Il 1 Maggio dei comunisti a Nè

E’ stata una bella giornata quella del I° Maggio a Nè, sulle montagne della Liguria dopo Lavagna.
Una vera festa di popolo organizzata dalla locale sezione del PDCI guidata dal compagno Marco Bertani, già Sindaco per 10 anni del Comune, dove la politica e la voglia di celebrare degnamente la Festa del Lavoro hanno fatto da cornice all’area splendidamente attrezzata dai compagni e dalle compagne e visitata da almeno un centinaio di uomini e donne, giovani e meno giovani, appartenenti alle varie anime sparse della sinistra di questo Paese.
Tra le ballate tradizionali dei gruppi musicali popolari che hanno animato la festa e i piatti che hanno imbandito le tavole all’ora di pranzo, è stato piacevole ascoltare le discussioni e i confronti tra i compagni e le compagne presenti, ognuno con il proprio punto di vista, ma tutti accomunati dalla voglia di ritornare a contare “da sinistra” in un panorama politico sempre più desolante e preoccupante per le sorti della democrazia e della libertà in Italia.
“’L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro ed è ora che la questione del lavoro ed i lavoratori tornino ad essere protagonisti della vita politica e sociale, altro che Berlusconi ed i suoi bunga bunga…e questa destra che ha distrutto la cultura e ha riportato il razzismo…e ha cancellato la speranza dei nostri giovani…e dimentica la lotta di Liberazione ed il 25 Aprile..”.
Questo si sentiva in quelle tavolate e nei crocchi di compagni che discutevano animatamente, comunisti di Rifondazione e del PDCI, militanti di Sinistra e Libertà e del PD.
“ E poi c’è questa guerra…ma come, l’Italia ripudia la guerra, è scritto nella Costituzione…”
E lo potevi quasi toccare il dramma di questa guerra, tanto era greve nelle facce, nelle parole e nelle coscienze di quei compagni e di quelle compagne.
Ho portato il mio saluto a quella festa del I° Maggio e ne sono stato lieto. Durante il mio intervento ho ricordato il dramma di questa guerra, l’ennesima, e quanto sia importante che continuiamo a gridare il nostro sdegno verso essa, quanto sia necessario mobilitarci per la Pace come base fondamentale per costruire un mondo migliore di questo, quanto sia necessario che la sinistra faccia insieme questa battaglia, con tutti gli uomini e le donne di buona volontà, con quei lavoratori e lavoratrici che pagano sulla loro pelle i costi delle politiche neo liberiste di quei governi che la guerra la armano, che è vero, l’Italia ripudia la guerra e chi dice il contrario, anche se è il presidente della Repubblica, commette un errore gravissimo!
E poi il lavoro, così sfacciatamente destrutturato e reso merce. E i lavoratori ormai messi tutti i giorni sotto ricatto da contratti che riportano indietro di 50 anni le conquiste ottenute dopo tante lotte, il dramma di milioni di giovani trasformati in un esercito di precari senza nessuna speranza e quelli espulsi da processi produttivi che, non più giovani e non ancora in età di pensione, il futuro lo vivono con disperazione.
Ho detto che è compito dei comunisti, di noi comunisti, celebrare il I° maggio Festa del Lavoro impegnandoci a tornare a rappresentare quel mondo del lavoro, quello dell’oggi e del qui ed ora, e che per farlo abbiamo bisogno di ognuno di loro, della loro passione e della loro voglia di lottare ancora.
Quando ho terminato il mio intervento in molti mi hanno avvicinato per dirmi: “hai detto cose giuste, dovete continuare a provare a stare uniti per battere la destra, ma dovete farlo da comunisti, come i comunisti sanno fare, per il bene dei nostri figli e di tutti i lavoratori”.
Avevano ragione, dobbiamo proprio fare così.

Stefano Barbieri