I pregi e i difetti della nuova immigrazione

La prossima settimana il disegno di legge delega sull’immigrazione sarà all’esame del governo. Nella bozza sono previste diverse novità rispetto alla famigerata Bossi – Fini. Tra quelle rilevanti figura il riconvertimento dei centri di permanenza in temporanea in strutture dove saranno alloggiati esclusivamente gli immigrati che si sottrarranno all’identificazione e in attesa di essere espulsi. Gli arrestati andranno esclusivamente in carcere e coloro che non rifiuteranno l’identificazione avranno a disposizione un altro circuito, più “aperto”, i centri di identificazione. Nei centri di permanenza temporanea avranno libero accesso i giornalisti, i rappresentanti degli enti locali e le associazioni. Le quote di entrata verranno stabilite ogni tre anni, ma ogni dodici mesi potranno essere riviste per essere adeguate al mercato del lavoro. Dal meccanismo delle quote saranno escluse le categorie speciali che sono anche quelle più richieste, come le colf e le badanti che seguiranno l’andamento della domanda e per le quali sarà stabilito un altro, apposito, tetto massimo. Procedure d’ingresso semplificate per i “talenti”, come professori universitari, manager, ricercatori, sportivi. I rimpatri saranno più agevoli con la creazione di un apposito fondo, le espulsioni saranno stabilite dal giudice ordinario e non più da quello di pace. Saranno predisposte presso le nostre ambasciate all’estero una sorta di liste di collocamento, che terranno conto, nelle graduatorie, della conoscenza della lingua italiana e dei titoli e delle qualifiche professionali possedute. Dopo l’esame del governo, la palla passerà al Parlamento. Il governo dovrà poi predisporre i decreti attuativi. Filippo Miraglia, responsabile immigrazione dell’Arci, ha individuato con Aprileonline pregi e difetti del disegno di legge.

Che valutazione dà a questa prima stesura? E’ migliore della Bossi – Fini?
“Sul fatto che la migliori non c’è dubbio, ma va detto innanzitutto che la Bossi – Fini era una legge di modifica del testo unico sull’immigrazione. Quello che è attualmente in vigore è un testo modificato, oltre che dalla Bossi – Fini, da altri e numerosi interventi che si sono stati dal 1998 al 2002. Il disegno di legge delega del governo raccoglie gran parte delle nostre sollecitazioni e indicazioni e va salutato con soddisfazione. Finalmente siamo di fronte a un provvedimento del governo che in gran parte esce dal politicismo che purtroppo ha caratterizzato tutta questa fase della vita dell’esecutivo e risponde a dei problemi reali. In questi anni abbiamo costretto milioni di persone a entrare o a rimanere in Italia in maniera clandestina. Questo provvedimento, per la prima volta, consentirà agli immigrati di rivolgersi allo Stato per entrare nel nostro paese, non più ai trafficanti come induceva a fare la Bossi – Fini”.

Quali sono i punti salienti del disegno di legge?
“Ci sono degli elementi che occorre sottolineare, anche in vista della predisposizione dei decreti attuativi da parte del governo. Innanzitutto è fondamentale che i meccanismi previsti per l’ingresso affidino il meno possibile alla burocrazia la scelta, e rimangano il più trasparenti e diretti possibili. Faccio riferimento a elementi come l’autosponsorizzazione, consentire che il lavoratore possa entrare in Italia per cercare lavoro facendo da garante per sé stesso, ferme restando le figure dello sponsor che già esistono e sono reintrodotte dalla legge per facilitare l’arrivo degli stranieri. Minori, infatti, sono gli ostacoli che si frappongono tra l’ingresso e l’ottenimento di un permesso di soggiorno per ricerca di lavoro più stretto sarà il margine per ricatti e illegalità. C’è poi la questione della regolarizzazione. Non ho letto niente a questo proposito, noi avevamo suggerito di introdurre questo elemento. Avremo sempre bisogno, in ogni momento, di un certo numero di correttivi che consentano allo straniero di passare dallo stato di clandestinità a quello di regolarità se vengono rispettare certe condizioni. E’ un meccanismo fondamentale, pensare, come è successo finora, di evitare di avere dei correttivi alla legge per regolare il passaggio non è possibile, noi lo consideriamo un problema centrale”.

