I prezzi rallentano. I salari pure

Iniziamo dalla buona notizia: l’Istat ieri ha comunicato che in marzo il trend dell’inflazione è rallentato: secondo il dato provvisorio i prezzi al consumo sono aumentati dell’ 1,7% sul marzo dello scorso anno, mentre a febbraio l’incremento tendenziale era all’1.8%. La cattiva notizia è per i lavoratori dipendenti: perdono potere d’acquisto in quanto le loro retribuzioni seguono a crescere a passo di lumaca: +2,6% a febbraio. Una variazione che ricupera di poco l’andamento dei prezzi al consumo, ma lascia i lavoratori quasi a mani vuote per quanto riguarda la crescita del Pil. La conferma che degli aumenti di produttività beneficiano altri redditi e altre categorie.
Ma sono esatti i dati Istat sull’andamento dei prezzi? Come al solito il Codacons (Ma anche l’Adusbef e la Federconsumatori) dubita e chiede al governo di avviare una indagine sui rilevatori comunali che raccolgono i prezzi dei beni che compongono il paniere. E questo al fine di verificare come vengono raccolti tali dai e garantire assoluta correttezza e trasparenza, nell’interesse dei cittadini. In realtà i dati diffusi ieri sono abbastanza clamorosi: si tratta della variazione tendenziale più bassa dall’estate del 1999, quando, vale la pena ricordarlo, per comprendere il perché di quella rapida discesa dei prezzi, il petrolio era crollato sotto i 10 dollari al barile, mentre i questi giorni le quotazioni del greggio stanno filando dritte verso i 70 dollari.
Questa volta – secondo quanto comunicato dall’Istat – a far scendere i prezzi sono state soprattutto le comunicazioni e in particolare i prezzi della telefonia che registrano una caduta tendenziale dell’8,5% frutto dell’abolizione dei prezzi delle ricariche della telefonia cellulare, fissate dal decreto Bersani che proprio ieri con la fiducia del senato è stato definitivamente approvato. La flessione nel settore delle Tlc ha controbilanciato gli aumenti degli alberghi, ristoranti e dei trasporti. Si è, invece, interrotta, ma solo al momento, la dinamica in ascesa dei prezzi energetici con variazioni nulle verificate nei capitoli elettricità combustibili. E da aprile, per questi capitoli di spesa partirà, dopo la determinazione dell’Autorità, una leggera diminuzione delle tariffe che sarà, però, più che bilanciata dagli aumenti del prezzo della benzina.
Sulla base dei dati del primo trimestre, il trend dei prezzi al consumo – dice l’Isae – sono in linea con le previsioni del governo secondo il quale nell’anno in corso l’inflazione dovrebbe registrare una decelerazione rispetto al già contenuto aumento del 2006: 1,8% rispetto al 2,1%. Il tutto, ovviamente, se non ci sarà una esplosione delle quotazioni del petrolio.
Per quanto riguarda le retribuzioni, i dati di ieri dell’Istat confermano le conclusioni della ricerca elaborata dall’Eurispes su dati di Eurostat, l’ufficio statistico della Ue, dalla quale emerge con chiarezza che le retribuzioni italiane sono tra le più basse in Europa. Anzi, negli ultimi anni la distanza si sta approfondendo visto che tra il 2000 e il 2005 il trend di crescita dei salari in Italia è stato nettamente inferiore a quello medio della Ue.
Emerge con chiarezza è che le retribuzioni ricuperano a stento l’andamento dei prezzi al consumo, ma non beneficiano della crescita del prodotto e dela produttività che rimane quasi tutta ai profitti. In questo modo si modifica, ovviamente in peggio, la redistribuzione del reddito che vede a livello complessivo diminuire la quota assegnata ai salari. Sul fronte politico, intanto, da segnalare una proposta dei Comunisti italiani per un meccanismo automatico annuale di protezione dei salari e delle pensioni dall’inflazione. Marigia Maulucci (Cgil) chiede «ammortizzatori per i più giovani, pensioni più robuste, rafforzamento delle retribuzioni e la qualificazione e l’innovazione dell’offerta», cioè aiuti alle imprese. E sostiene che tra le priorità del sindacato non c’è la riduzione dell’Ici.