I programmi del Pd per la Cgil. Conquista o abbandono?

Come verranno regolati i rapporti tra Pd e Cgil? Non sbaglia poi così tanto Gianni Rinaldini, segretario della Fiom, a parlare di «terremoto politico» che nel più grande sindacato dei lavoratori porterà «a situazioni non facili da gestire». Del resto, per una formazione politica che si rivolgere ai consumatori e non ai lavoratori, qualche problema identitario lo crea. Una scelta che nella formazione del direttivo nazionale, per esempio, si è tradotta in uno scarsissimo peso ai sindacalisti. Non solo, a ben vedere i sindacalisti con una tessera in tasca non rappresentano assolutamente una fetta così importante della Cgil. Il quadro si fa molto più cofuso, poi, se si ritira in ballo la questione dei numerosi voti di iscritti alla Cgil andati alla Lega o al centrodestra. C’è , infine, un altro argomento, che fa scendere la quotazione del blitz del Pd nella Cgil, la scelta maturata ormai da più di un decennio, di cancellare le correnti che si richiamano a questo o quel partito. Formalmente, insomma, sarebbe una operazione molto rischiosa che potrebbe sollevare opposizioni più consistenti di quelle che si immaginano. Non a caso questo tema del rapporto tra tessera di partito e tessera sindacale è stato ritirato fuori ultimamente proprio da quei settori della Cgil più legati all’area del Pd. «Oggi non tutti i dirigenti della Cgil sono iscritti ai partiti della sinsitra – ha detto Agostino Megale, direttore dell’Ires-Cgil – eppure i partiti non possono che essere l’ossatura della democrazia italiana e dunque essere iscritti è un valore anche per rafforzare le radici lavoristi e popolari».
Per il momento, la linea del segretario Guglielmo Epifani di non schierarsi con il Pd (che a Firenze ha provocato più di qualche tensione palpabile con Fassino), grazie anche a mezza segreteria lontana anni luce dal nuovo partito, tiene, ma le controindicazioni sono tante. E verrebbe qui da dire, sia nel merito che nel metodo: nel metodo, perché una linea così potrebbe accentuare la spinta delle smanie annessioniste. Nel merito, perché davanti al sindacato ci sono alcuni temi di non facile soluzione, tra cui la riforma della contrattazione, che poi vuol dire salari, le pensioni e la precarietà.
I più informati dicono che i vertici del Pds non è che non abbiano provato a fare qualche incursione nella Cgil nei mesi scorsi. Ma di fronte a diverse resistenze (i sindacalisti, si sa, non sono dei cuor di leone) hanno deciso di rimandare tutto a tempi migliori. Per il momento hanno nel sacco qualche camera del lavoro e qualche segretario regionale, niente di più.
L’altra ipotesi potrebbe essere quella dell’aggiramento, praticabile attraverso una accelerazione al processo di unità sindacale. I tempi, in questo caso, non sarebbero immediati e prevederebbero una forte sterzata sui temi caldi. «Cosa difficile – fa notare il segretario della Fiom di Torino Giorgio Airaudo – se si considera il fattore democrazia. Sarebbe ben strano che un partito che parla tanto di primarie poi sul sindacato su una scelta così importante non usasse lo stesso metodo».
Giorgio Airaudo non vede il pericolo “cinghia di trasmissione” come incombente, perché, dice, citando il caso di Mirafiori, la somma degli iscritti tra Ds, Prc e Pdci ai circoli aziendali di partito non arriva a 250. Insomma, tra rappresentanza politica e rappresentanza sociale c’è una divaricazione palpabile che difficilmente, visti i tempi, potrà tornare a coincidere. «Contemporaneamente, però, – aggiunge Airaudo – dobbiamo dire alla politica di saper rappresentare il lavoro».
Per Dino Greco, segretario della Camera del lavoro di Brescia, la posizione di Epifani più che costituire un argine sta costringendo il sindacato a «una posizoine virtuale». L’assenza di caratterizzazione sui temi che contano e, soprattutto, l’assenza di mobilitazione, configura i sintomi del «governo amico». Greco cita la vicenda della Funzione pubblica, la cui chiusura del contratto è stata annunciata per ben due volte e poi smentita. Nel mentre, però, la data dello sciopero ancora non è stata fissata. «Al di là delle adiacenze e delle scelte che scaturiranno in Cgil, ssembra essere in atto un processo di fusione per incorpporazione nei settori libealdemocratici».
Per Paola Agnello Modica, della segreteria nazionale, la Cgil «continuerà a pensare alla centralità del lavoro e non dei cittadini utenti». La Agnello Modica l’importanza della fase attuale in cui le componenti sono state cancella e dichiara, a livello personale, di essere interessata a una «ricostruzione unitaria di quella sinistra che non abbia smarrito le sue radici e, quindi, il lavoro, ovviamente aggiornato con gli elementi della pace, dell’ambiente, della laicità e della differenza di genere».