I roghi calano, la repressione no

Gli atti di violenza sono in diminuzione in tutta la Francia. Il coprifuoco, limitato a soli 5 dipartimenti sui 25 implicati nello stato d’emergenza, è stato ieri ulteriormente ridotto: nelle Alpi marittime, nel sud-est, dove peraltro gli incidenti sono stati pochi, è ormai limitato a 14 comuni (invece dei 22 del giorno precedente). A Parigi, in seguito a degli inviti ad appiccare incendi diffusi con sms o con blog su Internet, è stata proibita la vendita al dettaglio di benzina e altri prodotti infiammabili. Otto poliziotti sono stati sospesi dalle loro funzioni dopo la diffusione da parte della tv pubblica France2, di un video, filmato da un cittadino, in cui si vedono due agenti picchiare un giovane, ferito alla fronte e a un piede, mentre gli altri sei stanno a guardare senza fermarli. Una manovra per mostrare che il governo applica la «giustizia» oltre alla «fermezza» promessa, mentre Jacques Chirac, dopo giorni di inspiegabile silenzio, è intervenuto ieri per dire che «la priorità è il ritorno all’ordine» e a richiamare «i genitori alle loro responsabilità» perché «troppi minorenni, spinti dai più grandi» hanno partecipato alle violenze. La repressione si organizza. Il ministro degli interni Nicolas Sarkozy ha precisato ieri, di fronte alle critiche sollevate dalla decisione di espellere gli stranieri colpevoli di violenze, che non si tratta di una rimessa in causa dell’abolizione della «doppia pena» (carcere più espulsione) per gli immigrati: anzi, dicono al ministero senza ridere, l’espulsione non riguarda le persone «condannate» ma quelle semplicemente «fermate».

I fermi erano ieri saliti a 2.033 dall’inizio dei disordini, il 27 ottobre. Il ministro della giustizia, Pascal Clément, ha invitato le procure a «privilegiare le procedure per direttissima», a «puntare alla recidiva tutte le volte che esiste» e «a piazzare in centri educativi chiusi» i minorenni condannati. Per chi viola il coprifuoco è previsto il controllo giudiziario.

Un ministro Ump (maggioranza di destra), Jean-Paul Garaud, ha annunciato che presenterà al più presto una proposta di legge per dare la possibilità ai tribunali di «privare della nazionalità francese» gli stranieri naturalizzati «che partecipano alla guerriglia urbana», perché cercano di «distruggere la nazione francese» ed esprimono «il rigetto della Francia». Un altro deputato Ump, Jacques-Alain Bénisti, ha presentato l’8 novembre un rapporto parlamentare sulla «prevenzione della violenza» che prevede di sopprimere gli assegni familiari alle famiglie dei giovani delinquenti, di installare video di sorveglianza in tutti i quartieri sensibili, di piazzare i giovani violenti a 500 chilometri dalla loro residenza abituale in famiglie di accoglienza, di prevedere l’internamento obbligatorio in collegio fin dalla quarta elementare e di far frequentare scuole di avviamento professionale fin dai 12 anni. Il parlamentare ha tolto all’ultimo momento dal suo rapporto l’obbligo di parlare francese in casa per le famiglie di immigrati e ha limato un po’ i toni del testo, dove «immigrazione» era troppe volte assimilata alla «delinquenza». Ma Bénisti insiste sulla necessità di reperire i potenziali delinquenti fin dalla prima infanzia, addirittura «all’asilo-nido»: dei pensionati della scuola avrebbero il compito di «analizzare il comportamento dei piccolissimi», fin dal nido, per individuare i potenziali violenti. «La prevenzione deve essere precoce – afferma il rapporto – tutti i pedopsichiatri sono d’accordo nel dire che le basi dell’educazione di un bambino vengono date tra 0 e 3 anni».

Già la legge Perben 2 ha limitato molto le libertà in Francia: il fermo di polizia è stato allungato ed esiste ormai la possibilità di installare video di sorveglianza privati in caso di infrazione commesse «in banda» (ma perché ci sia banda bastano due persone). Le schedature si moltiplicano, a cominciare dai nomi di chi ha commesso una semplice infrazione (e dei testimoni e delle vittime) rilevata dalla polizia.