Ancora due morti sul lavoro. Entrambi in provincia di Brescia. Un operaio di un’azienda tessile di Capriolo sarebbe rimasto schiacciato da un macchinario ieri mattina. Si chiamava Elia Riva e lavorava presso la ditta tedesca Niggeler & Kupfer. La seconda vittima invece era il titolare di una azienda di laterizi. E’ morto nel pomeriggio cadendo dal tetto di una casa a Edolo, dove stava lavorando. Domenico Ghilardi della Cgil Valcamonica sottolinea che «purtroppo il richiamo del presidente della Repubblica Napolitano sembra essere caduto nel vuoto» e annuncia che il comprensorio si riunirà oggi per decidere quali iniziative prendere. Intanto la Cgil di Brescia ha già annunciato uno sciopero generale di 4 ore che si terrà il 3 maggio. Dall’inizio dell’anno gli incidenti mortali, compresi i due di ieri, nel bresciano sono stati 9. Cinque delle vittime erano lavoratori migranti. «Non dimentichiamo – dice Ghilardi – che precarietà e lavoro nero sono tra le cause principali degli incidenti sul lavoro». Ma non basta: a Gela ieri un operaio è rimasto gravemente ferito dalla caduta di un muro; altri due che lavoravano sulla A12, tra Rapallo e Chiavari, si sono feriti (per fortuna non gravemente) perché un camion li ha urtati, facendoli cadere da un carrello; infine a Udine, Fabrizio Disotto, 41 anni, è stato colpito da un carico in un’industria che produce manufatti in cemento.
Gli incidenti di ieri arrivano proprio nel giorno in cui il presidente di Ance Lombardia (associazione dei costruttori edili), Giuseppe Colleoni, afferma che «è impensabile poter azzerare il rischio degli incidenti in edilizia». Per questo settore, un certo numero di incidenti è «ineludibile, perché il cantiere cambia di minuto in minuto a differenza degli stabilimenti». Come a dire che c’è una quota di incidenti «fisiologica». Ma la realtà è che sono tanti, troppi i cantieri non in regola. E anche nelle fabbriche si fanno svolgere spesso e volentieri agli operai mansioni non previste. Anche nelle cooperative non sempre il contratto che si è firmato e in cui si specificano le mansioni da svolgere viene rispettato. La lista degli incidenti anche mortali che avvengono perché un lavoratore sta svolgendo mansioni che non gli competono è lunghissima. Lo sanno i migranti che oggi saranno in piazza a Verona per dire basta allo sfruttamento.
E poi c’è il problema dei controlli. In quasi tutte le regioni il numero di ispettori è di molto inferiore a quello necessario. Dal Veneto alla Sicilia, questo è il denominatore comune. Anche per questo è stata lanciata on line da 7 assessori regionali del sud con delega al lavoro una iniziativa che ha ricevuto già 2.000 adesioni, tra cui quella del premio Nobel Dario Fo. Si tratta della richiesta di assunzione di 1.000 ispettori del lavoro. Ieri gli assessori hanno anche inviato al presidente del consiglio Romano Prodi una lettera con l’identica richiesta «per garantire che la normativa di tutela della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro sia effettivamente rispettata». Dalla Campania al Veneto, il sindacato denuncia da anni la carenza di ispettori. In Veneto ce ne sono 202, tra medici e tecnici. Un numero ridicolo visto che le imprese sono oltre 350 mila e i lavoratori 1 milione 600 mila.
I controlli effettuati negli ultimi giorni dai carabinieri e dagli ispettori del lavoro nei cantieri edili di Palermo hanno portato alla denuncia di 67 imprenditori e alla contestazione di violazioni penali ed amministrative per 400 mila euro. Sono stati sequestrati e sospesi 17 cantieri. A Genova, dopo la morte di Enrico Formenti, schiacciato da una balla di cellulosa, e dopo la protesta dei camalli, si è siglato ieri un accordo tra sindacati e autorità portuali per potenziare e coordinare la vigilanza antinfortunistica.