annunciato che nel 2009 prevede un calo di 350 mila vetture, cresce di altre due settimane la cassa integrazione a Termini Imerese e la busta paga scenderà dagli 800 euro al mese attuali, a 600 euro.

Non ce n’è abbastanza per indire uno sciopero generale?
Dirimente è il merito, la definizione di una posizione netta e autonoma della Cgil. Il pubblico impiego va verso uno sciopero generale unitario, la confederazione deve definire linea, percorso, mobilitazioni di massa. In quest’ordine.