Il Governo Prodi si è presentato agli elettori con un programma che contiene una grande novità in campo energetico: dopo anni di anarchia si torna a parlare della necessità di redigere un Piano Energetico e Ambientale che descriva finalmente scenari e strategie per portare il nostro Paese fuori dalla disastrosa situazione prodotta da decenni di monopolio Eni ed Enel e aggravata dagli ultimi 15 anni di “pseudo-mercato”. Tutti sono concordi nel ritenere inaccettabile l’elevata dipendenza dall’estero che ha aggravato la vulnerabilità tecnica ed economica del nostro sistema energetico. Ma sono in pochi a riconoscere che questa situazione nasce da scelte precise prese nel passato lontano e recente.
Verrebbe da dire “era ora! …”, invece il primo pesante atto in campo energetico che questo governo si accinge a compiere è in perfetta continuità con le strategie del passato. Il Ddl proposto dal ministro Bersani ed approvato in Consiglio dei Ministri non è altro che la traduzione in termini di legge dei piani industriali delle grandi compagnie energetiche, in primis Eni ed Enel: si tratta dell’idea di costituire in Italia una sorta di piattaforma di rigassificazione, stoccaggio e distribuzione del gas per gli altri paesi europei. E’ una vecchia idea, già fallita ai tempi in cui il povero Mattei sognava di fare dell’Italia la raffineria d’Europa: mettere un Paese senza risorse fossili come il nostro, al centro di un mercato energetico sempre più vulnerabile, che ci espone pesantemente ai rischi di dipendenza dall’estero. Ignorando che i prezzi li fanno i Paesi detentori delle risorse, non i Paesi distributori. Il tutto in un quadro internazionale che ci vede sempre più lontani dagli obiettivi previsti dal protocollo di Kyoto.
Proprio nel momento in cui occorrerebbe rimboccarsi le maniche e dedicarsi seriamente, come previsto dal programma dell’Unione, a definire un Piano Energetico e Ambientale coerente con il Protocollo di Kyoto e con l’interesse del Paese, il provvedimento propone invece di risolvere sbrigativamente la complessità della questione energetica con una delega piena ai ministri dello Sviluppo Economico, delle Politiche Europee e dell’Economia. Così si mostra di ritenere la questione energetica prevalentemente un problema di liberalizzazione del mercato del gas e dell’elettricità, piuttosto che valorizzare le risorse energetiche nazionali (geotermia, solare, termico e fotovoltaico, biomasse, eolico) con un serio piano di investimenti sulla generazione distribuita, sull’innovazione tecnologica per l’efficienza energetica, sui sistemi di co- e tri-generazione.
E’ sorprendente quanto questo provvedimento sembri ignorare gli effetti dell’Emission Trading System attivato in Europa da oltre un anno e nel quale l’Italia si è gia dimostrata il Paese più esposto alla necessità di acquistare permessi suppletivi di emissione.
A fronte di un disegno chiaramente delineato in termini tecnici e finanziari per la costruzione di gasdotti e serbatoi di stoccaggio, nella seconda parte del provvedimento vengono elencate una serie di iniziative generiche, senza alcun quadro organico, sulle fonti rinnovabili e sull’efficienza energetica, a fronte di finanziamenti irrisori. Si tratta di proposte che, in assenza di un preciso Piano Energetico, rischiano di tradursi in una serie di interventi dispersivi, senza un piano di sviluppo di filiera finalizzato al raggiungimento di una sostenibilità economica.
Ciò è particolarmente evidente per i trasporti, dove si prevede solo l’incentivo ai veicoli più efficienti, ignorando la chiave del problema energetico del settore: il trasferimento di merci e persone dalla strada alla ferrovia e al mare, ribaltando una situazione che ci vede particolarmente arretrati in Europa, nonostante i vantaggi geografici che abbiamo per lo sviluppo in particolare del trasporto marittimo. E pensare che questo è il settore che ci dovrebbe consentire di recuperare e compensare l’enorme aumento delle emissioni permesso alle attività industriali!
Come non vedere nella parte del provvedimento riguardante le fonti rinnovabili solo un maldestro tentativo di “green washing”?
Complessivamente questo provvedimento ci appare disorganico, privo di punti di riferimento chiari, assolutamente carente di scenari e di prospettive. Un provvedimento che dovrebbe essere profondamente rivisto e ripresentato solo dopo un processo di pianificazione energetica seria e di ampio respiro, aperta al contributo di organismi di ricerca nazionali ed internazionali, università, organizzazioni produttive, organizzazioni del lavoro, Enti Locali e, associazioni. Una nuovo provvedimento, cioè, coerente con la grave carenza di risorse fossili e la profonda crisi climatica, che prospettano un decennio di grandi trasformazioni del mercato internazionale dell’energia.
Se dovesse essere approvato in Parlamento, ben poco resterebbe da discutere e decidere in un eventuale Piano Energetico, se non fatti marginali ed i soliti impegni poco più che simbolici su fonti rinnovabili, efficienza ed innovazione tecnologica. Il Piano Energetico e Ambientale promesso diverrebbe la solita foglia di fico per decisioni già prese. Infatti il DDL diverrebbe esso stesso il Piano Energetico del Governo Prodi. Un piano anacronisticamente e pericolosamente fondato su risorse fossili, che privilegiando gli interessi privati di ENEL ed ENI, esporrebbe l’intero Paese a gravi rischi economici per i prossimi decenni, oltre a pesanti sanzioni per il mancato rispetto degli impegni di Kyoto.
Mi auguro che il Presidente Prodi, che si è presentato come grande modernizzatore, non accetti che si sacrifichi l’interesse del Paese a quello di imprese come ENEL ed ENI, incapaci di guardare ad un futuro diverso da quello che è sempre stato il loro business. Una seria prospettiva energetica per il nostro Paese non può prescindere da una profonda riforma delle due grandi compagnie energetiche nazionali sostenute da capitale pubblico. Dunque si limiti il DDL Bersani al recepimento delle Direttive Europee per le quali ne è stata motivata l’urgenza, e si rimandi ogni intervento tecnico ed economico ai risultati di un vero “Piano Energetico”. E’ questa la vera urgenza.
*Docente all’Università di Camerino