A fine anno è tempo di bilanci e per le famiglie italiane la chiusura del 2005 è nettamente negativa.
Il 60% è arrivato ogni fine mese con le tasche vuote, il 12% ha dovuto intaccare i propri risparmi e il 2,5%, oltre ad aver dato fondo alle risorse accantonate, ha acceso dei prestiti. Solo una famiglia su quattro (26%) è riuscita a mettere da parte dall’inizio dell’anno circa il 10% del reddito. Questo è il quadro tracciato da uno studio del centro studi Sintesi: il 54% delle famiglie ha peggiorato la propria situazione economica e finanziaria rispetto all’anno scorso e il 16,7% lo ha fatto in maniera molto marcata. Delle 603 famiglie interviste, campione statisticamente rappresentativo, quelle che hanno maggiori difficoltà a far fronte al caro vita e alle spese primarie sono le famiglie monoreddito composte da due o tre persone. La forbice tra famiglie risparmiatrici e “in bolletta” aumenta a seconda della tipologia del nucleo familiare: nel caso di due componenti ed un reddito, l’84,1% non risparmia. Se lo stesso nucleo ha due redditi la percentuale si abbassa al 73%. Situazione più critica è quella della famiglia a tre componenti e monoreddito: l’82,9% non riesce a risparmiare. Questa percentuale scende al 69,9% se ci sono due stipendi. Mentre per il 76,2% di famiglie composte da 4 persone e con un reddito è impossibile risparmiare. Ma se la stessa tipologia di famiglia percepisce due redditi la percentuale scende al 63,8%.
Circa tre famiglie su quattro di quante invece sono riuscite a mettere via qualcosa (che principalmente sono i nuclei di 4 componenti con due redditi) hanno risparmiato al massimo il 10% dei redditi di un intero anno. Impossibile, inoltre, stabilire una quota media mensile, visto che le famiglie non sempre riescono a risparmiare tutti i mesi e che in molte situazioni utilizzano la cifra accantonata nel mese precedente per le spese necessarie. Fra il “popolo in bolletta”, oltre il 76% lamenta un costo della vita troppo alto rispetto al reddito percepito, mentre il 18,5% ha dovuto stringere i cordoni della borsa oltre misura e si è dovuto ingegnare per trovare nuove risorse anche per far fronte a spese non preventivate. Non c’è da stupirsi se in Italia, secondo le ultime stime di Crif, sono 23 milioni gli italiani titolari di un prestito a rate. L’universo del credito al consumo continua a crescere a due cifre. La cessione del quinto quest’anno ha registrato un balzo in avanti del 37,9% (variazione tendenziale), mentre i prestiti diretti hanno raggiunto il 24,5% del mercato complessivo del credito al consumo. C’è poi il caso emblematico del sedicesimo municipio di Roma che in 6 mesi di attività del suo centro di assistenza finanziaria per i cittadini a rischio usura ha registrato un dato allarmante: delle 44 richieste arrivate, l’87% sono di persone con reddito fisso, ossia pensionati, lavoratori dipendenti e commercianti. E chiedono il prestito per pagare affitto, mutui o prestiti. Un esempio che conferma la diagnosi del centro Studi.
Tenuto conto che il 70% del reddito delle famiglie è assorbito dai costi della casa (mutuo, affitto) e spese di prima necessità, agli italiani rimane ben poco per il resto, anche perché un altro 20% serve a coprire i costi di assicurazioni e tasse. Per spendere le briciole rimaste, una famiglia su quattro mette l’auto al primo posto tra le spese irrinunciabili (23,3%). Seguono i prodotti ad alto contenuto tecnologico come telefonini, computer e televisori al plasma (15,3%), l’abbigliamento e la cura della persona (rispettivamente 15,2% e 13,6%). Il 10%, invece, non può fare a meno di viaggiare o di andare in vacanza mentre il 5,7% spende per ristoranti e pizzerie. Sport e hobbies occupano gli ultimi posti della classifica. Infine l’ultima trovata di Finanza Attiva, società controllata da Cofide di De Benedetti, che dall’Inghilterra ha importato una nuova tipologia di prestito per gli over settanta: se si arriva a 70 anni e si è proprietari di una casa, è possibile chiedere un prestito vitalizio ipotecario, per riscattarsi da una vita di ristrettezze. Tanto a pagare ci devono pensare i figli.