I volti dell’interesse individuale

Il disegno di legge finanziaria predisposta dal governo Prodi ha luci ed ombre, ma l’orizzonte e la politica economica del governo qual è? I numeri possono ingannare, ma anche svelare alcuni tratti rappresentativi della politica governativa. Se la lotta all’evasione e all’elusione fiscale, probabilmente, è l’innovazione più importante di tutta la finanziaria, la politica redistributiva forse non è all’altezza, così come la politica economica. Il dibattito su chi e quanto «risparmia» dalla rimodulazione delle aliquote e degli scaglioni, unitamente alle distorsioni dal lato dei beneficiari (si veda il sole 24 ore del 9 ottobre), nasconde una realtà ben più grave: l’abbandono della politica economica socialdemocratica.
La scelta sembra quella di privilegiare il reddito individuale e la condizione familiare come strumento di politica sociale e di stato sociale, piuttosto dell’intervento diretto della pubblica amministrazione nella erogazione diretta di beni e servizi. Diversamente non si spiegherebbero i tagli agli enti locali, alla sanità e alla pubblica amministrazione. Si passa da una pubblica amministrazione che eroga servizi tesi a «liberare dal bisogno» i cittadini (art. 3 della Costituzione), ad una pubblica amministrazione che «distribuisce» reddito per far fronte alle difficoltà dei cittadini e delle famiglie, tra l’altro di un solo tipo di famiglia. Non è immediatamente visibile l’orizzonte dello stato minimo, ma è possibile interpretare diversamente la compressione della pubblica amministrazione per quasi 7,4 miliardi e la «maggiore» disponibilità di reddito delle famiglie legate alla rimodulazione dell’irpef? Stato minimo e/o essenziale e maggiore disponibilità di reddito, questo è il solco scivoloso della finanziaria.
In questo modo si rinuncia al ruolo storico dello stato e delle tasse. I tributi e la conseguente spesa pubblica non possono essere valutati solo attraverso la tutela della proprietà privata, ma devono esserlo su un insieme molto più complesso di diritti tesi ad «arricchire» le persone e la collettività. Sostanzialmente i tributi servono a promuovere la crescita culturale e lo sviluppo economico nella stabilità. Infatti, l’economia pubblica tratta tutte le materie che hanno per oggetto i beni e i servizi non destinabili alla vendita, finanziati mediante un prelievo della ricchezza dei cittadini, al fine di soddisfare gli interessi collettivi, sanciti anche dalla Costituzione, che non sarebbero realizzati dai privati per ragioni tecniche, economiche o politiche. Inoltre, per alcuni beni e servizi non è possibile, né auspicabile, un regime di concorrenza. Occorre domandarsi cosa sarebbe stata questa società se si ragionasse ancora di «stato minimo», di rispetto assoluto dei diritti proprietari, se non si fossero superati i fallimenti e le imperfezioni del mercato attraverso l’espansione dell’intervento pubblico sul fronte delle entrate e delle spese. Se non si fosse promossa l’equità di quello che gli economisti chiamano lo «scambio fiscale», garantendo i diritti proprietari e la libertà dal bisogno. Invece di sventolare la bandiera della distribuzione del reddito, tra l’altro alquanto modesta e con una «presa per il cuneo», forse sarebbe stato molto più utile aumentare tutti quei servizi che più di altri sono diretti alle persone. Inoltre, dal lato della politica economica siamo rimasti al 1996: rottamazione. Il differenziale di crescita con l’Unione europea dello 0,7%, in ragione della diversa specializzazione produttiva, non è stato compreso. Già da diversi anni l’Italia non riesce, anzi non può, competere con i Paesi europei. Mentre i paesi europei commerciano tra loro beni e servizi intermedi e di investimento, con alti tassi di crescita, l’Italia importa beni intermedi e di investimento realizzati nei Paesi europei ed esporta beni di consumo, che hanno bassi tassi di crescita e minore valore aggiunto incorporato. Le agevolazioni per i docenti universitari per l’acquisto di computer favorisce l’industria italiana o quella di altri paesi? L’incentivazione all’installazione dei pannelli solari, per quanto giusta da un punto di vista ambientale, aiuta le imprese nazionali? Che dire delle agevolazioni dei frigoriferi. Sostanzialmente il governo rinuncia a fare politica economica ed industriale e lascia fare al mercato, mentre la politica sociale è piegata verso una distribuzione imperfetta e parziale del reddito. In generale la lotta alla evasione vale una finanziaria e un voto, ma quante rinunce per chi crede ancora a un mondo socialdemocratico.