I promotori si dividono: “Dopo il 20 ottobre, che fare?”

Che fare dopo la grande manifestazione del 20 ottobre? Rispondere non è facile nemmeno per i promotori e per i direttori dei tre giornali – manifesto, Liberazione e Carta – che si sono rincontrati ieri in un’assemblea pubblica nella sede del settimanale di Gigi Sullo a Roma. Un incontro molto affollato, con oltre cinquanta interventi che è ovviamente difficile resocontare sinteticamente.
Poche le certezze. La prima: quella che andare avanti si deve. Alle centinaia di migliaia di persone che sono venute e all’infinità di lotte, locali e nazionali, che quella manifestazione con i suoi limiti ha raccolto e valorizzato. La seconda: la frattura tra movimenti, associazioni e «militanti» con i partiti della sinistra al governo non è affatto sanata.
Una bozza di documento presentata dal direttore di Carta Gigi Sullo è stata subito respinta da molti interventi. Primi tra tutti quelli di Rossana Praitano (Circolo Mario Mieli) e Aurelio Mancuso (Arcigay). Così come restano irrisolti sia il peso del femminismo – lo ha ricordato Bianca Pomeranzi, una delle promotrici – sia il rapporto tra quella manifestazione e i quattro partiti della sinistra «unitaria e plurale». In ascolto molti i parlamentari di Rifondazione (tra loro Mascia, Musacchio, Rashid, Agnoletto) e un rappresentante del Pdci. Assenti Sd e Verdi.
Come stabilizzare, valorizzare, mettere in relazione, potenziare, rendere efficaci i legami «rivelatisi» in piazza il 20 ottobre? La proposta iniziale prevedeva una serie di «forum» territoriali per fare un «censimento dello stato della società» ed elaborare un «programma che società civile, movimenti e sinistra possano mettere in pratica ovunque possibile». Per farlo, una «carovana nei territori» e un’assemblea nazionale che renda «permanente» lo slancio che ha portato al corteo. Il comitato promotore ha poi proposto l’adesione a una lunghissima serie di manifestazioni che da qui in avanti animeranno l’Italia e non solo, dall’energia alla pace, a Genova, a Vicenza, al nuovo municipio, al diritto ai saperi, etc. Vistosamente assenti sia gli «stati generali della sinistra» sia lo sciopero auto-convocato del 9 novembre. Primo dibattito in assemblea: sono molte le date rimaste fuori. Ne indicano alcune l’Unione degli studenti, Assopace, altre ancora le fa Mancuso. Ma soprattutto, critica il presidente di Arcigay, «non c’è una ‘carovana’, un comitato che incontra i cittadini, l’incontro si costruisce insieme, per esempio nel documento manca un riferimento ai diritti civili». Il timore di scorciatoie di vertice – o di partito – è palpabile. Come la sfiducia verso la «cosa rossa». Di parere opposto però sono, tra gli altri, Paul Ginsborg e una folta delegazione dei comitati fiorentini «per una sinistra unita e plurale». Ginsborg condivide l’idea di partire «dai territori» ma invita il comitato a fare di più: «Dobbiamo costruire insieme ai quattro segretari di partito i prossimi stati generali della sinistra». Il professore avanza perfino l’idea di un «4+4», 4 segretari e 4 donne in rappresentanza del 20 ottobre. Una parte della platea condivide, la maggioranza no. Per Piero Sansonetti il problema è «stabilizzare un’alleanza tra diversi». E a scanso di equivoci propone un passo indietro dei direttori: «I giornali non possono sostituirsi ai partiti».
Il Prc prova a mediare. Michele De Palma (segreteria) e Betta Piccolotti (Giovani comunisti) insistono su un’assemblea nazionale che coinvolga anche chi il 20 ottobre non c’era o ci ha creduto poco – pacifisti, cattolici, reti territoriali – per elaborare un’agenda e una cultura politica alternative a quelle dettate dal governo.
Piano piano, nelle quattro ore di discussione, si fa strada l’idea di convergere sui «contenuti», sui punti dell’appello di agosto che ha convocato la manifestazione. E’ la proposta di Rossana Praitano («la cosa rossa si costruisce sui contenuti e non sui partiti ma il successo del 20 o si sfrutta politicamente o sarà solo un bel ricordo») e anche di Gabriele Polo: «Non ci sarà una ‘quota 20 ottobre’ nella federazione della sinistra». Alla fine l’assemblea è aggiornata. Nessun documento finale è approvato. Proposte e suggerimenti-vanno inviate alle email dei tre direttori.