I porporati puntano a Roma

Il Vaticano si prepara alla transizione che seguirà la morte di Giovanni Paolo II. Tra nomine «frettolose» di nuovi cardinali, la delusione di chi non parteciperà al Conclave e manovre di corridoio, è già iniziato il «grande gioco» delle elezioni del nuovo papa

E’tutto un rincorrersi di cardinali, vescovi, porpore e talari. All’interno della Santa Sede sono ore convulse, che si vivono fra attese e speranze. D’altronde si sta vivendo uno dei momenti chiave della storia della chiesa, un momento che viene nuovamente dopo ben 27 anni di pontificato, un tempo molto lungo. E che pontificato: un governo che ha dato una impronta alla chiesa nel rapporto con la sua epoca, che lascia una traccia da cui in ogni caso non si potrà prescindere. Ne sono coscienti i cardinali, i capi dicastero, i vescovi che oggi affollano le sacre stanze o che si apprestano a cominciare il loro ministero: ve ne sono infatti tanti di nuovi, data l’ultima serie di «infornate» succedutesi nei giorni scorsi. Non ultima quella di ieri: con un papa morente la Santa Sede annunciava una decina di nuovi vescovi, 18 in tutto fra rinunce e nomine. Erano tutti i dossier che il dicastero per la nomina dei vescovi aveva già esaminato, pronti a ricevere il placet papale. Si è preferito dunque accelerare e ottenere la firma del pontefice, piuttosto che attendere tempi lunghi e lasciare scoperte sedi episcopali in diverse aree del mondo, con gravi danni per la pastorale. E così la Santa Sede si prepara alla nuova fase che si aprirà con la fine del pontificato di Wojtyla. Mentre i fedeli in tutto il mondo erano ancora in apprensione, pregavano e speravano per papa Wojtyla, certamente uno dei papi più amati del secolo scorso, la chiesa istituzionale già si stava riorganizzando, per la gestione della delicata fase di passaggio di poteri, e per l’assestamento generale che vi sarà necessariamente nei giorni precedenti e successivi all’elezione del nuovo pontefice.

E se molti osservatori avevano già notato negli ultimi giorni un’attività piuttosto intensa, frenetica, di nomine di nuovi vescovi, vanno ricordate anche le insistenti voci di una accelerata su un possibile concistoro post-pasquale. Le indiscrezioni circolanti lasciavano pensare alla volontà dei prelati che oggi governano la Santa Sede di sistemare il quadro istituzionale alla vigilia di un conclave. Perché sono tante le sedi cardinalizie e i capi dicastero in attesa della porpora, un «accessorio» che gli spettava e che avrebbe aperto ad alcuni le porte del conclave, dando quindi la possibilità di partecipare al «grande gioco» della nuova elezioni.

Ma il concistoro, (l’assemblea in cui il papa crea i nuovi cardinali) non si farà, in quanto a presiederlo può essere solo il papa e nessun altro. Molti ci son rimasti male, beffati dall’aggravarsi della malattia di Wojtyla, fermati nella loro carriere da una serie di circostanze sfavorevoli. Se ne riparlerà con il nuovo papa.

Intanto i porporati, sebbene non sono ancora convocati ufficialmente (accade solo dopo la morte del papa) giungono comunque in Vaticano alla spicciolata, avvicinandosi sempre più, il momento del conclave. A far parte del corposo gruppo che elegge il nuovo pontefice sono 118 porpore. Di 117 si conoscono nomi e cognomi, provenienza, biografia. Uno è invece il cardinale «in pectore», cioè quello di cui Wojtyla, per motivi di opportunità, ha preferito tenere segreto il nome. Ma anche lui ha tutto il diritto di partecipare al conclave, dunque il suo nome ben presto filtrerà (molti sostengono sia il potente segretario di Wojtyla, Stanislao Dziwisz).

Secondo il codice di diritto canonico, il diritto di eleggere il Pontefice spetta unicamente ai cardinali che, prima del giorno della morte del papa, non abbiano già compiuto 80 anni di età. E, al momento, a far la «parte del leone» è ancora il gruppo degli italiani, composto da venti porporati. Anche se Wojtyla ha fatto di tutto per «internazionalizzare» il collegio cardinalizio (a scapito dello strapotere italico). La presenza delle navigate porpore del Belpaese (da Ruini a Sodano, da Re a Tettamanzi) non sarà comunque ininfluente nell’assemblea elettiva.

Molti notano oggi l’ascesa dell’America Latina che, con ventuno cardinali, rappresenta oggi una nuova potente lobby. Con Lopez Rodriguez di Santo Domingo, Maradiaga dell’Honduras, Rivera Carrera di Città del Messico, Bergoglio di Buenos Aires. Ma forse è fin troppo presto per declinare previsioni e capire come si configureranno alleanze e pressioni. I cardinali, i fedelissimi di Wojtyla sono nel momento drammatico dell’addio, poi seguiranno i giorni di lutto, le esequie, le memorie.

Il bello deve ancora venire e tutto può essere capovolto all’improvviso: come accade, d’altronde, 27 anni fa per l’elezione, a sorpresa di Karol Wojtyla. Molti, cattolici e laici, sperano che la storia si ripeta. Che la chiesa venga affidata non a un curiale ma un innovatore. Bisognerà vedere se i «grandi elettori» la pensano così.

*Lettera22