C’è poi la questione dei Cpt..
“Credo che ci sia un grosso passo avanti, tutta una serie di figure giuridiche vengono modificate. Il fatto, poi, che venga messo tutto sotto la responsabilità del giudice introduce un elemento di uguaglianza e garantisce che la tutela delle libertà personali per gli immigrati funzioni come per gli italiani, mentre in precedenza gli interventi erano di tipo amministrativo, facevano cioé capo alla polizia. Questo era in chiaro conflitto con la nostra Costituzione come più sentenze della Consulta hanno messo in luce. Nonostante il progresso, le misure adottate non raccolgono la nostra indicazione che suggeriva di chiudere i Cpt”.

Il ministro Ferrero ha detto che non era possibile, pena l’uscita dal sistema di Schengen.
“Non c’è nessun accordo che ci costringe a tenere aperti i centri di permanenza temporanea. I dati a nostra disposizione, peraltro, dimostrano che questi centri sono assolutamente inutili. Tuttavia il governo va nella direzione e rispetta il suo programma che afferma di voler ‘superare’ i Cpt. Infatti, con questo provvedimento, di certo diminuisce l’impatto di questi centri, escludendo molte categorie dall’accesso ai centri. Il motivo per cui rimangono è che il governo deve dimostrare all’opinione pubblica di stare facendo sul serio nella lotta all’immigrazione clandestina. Io sono della convinzione che la lotta all’immigrazione clandestina si faccia in altro modo consentendo l’ingresso legale ed eventualmente, cosa il governo nel disegno di legge fa, rendendo accessibile una via al rimpatrio che sia conveniente per lo straniero. Per il resto penso che sei nei decreti attuativi i centri verranno trasformati in quello che sembra, si dimostrerà nel giro di poco tempo che sono assolutamente inutili. Rimarranno solo per quelli che non vogliono farsi identificare ma i dati a nostra disposizione dimostrano che non sono identificabili. Prendo come esempio il Cpt di Caltanissetta: in un anno vi sono passati 2086 immigrati e di questi sono stati rilasciati senza essere identificati 2026, praticamente la totalità. Secondo lo schema del governo i Cpt dovranno essere trasformati esclusivamente in luoghi riservati a coloro che si sottraggono all’identificazione, ma proprio questi numeri fanno capire che serviranno ben a poco. Se un immigrato arriva in Italia senza documenti le impronte digitali non portano a nulla e non c’è modo di confrontarle con quelle del paese di provenienza, a meno che lo stesso immigrato non sia schedato in un archivio della polizia del paese di provenienza. La gente sarà trattenuta per, diciamo, venti o trenta giorni, poi verrà rilasciata senza esito. A quel punto si dimostrerà che abbiamo ragione noi e per quelli che sono resistenti all’identificazione non c’è niente da fare e si renderà conto, spero, che questi luoghi sono assolutamente ed è meglio chiuderli. L’ultimo dato positivo è quello del diritto di voto degli stranieri, aver introdotto la lettera C della convenzione di Strasburgo introduce un elemento di uguaglianza non di poco conto”.

Giudica positivamente la predisposizione di questa sorta di liste di collocamento, basate tra le altre cose sul grado di conoscenza della lingua italiana, che dovrebbero nascere nelle nostre ambasciate all’estero?
“Assolutamente no. Credo che ogni ostacolo che si frappone all’ingresso diretto è negativo perché il governo deve riuscire a far concorrenza a coloro che promuovono il mercato clandestino. Introducendo elementi burocratrci non lo fa efficacemente, specie se se si pensa che il settanta per cento delle nostre ambasciate e dei nostri consolati si trovano in Europa e nel resto dal mondo, da cui arriva gran parte della pressione migratoria, lavora un personale insufficiente e impreparato a gestire la funzione che gli verrebbe attribuita. Credo che si preveda una sorta di legame diretto con un ufficio a Roma, altrimenti si rischierebbe la paralisi”.