«Caro Beppe, vieni con noi in piazza il 20 ottobre». Firmato: Leoncavallo. Certo, nel testo dell’invito pubblicato sabato su Liberazione ci sono una serie di critiche a Grillo sul tema della giustizia: la condanna, di per sé, non può essere un discrimine, visto che non si può mettere sullo stesso piano, ad esempio, il “condannato” Mandela con un “condannato” per mafia. Ciò premesso, l’idea di far incontrare la piazza rossa con quella del V day rimane. Infatti uno dei promotori della manifestazione del 20 ottobre, il direttore di Liberazione Piero Sansonetti, spiega «Sono contento che il Leoncavallo abbia invitato Grillo. Il 20 ottobre può venire chi vuole. E’ una manifestazione di popolo». E, anche in questo caso, vale la formula dell’invito con critica annessa: «Non condivido che per iscriversi a un partito si debba vedere la fedina penale».
Ci saranno pure delle divisioni. Ma, forse, potrebbe scattare qualcosa tra il popolo rosso del 20 ottobre e quello del V day. Ciò che li unisce, e non è poco, è il tema della precarietà.
Nel suo libro Schiavi moderni Grillo ha scritto: «La legge Biagi ha introdotto in Italia il precariato. Una moderna peste bubbonica che colpisce i lavoratori, specie in giovane età. Ha trasformato il lavoro in progetti a tempo, la paga in elemosina, i diritti in pretese irragionevoli». Almeno per una parte del popolo rosso si tratta di giudizi condivisibili. Il capogruppo di Rifondazione al Senato, ad esempio, racconta «In molte nostre assemblee ho incontrato molti simpatizzanti di Rifondazione che dicevano di essere d’accordo con Grillo». Ma ci sono anche elementi che dividono. Prosegue Russo Spena: «In Grillo c’è una ambivalenza molto forte. Sui contenuti (legge 30, no Tav) non si può essere in disaccordo. Ma sul giustizialismo è distante da noi. Quando poi vuole mettere i bollini alle liste si arriva al cesarismo». E il 20 ottobre? «La manifestazione sarà per una Finanziaria ambientale e sociale. Se si riconosce nella piattaforma ben venga». Anche il sociologo Marco Revelli, tra i promotori della manifestazione, vede una possibile contaminazione: «Mi piacerebbe se una parte del popolo di Grillo venisse. Non è una massa qualunquista animata da sentimenti antipolitici. Anzi esprime un altissimo senso civile. E gente indignata per lo stato del paese e dice la sua». Ma di che popolo si tratta? Per Revelli «basta andare sul blog di Grillo per vedere che ci sono tanti giovani, i cosiddetti lavoratori della conoscenza che con una laurea e magari pure un master guadagnano ottocento euro al mese». E continua: «Poi vedono lo spettacolo che offre la politica, dalla retribuzione dei parlamentari ai lavavetri, e usano il turpiloquio». Che per Revelli è assolutamente legittimo: «Ma scusi, a lei che lavora in un giornale da addetti ai lavori e vede lo stesso spettacolo, non viene voglia di un bel vaffa? Mica è qualunquismo questo».
Se per Russo Spena e Revelli «l’antipolitica con Grillo non c’entra niente», per il sottosegretario all’Economia Paolo Cento, che sulla partecipazione al 20 ancora non scioglie le sue riserve, è proprio l’antipolitica il cuore del problema: «C’è un pezzo di sinistra che ha il rifiuto di tutto». E aggiunge: «In quello di Grillo c’è una parte del nostro popolo che rispetto alla crisi della politica e del governo si nutre di sentimenti antipolitici, anche con venature demagogiche». Si registrano pareri ben diversi da quelli di Rifondazione, per restare nell’ambito della Cosa rossa, dalle parti di Sd, anche tra coloro che erano più favorevoli all’iniziativa del 20 ottobre. Non usa perifrasi il capogruppo al Senato di Sd Cesare Salvi: «Nella manifestazione c’è anche una curvatura antipolitica data da chi crede che la politica nella società di oggi non è in grado di cambiare nulla, da Revelli a Cremaschi. Potrebbe saldarsi con il malessere che esprime Grillo». E precisa: «Serve una reazione di tipo socialdemocratico, a partire dal tema della precarietà e da quello dell’ingordigia dei politici, altrimenti può succedere di tutto». Netto anche il giudizio dell’europarlamentare di Sd Pasqualina Napoletano: «Così rischia di diventare la manifestazione di tutti gli scontenti». E su Grillo spiega «Ravviso uno scarto tra il lavoro di controinformazione che fa sul blog assolutamente utile, e le parole d’ordine qualunquista. Mettere sullo stesso piano un mafioso e Pannella solo perché entrambi hanno commesso reati è puro populismo». Poi suggerisce distacco nell’analisi, «Nel suo popolo c’è di tutto. Ma la politica sta scambiando l’informazione con i fenomeni sociali. Voglio dire che Grillo, come la Lega, ha intercettato un fenomeno nella società e ne ha fatto informazione. Non l’inverso».