I pensieri di Herr Keuner

Rimedi contro la violenza. Quando il signor Keuner, uomo di pensiero, affermò in una sala davanti a un folto pubblico di essere contrario alla violenza, notò che le persone davanti a lui pian piano si ritiravano e se ne andavano. Si guardò attorno e vide dietro di sé immobile… la Violenza.
«Cosa stavi dicendo?» gli domandò la Violenza.
«Dicevo di essere favorevole alla violenza», rispose il signor Keuner.
Conclusa la conferenza, i suoi allievi gli chiesero perché s´era dimostrato senza vigore, E il signor Keuner rispose: «Il mio vigore non serve ad annientare gli altri. E poi, sono io che devo sopravvivere alla Violenza». E raccontò questa storia:
Nella casa del signor Egge, che aveva imparato a dire di no, giunse un giorno nell´epoca dell´illegalità un agente. Costui mostrò un documento rilasciato per conto degli occupanti della città, sul quale c´era scritto che ogni abitazione in cui lui metteva piede sarebbe diventata sua; allo stesso modo diventava suo anche il mangiare di cui aveva bisogno e ogni uomo che lo incontrava doveva servirlo.
L´agente si accomodò su una sedia, chiese da mangiare, si lavò, si mise a letto e domandò all´ospite prima di addormentarsi, senza guardarlo negli occhi: «Vuoi servirmi?» Il signor Egge lo coprì con una coperta, cacciò le mosche, vegliò sul suo sonno e come quel giorno ubbidì all´estraneo per sette anni. Ma pur prodigandosi, una cosa si guardò bene dal fare, e cioè rispondere a quella prima domanda. Passati i sette anni l´agente, diventato grasso dal troppo mangiare, dal troppo dormire e comandare, morì.
Il signor Egge lo avvolse nel lenzuolo consunto, lo trascinò fuori casa, lavò la stanza, tinteggiò le pareti, prese un bel respiro e rispose: «No».
Musica confezionata. Un giorno il signor Keuner, trovandosi in una piccola compagnia, cantò due canzoni che avevano una melodia quasi uguale. La cosa venne criticata perché, si deprecò, se la melodia si adattava alla prima, non poteva andar bene con la seconda canzone, o viceversa. Con entrambe le canzoni poteva accordarsi solo se una sola delle canzoni era importante, e l´altra superflua. Il signor Keuner si difese affermando: «Le mie due canzoni possono essere eseguite quasi allo stesso modo (senza per altro respingersi, dato che il modo in cui si canta non è l´aspetto principale, e se fosse l´aspetto principale potrebbe essere utilizzato per più canzoni), e quindi una melodia simile o uguale non è fuori posto. E´ possibile cucire abiti in modo che calzino talmente a puntino su una persona che su un altro, di aspetto diverso, non staranno più bene. Ma io non amo questo genere di sartoria, che fa al massimo abiti per la domenica. I vestiti da lavoro invece possono essere di confezione.
Il signor K. e la politica tedesca. Il signor K. disse un giorno: «Quando la grande borghesia e la nobiltà imposero una dittatura su tutte le altre classi come ultima risorsa per mantenere in piedi il sistema capitalistico, rinunciarono al contempo a diverse libertà individuali. Come può il proletariato sperare di costruire una dittatura senza fare una analoga rinuncia, in mancanza della quale non potrà mai costruire il socialismo?» «Lei sta semplificando molto le cose» disse un ascoltatore.
«Effettivamente», rispose il signor K. soddisfatto.
«Di solito – disse il signor K. – un assassino accampa scuse cercando di dimostrare che è stato costretto all´omicidio semplicemente per non soccombere. I capitalisti tedeschi che continuano a fare guerre, e poi regolarmente le perdono, evitano come la peste di addurre la scusante di essere stati costretti alla scelta militare.
Perché? Perché altrimenti si dimostrerebbe che il capitalismo non può sopravvivere senza la guerra. Cosa che corrisponde a verità e costituisce anche la prova della necessità di eliminarlo. «Lei si rende molto facile l´argomentare», commentò un ascoltatore. «Ma è mia precisa intenzione» disse il signor K. «Io sono favorevole allo stato di polizia», disse il signor K. «Come? – riprese un ascoltatore – non abbiamo già avuto per dodici anni uno stato di polizia?» E il signor K. rispose: «Per dodici anni, una banda di assassini ha indossato i panni dei poliziotti contro la gente perbene. Sono stati deposti, ma non sono spariti. Ora, se le persone perbene si rifiutano di vestire i panni della polizia e agire contro gli assassini, che cosa faranno quest´ultimi?» «E la libertà, dove andrà a finire?» disse l´ascoltatore.
«Ma è proprio questa la libertà», disse il signor K. triste. (…)
Il signor Keuner e la cortesia. Il signor Keuner, come esempio di cortesia, riferiva il comportamento di una certa principessa B. La donna lo aveva invitato a cena nella sua casa insieme ad alcuni amici di lei. Il pranzo era stato gustoso, rallegrato dalla vista di alcuni bei quadri. Ma soprattutto, l´ospite si era dimostrata una donna intelligente, piena di ironia, che gradiva e partecipava ai piccoli scherzi amati da Keuner. Il signor Keuner era molto contento, e al momento di partire voleva ringraziare. Erano ancora nel corridoio della casa che l´ospite portò una lista di nomi a cui lei aveva scritto per intercedere su una buona causa, una lista di diverse pagine. Lei così gli dava a intendere che il motivo recondo dell´invito e della conversazione non era il piacere conviviale della cena, dei bei quadri o della sua piacevole presenza, ma derivava da una questione di utilità in una causa giusta.
L´aver dimostrato sensibilità verso il modo di essere degli invitati sembrò al signor Keuner una prova di grande cortesia.

Per gentile concessione di Suhrkamp Verlag, Frankfurt am Main