I numeri di un Dpef da 35 miliardi

I sindacati sono preoccupati? «lo sono anch’io» ha confessato Padoa Schioppa nel corso della conferenza stampa indetta al termine del consiglio dei ministri. E il volto del ministro tradiva la tensione di una riunione non facile, quella che ieri ha varato il Dpef, il Documento di programmazione economico finanziaria. «Un Dpef costruito – ha sostenuto Padoa Schioppa – intorno a 3 concetti: sviluppo, equilibrio e equità». Tutto da verificare, però. Quello che si sa con certezza è che per il 2007 è prevista una manovra correttiva da 35 miliardi di euro. Per ora il Dpef è solo una cornice: molte delle misure non sono state inserite (ma lo saranno nella finanziaria varata a settembre) per «rispetto» delle parti sociali con le quali – è stato promesso – inizierà una intensa una ampia consultazione: «la concertazione deve continuare».
Però la cornice fissa già una griglia di interventi non piacevoli che non piacciono ai sindacati. Secondo Padoa Schioppa: pubblico impiego, sanità, previdenza e enti locali rappresentano l’80% della spesa pubblica. Di conseguenza non si può fare una opera di risanamento se non si interviene in questi settori «con soluzione strutturali e non una tantum».
In attesa di conoscere le intenzioni del governo, della manovra per ora è possibile solo limitarci alle cifre macroeconomiche che, invece, abbondano. La prima riguarda l’entità della manovra per il 2007: sarà, come accennato, di 35 miliardi: «sono previsti – ha spiegato il ministro dell’economia – interventi per 20 miliardi (1,3% del pil) al netto di nuove spese che saranno pari a 15 miliardi (un punto abbondante di pil)». Traducendo: la manovra complessiva sarà di 35 miliardi, di questi 20 saranno destinati alla riduzione del deficit tendenziale, mentre 15 miliardi andranno a interventi per il sostegno della crescita. Tra questi, la parte del Leona, la dovrebbe fare il taglio del cuneo fiscale destinato parte alle imprese (per favorire le assunzioni a tempo indeterminato) parte ai lavoratori, come difesa del potere d’acquisto. Altri interventi dei quali si parla riguardano lo stanziamento di fondi per la ricerca, il Mezzogiorno («una priorità», secondo il sottosegretario Letta) e le famiglie.
Grazie a questa manovra (ma anche alla manovrina varata con decreto legge pochi giorni fa) il rapporto deficit/pil sarà del 4% quest’anno; del 2,8% nel 2007; del 2,2% nel 2008 e scenderà a quasi zero nel 2011, anno nel quale l’avanzo primario risalirà oltre il 4% (dallo 0,5% previsto per quest’anno)e il rapporto tra il debito e il pil dovrebbe scendere sotto la soglia del 100%, mentre per il 2006 e il 2007 questo rapporto si manterrà attorno al 107%.
Per quanto riguarda la crescita, il pil quest’anno dovrebbe salire dell’1,5%, mentre nel 2007 dovrebbe rallentare all’1,3% un po’ per effetto del generale rallentamento dell’economia mondiale, un po’ in conseguenza della manovra restrittiva. Infine, per quanto riguarda l’inflazione, è stato leggermente rivisto al rialzo il tasso programmatico che era stato indicato ai sindacati (e che condiziona gli aumenti contrattuali): dell’1,9 al 2,0 per cento.
L e ipotesi che si possono fare rispetto ai tagli (che dovrebbero essere accompagnati anche da una rimodulazione fiscali che dovrebbe portare a un aumento del gettito) riguardano in primo luogo la previdenza: sarebbe abolito lo «scalone», ma al tempo stesso sarebbe accelerata la crescita dell’età per il pensionamento. Al tempo stesso sarebbero aumentati gli anni per beneficiare delle pensioni di anzianità.
Sulla sanità è difficile esprimere un giudizio. Livia Turco è felice: «il mio giudizio è positivo – sostiene il ministro della sanità – perché il Dpef approvato contiene le parole chiave auspicate nel mio programma e miranti a mantenere e rinforzare i livelli di assistenza sanitaria ai cittadini, nel quadro di un recupero di efficienza nell’utilizzo delle risorse». Come sia possibile conciliare i tagli con le nuove risorse da destinare alla sanità è un mistero. L’impressione è che il «diritto alla salute» sarà un po’ ridotto, magari introducendo le fasce di reddito. Sui trasferimenti agli enti locali, già oggi all’osso, è difficile fare previsioni, mentre per quanto riguarda il pubblico impiego, per il quale Tremonti non ha lasciato un euro in cassa per i nuovi contatti, si parla di un rinvio dei rinnovi, di un forte riduzione delle spese per consulenze varie, ma anche di «prepensionamenti» dei dipendenti che hanno già maturato il diritto alle pensione. Il tutto accompagnato dall’assunzioni di alcune migliaia di precari. Infine, il prossimo anno ci sarà una accelerazione delle privatizzazioni.