I portuali d’Europa si mobilitano contro la direttiva che attacca i salari

A dispetto del vento freddo che tendeva i volti e le bandiere dei sindacati, oltre 4500 lavoratori di otto porti tedeschi hanno protestato, ieri, contro la liberalizzazione dei servizi portuali in discussione la prossima settimana a Strasburgo (17 gennaio).
I dimostranti hanno risposto numerosi all’appello della Federazione dei lavoratori dei trasporti per lo sciopero contro le nuove direttive europee. Solo ad Amburgo – dopo Rotterdam il secondo porto più grande d’Europa – più di duemila portuali con i fischietti e le pettorine gialle o rosse del sindacato tedesco dei servizi Ver. di hanno bloccato compatti l’attività, già nella notte tra martedì e ieri. “Qui non si muove più nemmeno una gru”, ha dichiarato un portavoce del sindacato. Bremerhaven, Rostok, Kiel, Lubecca e altri porti ancora hanno preso parte alla protesta. Il presidente del Ver. di, Frank Bsirske, ha parlato di un “attacco frontale ai lavoratori portuali”, paventando che si possa tornare al salario giornaliero: “E questo noi non lo permetteremo”.

Se la direttiva venisse approvata attività come la conduzione e il rimorchio in porto saranno regolate da contratti con una scadenza fissa. Inoltre le compagnie armatrici non saranno più obbligate a servirsi del personale di porto per le attività di sbarco e imbarco delle merci (anch’essa comunque regolata da contratti a termine). I lavoratori temono per il dumping dei salari e la perdita di posti di lavoro. Secondo le cifre del sindacato, solo nel porto di Amburgo sono impiegati più di seimila lavoratori con un salario contrattuale. “Se qui ad Amburgo le imprese portuali potranno comprare i servizi di competitori internazionali con sede a Hong Kong o Singapore, non ci vorrà molto finché gli standard sociali e retributivi asiatici arrivino in Europa”, ha dichiarato Wolfgang Rose, responsabile del Ver. di ad Amburgo. La direzione della Società di servizi del porto di Amburgo ha dichiarato che lo sciopero sarebbe illecito e che ha provocato una situazione d’emergenza inammissibile.

Non solo i sindacati sono contro la direttiva. Wolfgang Tiefensee, il ministro dei trasporti socialdemocratico del governo di grande coalizione di Angela Merkel, non ha lesinato critiche al “Port Package II”, il piano di liberalizzazione dei porti dell’Ue. Le nuove regole non produrranno né una concorrenza migliore, né una qualità più alta, ma a una riduzione degli investimenti e dei posti di lavoro. “Temiano che nei porti si arrivi a un numero molto elevato di licenziamenti”, ha dichiarato Tiefensee.

Gli scioperi di ieri erano parte di un’agitazione a livello europeo che, stando alle dichiarazioni del sindacato Ver. di, hanno coinvolto complessivamente 40mila lavoratori in dodici Paesi. I portuali greci e belgi hanno “incrociato le cime” per quattro ore, mentre in Spagna, in Danimarca, in Francia e in Finlandia si sono svolte riunioni informative sulla direttiva e il suo percorso legislativo.

Anche i lavoratori dei porti italiani hanno aderito all’agitazione. A Trieste un’ora di sciopero a fine turno con un dibattito sulle conseguenze delle nuove regole. “La nostra – ha spiegato Angelo D’Adamo, segretario Filt Cgil in Friuli Venezia Giulia – è una scelta simbolica, per approfondire il significato di questa direttiva e chiedere un metodo diverso dall’introduzione forzata di criteri di liberalizzazione negli scali italiani ed europei”. I portuali rappresentati da D’Adamo sembrano avere comunque una posizione più morbida rispetto alla possibilità che gli equipaggi movimentino le merci in porto: “A patto che non si traduca in minore sicurezza e minore produttività”. Le possibilità che la direttiva venga bloccata in parlamento sembrano non mancare: “la scelta di forzare i tempi della presentazione appare una sorta di ripicca di fronte alle bocciature subite nelle commissioni del parlamento europeo. Siamo fiduciosi che l’assemblea di Strasburgo possa bocciarla”, ha dichiarato il sindacalista italiano. Stando alle dichiarazioni del Ver. di, tra la fine di questa settimana e l’inizio della prossima più di 10mila lavoratori portuali da tutta Europa hanno intenzione di raggiungere Strasburgo per far sentire la propria voce e i propri fischietti ai parlamentari che il 16 gennaio discuteranno dell’approvazione del “Port Package II”.