Avrebbe votato neppure la metà degli iscritti alle liste elettorali.
Per la parte di seggi attribuiti con il sistema proporzionale e sbarramento al 5%, passerebbero solo 4 blocchi elettorali:
“Russia Unitaria” – 36,84% (al di sopra delle aspettative, anche se è praticamente la stessa percentuale raccolta, nel 1999, dai due partiti che in seguito vi sono confluiti, “Unità” di Putin e “Patria-Tutta la Russia” del sindaco di Mosca, Luzhkov); PCFR – 12,74% (rispetto a oltre il 24% del ’99); Partito liberal-democratico di V. Zhirinovskij – 11,8%; Blocco “Rodina” (Patria) – 9,02%.
Seguono, sotto il 5%, il partito social-liberale “Mela” – 4,3% e l’ultraliberista “Unione delle Forze di Destra” – 3,9% (curiosamente di gran lunga i primi tra gli elettori russi residenti negli USA), che ben difficilmente riusciranno a conquistare molti seggi nella parte uninominale e che rischiano così di quasi scomparire dal parlamento.
Certamente disastrosa appare la sconfitta del PCFR, che ha pagato il travaso massiccio di suoi voti, in parte minima sull’estrema destra del “Bossi” russo, Zhirinovskij (oggi tra i più fedeli alleati di Putin, che ha già dichiarato questa notte di voler appoggiare il governo di “Russia Unitaria”) e, soprattutto sul blocco “Rodina” formato, tre mesi fa, con l’appoggio evidente dell’amministrazione presidenziale, da settori dell’Unione Popolare Patriottica di Russia, prima alleati del PCFR, da esponenti presi in prestito dalla stessa “Russia Unitaria”, da piccoli gruppi socialisti (alcuni di provenienza trotskista, come il piccolo Partito Russo del Lavoro), da esponenti del KGCP (i protagonisti del tentativo di colpo di stato dell’agosto 1991), come il generale Varennikov, e da settori clericali e di destra estrema, antisemita e nazista (una sorta di asse rosso-bruno, che, in campagna elettorale, ha auspicato anche una soluzione estrema della questione cecena).
Il successo di “Rodina”, che (anche per ricambiare il massiccio sostegno ricevuto in campagna elettorale dal “partito del potere”, per il ruolo di disturbo svolto nei confronti del PCFR) ha subito dopo le elezioni dichiarato la sua disponibilità a collaborare con Putin, e i cui sostenitori sono scesi nelle strade a festeggiare insieme a quelli di “Russia Unitaria”, sembra comunque da attribuirsi soprattutto alla presentazione di un programma elettorale di aperta critica al corso del governo Kasjanov e di rivendicazione di un ruolo essenziale dello stato nella gestione dell’economia e nella definizione di una politica estera da grande potenza.
In attesa di dare avvio al dibattito, che si annuncia molto vivace, per chiarire le cause politiche del disastro elettorale, il presidente del PCFR ha rilasciato una dichiarazione (di cui, nelle prossime ore, verrà fornita la traduzione), in cui si lancia l’allarme per il clima di “fascistizzazione” che si starebbe per instaurare nel paese, in ragione della eclatante vittoria del presidente e della natura “antidemocratica” delle alleanze, con cui Putin si troverà a fare i conti.
Non si può neppure, in questa occasione, tacere il ruolo importante che, nel determinare il crollo del PCFR, hanno giocato le discriminazioni, le intimidazioni, le pressioni di ministeri, governatorati e apparati dello stato, la vergognosa campagna di insulti e diffamazioni condotta da oltre il 90% dei “mass media”che ha dovuto subire questo partito (una dura denuncia dell’operato delle autorità russe nei confronti del PCFR, del resto, è stata avanzata anche da molti osservatori internazionali); al momento delle elezioni e dello scrutinio, hanno influito anche i massicci brogli e frodi, che il sito internet dei comunisti ha denunciato per tutta la notte, verificando clamorose differenze tra i dati ufficiali e i conteggi paralleli effettuati dalle centinaia di migliaia di scrutatori e osservatori del PCFR. Nella stessa capitale, Mosca, il locale segretario comunista Kuvajev ha denunciato la presentazione, in decine di seggi della città, di innumerevoli certificati di persone decedute.
8 dicembre 2003
Mauro Gemma