I registi all’Unione:«Subito una svolta»

“Fact, non parole. Questo è il monito che viene lanciato dalla Federazione autori cinematografici e televisivi. A due mesi e mezzo dalla presentazione, questo nuovo soggetto federativo – racchiude in sé, infatti, Anac, Api, Art, Doc/It, Ring e Sact – decide per un gesto forte, il ricordare al neonato governo le responsabilità prese con il programma dell’Unione. «Facciamo riferimento – esordisce il membro del direttivo Api Emidio Greco – a quel programma dell’Unione che rappresenta non solo un punto di partenza ma anche di arrivo». Si parla del reperimento di nuove risorse, non bastando il solo Fus (Fondo unico per lo spettacolo), attraverso quella che molti definiscono tassa di scopo; di una legge antitrust orizzontale e verticale; della creazione di un Centro nazionale di cinematografia, democratico e indipendente, soprattutto dalla politica, sul modello francese; di un riequilibrio e di una riforma del rapporto con il mezzo televisivo. Infine di una riforma etica: nei comportamenti, nei meccanismi decisionali. L’etica, dopo lo scandalo che sta coinvolgendo la televisione, è citata spesso per la sua assenza. Anche se, come ha detto il regista Giuseppe Piccioni, autore, in merito, di una vibrante lettera aperta in rete, scritta in tempi non sospetti, «sono anni che sapevamo certe cose. Mi amareggia che nessuno dei vertici, politici soprattutto, mi abbia risposto». A proposito del piccolo schermo, è Domenico Saverni, del Sact, a sottolineare gravi linee di condotta: «Chiediamo a questo proposito un tavolo permanente con il Ministero per scrivere insieme la nuova legge. Perché cinema e tv sono oppresse in maniera enorme dalla politica». Il segretario generale dell’Associazione registi televisivi, Michele Conforti, torna sull’aspetto più politico e propositivo: «Ci hanno convocato a Bologna, per riferire dei nostri problemi e individuare le soluzioni. Vorremmo la stessa metodologia ora. Il tavolo permanente non deve essere solo uno: a quello di Rutelli va aggiunto quello di Gentiloni, perché la situazione delle telecomunicazioni è una questione strettamente correlata a quella della cultura e prioritaria da risolvere».
Risulta evidente, in questa federazione che molti definiscono “leggera”, l’eterogeneità. Superata, per ora, in vista dell’obiettivo principale, la riforma della cultura. E’ Pannone, esponente di Doc/It, a richiamare agli obiettivi comuni, oltre i corporativismi: «Ci siamo sempre battuti contro il conformismo delle cose, anche quando ci relegava in un angolo». Francesco Apolloni, per il consorzio di registi indipendenti Ring, con sottile e decisa ironia, pone una scadenza, evitata dai compagni di tavolo: «In campagna elettorale ho sentito proprio Rutelli dire che nei primi cento giorni si sarebbe dovuto dare uno shock a tutti quei settori bloccati e impantanati a causa del precedente governo. Non si può iniziare che dal cinema, mi sembra evidente. Bene, voglio segnalare che a questa scadenza mancano meno di settanta giorni».

L’incontro, a cui seguirà la prima grande assemblea nazionale del Fact entro la prima settimana di luglio, segna una preoccupazione evidente per il futuro dell’audiovisivo: che «la rinascita culturale come strategia per la crescita» – come scritto nel programma dell’Unione – rimanga solo sulla carta. O peggio venga persino disattesa. Alcuni fatti spingono a vigilare. Alla proposta di Rifondazione comunista di una legge complessiva per il cinema, è stata contrapposto il disegno di legge Colasio, deputato della Margherita. «Meglio ignorarlo – afferma deciso Russo, dell’Anac -. Porrebbe una censura preventiva mai vista prima e amministrerebbe l’esistente peggiorandolo. Oltre ad avere evidenti lacune e argomenti neanche toccati. E’ una legge che contraddice il programma e gli impegni con gli elettori. E’ inaccettabile». La chiusura, imprevista, è affidata alla responsabile nazionale spettacoli di Rifondazione comunista, Stefania Brai, decisa nel porre l’agenda. «Rifiutiamo soluzioni emergenziali, che spesso diventano definitive. Sul tavolo non c’è Colasio, ma il programma. Possiamo fare la legge in tre mesi e il Fus va ripristinato subito». Nel futuro ci saranno anche le sinergie con gli enti locali, con la Fidac (Federazione dei professionali del cinema) presieduta da Roberto Perpignani e, come ha ricordato l’ispiratore del progetto Fact, Citto Maselli, le giornate degli autori di Venezia: «Un appuntamento fondamentale».